venerdì 12 settembre 2008

Seminare disagio, raccogliere brutta politica e criminalità


LA REPUBBLICA PALERMO – VENERDÌ 12 SETTEMBRE 2008
Pagina XIII
LE CASE SBAGLIATE DELLA PERIFERIA
Francesco Palazzo

Sul versante emergenza casa apprendiamo, dopo un mese e mezzo di occupazione, degli sgomberi degli abusivi allo Zen 2 e, contemporaneamente, della difficoltà di assegnare un alloggio degli undici in questione, rimasto vuoto perché nessuno vuole abitarvi. Alla fine, se capiamo bene, le abitazioni dovrebbero essere 122. Immaginiamo la guerra che si scatenerà, tra assegnatari e irregolari, quando anche le altre 111 case cominceranno a essere definite. Sembra quasi un fatto normale e invece è incredibilmente insopportabile che si consegnano, a lavori ancora da ultimare, i dieci appartamenti alle famiglie assegnatarie, affinché queste evitino altre occupazioni. Infine c´è chi, tra gli sgomberati, afferma con rabbia che «vogliono la legalità, ma allo Zen tutto ha un prezzo, anche le case popolari sono in vendita con prezzi in nero che arrivano fino a quarantamila euro». Un quadro abbastanza desolante. Il quale è appeso a un´unica domanda: perché si continuano a costruire case in quartieri come lo Zen, e in altri posti simili, accrescendo situazioni d´illegalità diffusa e palese che ben conosciamo? A Palermo, ma il discorso vale per altre medie e grandi città siciliane, i siti dove è davvero difficile vivere una vita che abbia, almeno, i minimi connotati di civiltà e di sicurezza necessari, non sono pochi. Una politica attenta, prendendo atto di questo stato di cose, dovrebbe tentare, piuttosto che aggravare situazioni già pesantissime con nuovi insediamenti abitativi, un recupero del già esistente con programmi a media e a lunga scadenza. Prendendo atto, per le nuove esigenze di edilizia popolare, degli errori commessi in passato. Quando si è pensato, seguendo chissà quali criteri urbanistici, che poteva rivelarsi una buona soluzione quella di creare dei quartieri, belli magari sulla carta, ma che presto si sono trasformati, e non ci voleva molto a prefigurarselo, in non luoghi. Quest´ultima affermazione fatta con tutto il rispetto umano verso le persone che si trovano a vivere in determinate condizioni. Le quali persone non sono peggiori di altre. Avevano e avrebbero solo diritto, soprattutto le giovani generazioni, ad ambienti dove fare uscire il meglio di sé. Ottengono, al contrario, palestre di marginalità, dove è più bravo chi riesce a mettere in scena ciò che di più brutto riesce a esprimere. Ma una politica disattenta - ed è, lo capite, un pietoso eufemismo - non solo ha creato e continua a incrementare situazioni che non possono sfociare in nulla di buono. È stata anche capace di aggravare condizioni già molto difficili di altri quartieri storici periferici. Nei quali, sempre sull´onda di un´emergenza abitativa che viene da lontano, non si è riflettuto molto sulle conseguenze fatali che potevano scaturire dall´impiantare, dentro interi palazzoni, sfrattati dei centri storici, in rioni dove già le cosche mafiose facevano, per intero, il loro dovere. Un esempio, solo uno tra i tanti, è quello del quartiere Brancaccio. Dove, all´inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, furono inviate tantissime famiglie disagiate. Creando di fatto, al di là delle colpe individuali e nel rispetto delle famiglie che vivono dignitosamente, un´ulteriore e sicura sacca di riserva per la manovalanza delle cosche mafiose del luogo e un innalzamento del traffico di droga e della criminalità spicciola dedita a vari reati. Dentro questa tenaglia, fatta di grande criminalità e di ordinaria delinquenza, presenti anche allo Zen e in altri spazi al margine di questa città, rimase infine stritolato don Pino Puglisi. Che proprio a Brancaccio, segnatamente per il recupero di quella zona degradata, svolse gli ultimi anni del suo presbiterato. Il 15 settembre ricorderemo il quindicesimo anniversario del suo omicidio per mano mafiosa. Anche se ormai dovrebbero essere chiaro che le mani mafiose colpiscono dopo che altri hanno ben dissodato il terreno. E il terreno si prepara, anche, creando e alimentando non luoghi. In cui l´esistenza diventa presto non vita. Che la mafia militare e la mafia politica comprano a prezzi stracciati.

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