Repubblica Palermo
20 gennaio 2017 - Pag. I
Da attacchino Addiopizzo a candidato sindaco: segni di cambiamento.
Francesco Palazzo
Quante possibilità avevano i sette ragazzi, freschi di laurea, che nella notte tra lunedì 28 e martedì 29 giugno del 2004 riempirono il centro di Palermo dei manifestini con il famoso slogan («Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità») di immaginare che uno di loro, dopo dodici anni, avrebbe potuto puntare a Palazzo delle Aquile? Nessuna. Così è accaduto, anche se quegli attacchini hanno fatto molta strada. Impossibile per i partiti tradizionali valorizzare un’esperienza di questo tipo.Si dirà che la procedura con la quale il Movimento 5 stelle è arrivato a designare il candidato a sindaco di Palermo ha registrato un numero esiguo di votanti (590), se solo si pensa alle folle che ogni volta hanno gremito i gazebo delle primarie. Nel 2012 per decidere il candidato a sindaco del centrosinistra ci furono quasi trentamila elettori, nel 2007 circa ventimila. Ma ciò non toglie, come recentemente ha fatto notare Emanuele Lauria su queste pagine, che tra le file dei grillini si contano tanti quarantenni, sino a questo momento rimasti ai margini della politica, che vogliono comunicare delle idee a questa città. Ma la vera cifra della scelta del popolo grillino, il forte valore aggiunto della candidatura dell’avvocato Salvatore Ugo Forello (uno dei sette di quella notte del 2004) allo scranno più alto di Palazzo delle Aquile è che l’antimafia, senza per questo volere ridurre il prescelto a una sola dimensione, entra dalla porta giusta, la politica, nell’agone politico delle amministrative in programma nella prossima primavera.Questa la novità. Sinora, infatti, abbiamo fatto i conti con uno schema molto simile a quello della tornata elettorale del 2012. Non preventivato, invece, nemmeno tra i Cinquestelle, se non negli ultimi mesi, che potesse emergere nel flusso politico palermitano una fiche che avesse queste caratteristiche. Che aiuta, peraltro, gli stessi Cinquestelle ad archiviare, almeno da un punto di vista politico e agli occhi dell’opinione pubblica, l’affaire delle firme, che rimarranno oggetto di attenzione su altri versanti che non riguardano la politica. Per dirla tutta, a prescindere dall’espressione di voto che ciascuno in primavera consegnerà al proprio seggio, che uno dei fondatori di Addiopizzo sia candidato a sindaco è una buona notizia per Palermo. Lo è perché la criminalità organizzata, oltre che dire ancora pesantemente la sua nel versante sociale e in quello economico, è presente, come evidenziato giovedì da Antonio Fraschilla e Salvo Palazzolo su queste colonne, certo non da sola, nel mercato elettorale in tanti quartieri in vista del rinnovo del Consiglio comunale e delle circoscrizioni. Schematizzando. Siccome la mafia, usando una locuzione abusata, è viva e lotta insieme a noi, una candidatura che proviene da un movimento che si è sempre battuto sul versante opposto, privilegiando un’antimafia dei fatti, anche se Forello per la sua scelta politica ha differenziato il suo percorso rispetto a quello di Addiopizzo, non può che far respirare meglio un po’ tutti. È vero, per amministrare una città si devono percorrere i tornanti della gestione delle cose concrete, occorrono competenze sui singoli rami d’azione, ci vogliono le capacità di mettere le persone giuste al posto giusto, è necessaria la conoscenza approfondita di una città complessa come Palermo. Su questi aspetti tutti gli attori in campo si misureranno privilegiando — speriamo — il versante della chiarezza. Sinora Palermo non è emersa nel dibattito. Hanno prevalso tatticismi e politica politicante. Chi si allea con chi, chi pone veti, chi non sa cosa fare e chi attende risposte. Ma abbiamo l’impressione che l’emergere di questa candidatura grillina, proprio per l’ambito che evidenzia nello spazio politico palermitano, toccando un punto che vorremmo lasciarci alle spalle ma ancora non ce la facciamo, potrà, oltre che rappresentare una valida opzione in campo, far convergere un po’ tutti nel delineare il futuro di Palermo. Che ci auguriamo possa essere quello di una città moderna, pulita, che sappia valorizzare le periferie, dove ci si muova meglio e non soltanto al centro, in cui la cosa pubblica e i denari di tutti siano gestiti sempre più con trasparenza ed efficacia. Ma, su tutto, una città veramente libera dall’ipoteca mafiosa e dall’illegalità diffusa.
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