La Repubblica Palermo – 7 luglio 2019
Il portiere bibliotecario dell’albero Falcone
Francesco Palazzo
Il custode del
palazzo ha attrezzato una libreria nella sua guardiola, con l’aiuto dei
condomini
Sorge a ridosso dell’albero della memoria contro la mafia per eccellenza a
Palermo. Quello che si trova pure nella guida Michelin. Quello davanti al
palazzo in cui abitavano il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca
Morvillo. Il promotore di questa insolita quanto apprezzabile iniziativa, è
colui che più conosce per gli altri 364 giorni, 23 maggio a parte, giorno in
cui tutti facciamo l’esercizio talvolta retorico del ricordo, la vita
quotidiana del ficus magnolioide di Via Notarbartolo 23. Ma accanto ad esso,
cioè accanto all’albero diventato simbolo, sullo sfondo, è sorta un’esperienza
allo stesso modo unica, almeno per chi scrive. Si tratta della biblioteca-
portineria, alla quale ho fatto veramente caso l’ennesima volta che ci sono
passato accanto dovendomi recare in uno studio medico. Non ero mai entrato
prima dentro quella portineria, dove pur tante volte è passato Giovanni
Falcone. Il rito della commemorazione prevede lo stazionamento dalle 17 e 30
alle 17 e 58 di ogni 23 maggio sulla strada. E, dunque, la
"conoscenza" di quello spazio si ferma sull'uscio. Dentro, però, se
ti capita di sbirciare, trovi tanti volumi dei più disparati argomenti. Il
portiere, allegro e disponibile, mi dice che i testi sono per la maggior parte
suoi, ma contribuiscono pure volentieri i condomini. Che quei testi leggo e che
quei testi si scambiano. C’è di tutto a circondare, nel vero senso della
parola, la sua guardiola. Ci sono gli otto volumi dell’enciclopedia universale
Curcio, dei compact disc sulle leggi d’Italia, le fiabe di Grimm, una raccolta
delle banconote d’Italia e una giraffa. In primo piano un libro
sull’Albero Falcone e uno sul giudice, scritto dalla sorella Maria e altre
opere che riguardano studi sulla mafia e sull’antimafia. Poi le Riserve Marine
della Sicilia, l’Etna e analisi sulle imprese. Un’altra scommessa libraria in
zona è la seconda sede delle librerie Paoline, anche questa a ridosso del posto
esterno di guardia, ormai in disuso, sul marciapiede e del nostro albero, dove
ogni anno confluiscono migliaia di ragazzi da tutta Italia. Che però non
conoscono la biblioteca messa su da un portiere letterato. Una piccola libreria
di condominio nella quale troviamo pure " I Disarmati", di Luca
Rossi, la storia della Sicilia dopo il vespro e quella dei paladini di Francia.
Un messaggio nella bottiglia, che può servirci, in fondo c’è. L’abbiamo
scoperto da tempo ma lo pratichiamo non in maniera costante. La mafia si lotta
studiando, si può sconfiggere scommettendo e investendo su cultura e
formazione, non sulle paure. Dopo l’ultima operazione di polizia, che ha messo
fuori gioco l’ennesima cosca mafiosa che aveva alzato la testa e illuminato,
ancora, una non irrilevante parte di città che non si ribella, il questore di
Palermo in un’intervista ha espresso il seguente pensiero. La repressione sì,
ma per dire stop definitivamente a Cosa nostra ci vuole il popolo. Tutto.
Magari che si convinca a impiegare, aggiungiamo noi, parte del proprio tempo
anche nella conoscenza, che poi fatalmente non può che divenire azione virtuosa
e coraggiosa. Non una tantum per un corteo, perché lì il movimento è facile e
di breve momento, ma nella vita di tutti i giorni. Ecco qual è forse il monito
che troviamo all'ombra, nelle retrovie, spentasi l’emotività annuale che si
consuma in un solo pomeriggio, dell’albero più conosciuto d’Italia.
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