giovedì 26 giugno 2025

La virtuosa sinergia del Volontariato nell'anno di Palermo capitale.

 Il Mediterraneo 24

23 giugno 2025

“Effetto Volontariato”: 5 associazioni contro la povertà educativa tra Albergheria e Borgo Vecchio

Francesco Palazzo 

https://www.ilmediterraneo24.it/cronaca/periferie/effetto-volontariato-5-associazioni-contro-la-poverta-educativa-tra-albergheria-e-borgo-vecchio/



 Si chiama Progetto Effetto Volontariato ed è stato presentato, anche con un intervento di don Cosimo Scordato, presso la sede dell’Associazione Parco del Sole, in Piazza San Giovanni Decollato, che è la capofila. Il percorso, nell’ambito di Palermo Capitale italiana 2025 del Volontariato, vede in campo cinque realtà. Buon segno. Spesso il volontariato è fatto di isole che non comunicano. Sono coinvolti, oltre la capofila, Ballarò Buskers, Libera Palermo, Santa Chiara e Per Esempio Onlus. L’obiettivo è rafforzare le attività del volontariato impegnato in attività di contrasto alla povertà educativa minorile nei quartieri Albergheria/Palazzo Reale e Borgo Vecchio, aumendando nello stesso tempo il numero dei volontari. E pure questa, la ricerca di nuovo volontariato, è una buona notizia. Massimo Messina, presidente della capofila, sottolinea che per la prima volta sono riferimento di tante realtà. Abbiamo il compito, dice, di tessere le fila del progetto e verificarne l’andamento.Attraverso il progetto, prosegue Messina, saranno potenziate le attività musicali e sportive, i laboratori creativi e di pittura e il fondamentale supporto scolastico. Sarà, inoltre, possibile garantire l’apertura durante l’estate. Poi saranno, non da soli, punto di riferimento per i nuovi volontari. La coordinatrice, Maria Letizia Saglimbene, sottolinea che il progetto è nato in risposta al Bando Volontariato 2024 ed è finanziato da Fondazione con il Sud. La durata è di 24 mesi a partire da giugno 2025. Il progetto, continua la coordinatrice, si suddivide in tre macroaree: Centri aggregativi, Giovani e volontariato, Quartiere, comunità e partecipazione. Per la prima macroarea don Dario Spinella, di Santa Chiara APS, spiega che l’intervento si concentra sul ruolo dei centri aggregativi nel quartiere, luoghi sicuri e di riferimento per bambini e  famiglie. Rappresentano, continua, fulcri essenziali nella costruzione di comunità resilienti e inclusive. L’azione del progetto, conclude, rafforza le attività già esistenti con l’inserimento di nuovi volontari. Verranno assicurati e promossi, specifica, supporto scolastico, attività sportive, laboratori espressivi e animazione estiva, con 3 doposcuola potenziati, 4 laboratori soft skills, 6 percorsi sportivi e 3 tempi d’estate potenziati. Per la seconda macroarea, Giulia Manzella, dell’Associazione Per Esempio Onlus, puntualizza le iniziative volte al reclutamento di volontari, con una campagna di sensibilizzazione sui social e l’organizzazione di infoday presso scuole, università e centri di quartiere. I volontari potranno candidarsi online. Poi ci saranno incontri conoscitivi per indirizzarli verso le attività più adatte. Una figura dedicata, continua Manzella, si occuperà del matching tra volontari e organizzazioni, garantendo il loro corretto inserimento. Per promuovere il protagonismo giovanile, il progetto prevede la realizzazione di 10 iniziative ideate e realizzate da giovani. A ciascun gruppo sarà assegnato un piccolo budget per realizzare le attività. Giulia ci da anche i numeri possibili di questa macroarea: 200 nuovi volontari coinvolti, 6 infoday e uno sportello di volontariato. La terza macroarea ci viene descritta da Francesca Leone (Ballarò Buskers) ed Eliana Messineo  (Libera Palermo). Leone sottolinea che l’azione si sviluppa su 3 assi: animazione territoriale, riqualificazione urbana ed educazione alla legalità. L’animazione territoriale consiste in attività volte ad animare i quartieri per aumentare la partecipazione. Grazie ai volontari si darà supporto a eventi come il Ballarò Buskers Festival. Per quanto riguarda la riqualificazione urbana, continua Leone, lo spazio gestito da Ballarò Buskers, affidato all’associazione dal Comune di Palermo, grazie al finanziamento si trasformerà in un un luogo aperto a tutti. Eliana Messineo, di Libera Palermo, ci spiega la parte di questa macroarea legata all’educazione alla legalità. Prevista la partecipazione alle principali manifestazioni promosse da Libera in memoria delle vittime di mafia e la realizzazione di incontri nelle scuole. Per rafforzare il coinvolgimento dei volontari e accrescere il loro senso di appartenenza alla comunità, Libera organizzerà campi estivi. Michela Uzzo, del CESVOP Palermo, ritene che questo progetto sia in linea con lo spirito e gli obiettivi di Palermo Capitale 2025 del Volontariato. Un anno che si propone di raccontare e valorizzare le realtà che operano nel campo del volontariato. L’obiettivo è quello di coinvolgere tanti cittadini nelle pratiche solidali e nella partecipazione civica. 

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lunedì 9 giugno 2025

Parroci e parrocchie. Comunicare a tutti e meglio.

 PORTA DI SERVIZIO

Notizie Chiesa locale e universale

6 giugno 2025

Anche una parrocchia può sfruttare al meglio i canali del web

Francesco Palazzo

https://www.portadiservizio.it/2025/06/06/anche-una-parrocchia-puo-sfruttare-al-meglio-i-canali-del-web/



Ai tempi del Covid tanti aspetti delle nostre vite sono mutati, soprattutto quando più stringenti furono le necessarie limitazioni ai movimenti. Tutti allora iniziammo a utilizzare al meglio le opportunità fornite dalla rete. I cellulari e i computer diventarono finestre sul mondo globale e sugli universi familiari. Non si guardavano gli schermi soltanto per richiudersi nei propri perimetri, come si è tornati a fare, ma per dialogare con gli altri che non potevamo toccare.

Anche la vita delle parrocchie, vuote di fedeli, cambiò molto. Tutti ricordiamo le celebrazioni eucaristiche trasmesse in rete e veicolate attraverso i social. Ma anche i vari messaggi e le riflessioni che i presbiteri mettevano a disposizione sul web. Personalmente seguivo molto e con estremo interesse questa nuova, ancorché imposta, fase comunicativa dell’aspetto religioso. Ciascuno in genere conosce soltanto il prere della propria parrochia. In quei mesi conoscemmo tanti parroci.

Gli anni del Covid

Dopo la stagione emergenziale molte cose fortunatamente sono rientrate. Ma quegli anni ci hanno insegnato tanto anche in relazione alle buone pratiche che abbiamo messo in campo. Ci sono aspetti che meritavano e meriterebbero una riflessione mirata all’azione e non il completo abbandono che invece hanno conosciuto. In questo ambito di ragionamento parliamo proprio della possibilità, perché no, feconda, di tornare a utilizzare stabilmemte i social, e questa volta per scelta consapevole e non obbligata, al fine di fare conoscere al più ampio pubblico la vita delle parrocchie.

Sia chiaro, nulla può sostituire la presenza fisica e le relazioni, spirituali, di fede oltre che umane in questo caso, che si sviluppano quando ci si incontra direttamente. In realtà per qualsiasi comunità, a qualsiasi livello di aggregazione, ciò è imprescindibile. Ma si può trovare sempre una via di mezzo.

Alcune proposte

Ad esempio, per cominciare, anzi ricominciare, dopo la pandemia, i presbiteri delle varie parrocchie, rettorie e altri luoghi di culto, potrebbero mettere a disposizione di tutti dei video con le omelie domenicali e quelle legate a giornate importanti come Natale, Pasqua e altre ricorrenze di rilievo.

Oppure proporre, anche a più voci, riflessioni storiche, teologiche, spirituali, sociali, pastorali, a partire dai nomi che le chiese hanno, sui culti specifici che presentano relativamente ai vari santi, sui rapporti con i territori dove insistono, sulla presenza di gruppi all’interno delle comunità parrocchiali, sulle attività svolte. Non solo questo, anche se già sarebbe tanto. La questione va affrontata a più ampio raggio. Occorrerebbe curare al meglio, e certamente in alcuni casi già verrà fatto, i siti web delle parrocchie, in modo che nella trasposizione sui social tutto giunga chiaramente alla comunità cittadina più ampia e anche alle altre parrocchie. Perché può capitare che non so cosa fa la parrocchia che sta a un chilometro da me. Se lo sapessi potrei fare meglio un’attività o potremmo farla insieme.

E decido di dare una mano!

C’è un grande lavoro nelle comunità parrocchiali, me ne rendo conto scrivendo per questa testata di parroci e comunità parrocchiali, che rimane circoscritto in ambiti molto ristretti. Peraltro, va anche considerato che la massima pubblicizzazione via social delle vite parrocchiali può portare ad una convergenza di presenze fisiche da non trascurare. Mi è piaciuta l’omelia, il messaggio, la riflessione di quel parroco e magari voglio andare a conoscerlo. Sono rimasto colpito dall’attività di quel gruppo parrocchiale di cui ho letto su facebook. E decido di dare una mano. Anche perché si trova magari a due passi da casa e non lo sapevo. I social, lo sappiamo sin troppo bene, inutile nasconderlo, sono pieni di trabocchetti e pericoli, alcuni anche assai gravi. Nonché di una marea inarrestabile di false notizie. Ma sono pure, possono essere, e in moltissimi casi lo sono, un portentoso mezzo di comunicazione in positivo. Soprattutto quando si veicolano contenuti tesi alla crescita spirituale e umana.

Da questo punto di vista sarebbe importante che tutte le parrocchie avessero una persona esperta nella creazione, nell’uso e nell’aggiornamento dei siti web e nell’interazione professionale con i vari social. Devo dire che qualche volta mi capita di ascoltare via social sacerdoti non siciliani proporre riflessioni sul vangelo o su altri aspetti della vita non legati a celebrazioni liturgiche specifiche. Sono spunti che aiutano e che possono aprire e favorire riflessioni personali. In definitiva, si tratta di curare entrambi gli aspetti delle vite parrocchiali senza che si perda nulla per strada. Comunità di fede convocate in luoghi precisi e che da quel luoghi parlano al (e col) mondo attraverso le tante infinite strade che il web, la rete immateriale, permette di percorrere.

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lunedì 2 giugno 2025

Biagio Conte, il murale e la porta santa.

 Il Mediterraneo 24

31 Maggio 2025

Viaggio nella vita di Biagio Conte attraverso i murales nella Missione di via Archirafi

Francesco Palazzo

https://www.ilmediterraneo24.it/cronaca/periferie/viaggio-nella-vita-di-biagio-conte-attraverso-i-murales-nella-missione-di-via-archirafi/



A Palermo il 30 maggio si è aperta una nuova porta santa. Per inaugurare il grande murale, 23 pannelli e 18 artisti, realizzato sui muri esterni della Missione Speranza e Carità di Via Archirafi, la missione è stata svuotata, chiuso il portone d’ingresso e poi riaperto. Per ripetere il primo ingresso di Biagio Conte, 33 anni fa esatti il 30 maggio, dopo tredici giorni di digiuno, nella struttura abbandonata.

Anche i poveri hanno diritto a un tetto e a un letto, c’era scritto nei cartelloni allora. Le opere sono un dono dell’Associazione Calapanama. “Noi disegniamo il sabato alla Cala – dice Mariella Ramondo – con il cappello chiamato panama. Una ragazza ci ha appellati Calapanama. Siamo pittori, musicisti, letterati. Abbiamo realizzato il muro della legalità alla caserma Carini e dipinti sulla Divina Commedia. Siamo nati nel 2021. Realizziamo anche cravatte della legalità, questa con il volto di Impastato. Abbiamo portato in giro per cinquanta chiese una mostra su don Puglisi, ora si trova nella chiesa di San Marco al Capo”.

I dipinti, che costeggiano il perimetro della Missione, riproducono i momenti più importanti dell’impegno di Biagio Conte. Si inizia con l’immagine del fratello laico e del suo cane, Libertà. Un dipinto, che ritrae anche il cardinale della Sagunto espugnata, ricorda gli esordi alla stazione centrale. “Andò dal cardinale Pappalardo – ricorda don Pino Vitrano, che con Biagio ha fondato la missione – e alla richiesta di cosa potesse fare per i poveri, il frate laico gli disse che poteva benedirli. Dopo una settimana Pappalardo fu lì”.

La più giovane dell’Associazione Calapanama è Giusy Lo Medico. “Lavoravo in un negozio di oggetti etnici, ho sempre dipinto e ho fatto un percorso scolastico specifico, una cliente mi ha segnalato i Calapanama e sono entrata nell’associazione, ora è questa la mia professione. Dovrei ritrarre Falcone e Borsellino in una scuola a Bagheria”. La fotografo davanti ai due dipinti dove ha messo mano, quello che del viaggio di Fratel Biagio in Trentino e l’altro che riproduce la spianata del Foro Italico con Biagio che prega insieme ai musulmani.

Don Pino, col cappello dei Calapanama, spiega tutti i dipinti. Ci dice che la Missione ha sperimentato un ecumenismo pratico donando materie prime legate all’esercizio delle diverse fedi. Mentre parla alla folla radunatasi dentro la missione, ricorda l’ulivo proveniente da Gerusalemme regalato da Rita Borsellino e la prima palma piantata da Frate Biagio quando la struttura conteneva solo quattro tende. Due pezzi di questo lungo murale ricordano la visita di Papa Francesco in missione nel 2018. Due persone della missione nel dipinto che ritrae il pranzo col pontefice ora non ci sono più – chiosa don Pino – che è una miniera di ricordi. Come quello che riprende la scritta sul frontespizio della missione. “Un giorno vennero dei funzionari ricordando che avevano fatto tanto. Da dentro la chiesa sentii Biagio gridare contro di loro, utilizzando la frase: “Il Signore sino a oggi ci ha soccorso”.

Mariella Raimondo racconta che la gente del luogo ha collaborato. “Nel pezzo di murale che ritrae la croce piantata da Biagio allo Sperone ci sono i volti di diversi bambini della zona. Mentre dipingevo è come se fossi guidata da Biagio”. Don Pino svela un episodio. “Quando Biagio andò allo Sperone a piantare la croce, due gli si avvicinarono intimandogli di andare a piantarla ai Rotoli. Lui andò avanti. Dopo tanti anni i due lo andarono a trovare piangendo, chiedendo scusa e pregando di aggiungere un crocfisso, cosa che facemmo subito. Oggi in quel luogo c’è il murales che ritrae Biagio”.

Non poteva non esserci il primo pulmino della missione notturna. Si vede Biagio con la conchiglia del pellegrino, immagine arrivata in missione dopo la morte. Uno dei dipinti, ci dice don Pino, parla di una pesca miracolosa. Un altro del terreno coltivato a Tagliava per dare da mangiare alla missione. Poi quello della permanenza presso i pastori a Raddusa. C’è la visita di Benedetto XVI, ritratto mentre saluta Biagio. Don Vitrano rivela che il papa intratteneva tutti per pochi secondi, alla delegazione della missione vennero dedicati cinque minuti. Ci sono pure ritratti gli ultimi anni di Biagio. Come il suo rifugio presso il Monte Grifone che sovrasta Palermo. Don Pino, e qua invece siamo agli inizi, ci descrive la conoscenza, attraverso un libro che gli era stato regalato da un pastore di Raddusa, di San Francesco da parte di Biagio. E un pezzo di murale lo ritrae ad Assisi. Viene pure riprodotto un suo viaggio a Bruxelles, che Biagio osserva mentre beve acqua da una bottiglietta. C’è anche il pellegrinaggio a Lourdes, in cui Biagio rivela la sua guarigione. Don Pino ci racconta la sua ritrosia, poi vinta, ad immergersi. Un libro a cielo aperto questa lunga opera d’arte a più mani. Dentro il quale non poteva mancare lo sciopero della fame, per scongiurare l’allontanamento dall’Italia di un giovane della missione, Paul, morto oggi, fatto da Biagio nel luogo dove la mafia uccise Don Puglisi. La cui statua compare nel disegno. Frate Biagio e don Pino. Due esempi di santità diversi e simili. Che tracciano dei percorsi di guarigione di Palermo. Che non stanno nell’alto dei cieli, ma che sono percorribili da tutti.