REPUBBLICA PALERMO - SABATO, 08 DICEMBRE 2007
Pagina I
Il rinnovo del contratto negli uffici dei privilegi
FRANCESCO PALAZZO
Pagina I
Il rinnovo del contratto negli uffici dei privilegi
FRANCESCO PALAZZO
Il 12 dicembre ci sarà lo sciopero dei 15 mila regionali non dirigenti. L´argomento del contendere è presto detto. Il governo regionale non ha messo insieme la somma occorrente per il rinnovo del contratto e per il pagamento della seconda quota annuale del salario accessorio. I soldi magari spunteranno. Il punto è che ciò avviene mentre si dibatte su un allarme di Confindustria. Gli industriali hanno mostrato, dati alla mano, l´assenteismo nelle pubbliche amministrazioni e la mancanza di meritocrazia che le pervade. Alla Regione assenteismo e mancanza di criteri meritocratici sono diffusi. L´assenteismo può avere diversa natura. A volte è un semplice darsi malati quando si è sani come pesci, tanto non ci sono controlli. Poi abbiamo le motivazioni più «giustificate», quali incarichi sindacali e congedi per motivi vari. C´è un giorno che batte anche l´odiato lunedì. È il mercoledì, che obbliga al recupero pomeridiano. In questo giorno in molti uffici si crea un silenzio che neanche nei conventi si apprezza più. Tuttavia, non si può affermare che presenza vuol dire lavoro. Timbrare il cartellino è solo la condizione necessaria per esserci, non il presupposto sufficiente per produrre. Ecco l´altro tema sollevato da Confindustria, ossia il merito. Nell´amministrazione regionale il merito non esiste. Se nel tempo c´è chi è riuscito a raggiungere un´elevata professionalità, utilizzando titoli scolastici e capacità personali per i quali la Regione non ha sborsato un solo euro, ciò conta quanto il due di mazze quando la briscola è a denari. Per fare un esempio, le ore pomeridiane non sono assegnate a chi ha più lavoro da svolgere. Lo straordinario è distribuito a molti uffici. Ed è inutile chiedersi se sia sempre necessario. È più importante avere le conoscenze giuste per farsi trasferire in queste oasi. Oppure negli uffici di gabinetto, in quelli speciali e nelle società legate alla Regione. Luoghi dove la retribuzione mensile lievita soavemente. Gli straordinari sono pagati dal Famp, fondo accessorio miglioramento prestazioni. Che serve pure a liquidare le varie indennità, alcune distribuite a pioggia, e il piano di lavoro. Una figura, quest´ultima, che non si capisce cosa sia, visto che lo stipendio normale dovrebbe proprio servire a mandare avanti il lavoro quotidiano. Per quel che ne sappiamo è un´invenzione tutta siciliana. Siccome con l´ordinario non riesci a fare bene quello che dovresti, invece di punirti e toglierti soldi, te ne metto altri in busta paga e così ti premio. Il piano di lavoro è come il sole, che spunta per tutti allo stesso modo, lavoratori e sfaticati. Ma è difficile pensare che sia mai servito a migliorare alcunché. Lo sciopero del 12 dicembre non tocca i temi dell´assenteismo e della meritocrazia. È vero che la piattaforma rivendicativa è abbellita da concetti come «valorizzazione delle professionalità e individuazione dei percorsi di carriera». Ma è altrettanto vero che i sindacati ben si guardano dal prospettare un concreto riconoscimento del merito. Che dovrebbe prevedere selezioni severe, per titoli ed esami, e verifica non sulla carta del lavoro svolto negli anni. Il tutto affidato a soggetti autonomi ed esterni. Quello che invece governo regionale e sindacati non vogliono mettere in discussione è la distribuzione su tutti di qualsiasi riconoscimento o avanzamento economico. I partiti non possono certo inimicarsi un bacino elettorale così corposo e le sigle sindacali non possono rischiare di perdere iscritti, privilegi e la stessa loro sopravvivenza negli uffici regionali. C´è da ritenere, ma è facile previsione, che a contratto rinnovato e a salario accessorio pagato tutto continui come prima e come sempre. Per cominciare a migliorare davvero le cose ci vorrebbero un governo regionale che sappia cosa fare dei propri dipendenti e sindacati in grado di affrontare l´impopolarità. Per il momento non disponiamo né del primo né dei secondi.
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