Porta di Servizio
Notizie Chiesa locale e universale
16 agosto 2025
Nuovi parroci, meno polemiche: un segno di maturità delle nostre parrocchie
Francesco Palazzo
Negli ultimi due anni, tra agosto 2023 e agosto 2025, nell’arcidiocesi di Palermo ci sono state decine di avvicendamenti di parroci disposti dall’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, e altri se ne annunciano, almeno così leggiamo sul sito ufficiale della Curia.
È un ricambio davvero significativo e importante. Intanto per i sacerdoti. Fare più esperienze in un territorio molto vasto, che presenta tante differenze al suo interno, significa arricchire il proprio bagaglio conoscitivo e avere modo di approfondire e mettere in pratica scelte pastorali sempre più piene di prospettive mature.
Meno proteste
Su questi cambiamenti però è possibile fare anche qualche riflessione in più. Al netto dei comprensibili e umani impatti esistenziali dovuti ai distacchi bilaterali parroci-comunità, normali dopo anni di vita parrocchiale comune, non si sono registrate reazioni sopra le righe. Se non alcune lamentele, devo dire abbastanza contenute, direi quasi del tutto trascurabili, da parte dei fedeli. Ed è una bella e interessante novità.
In tempi passati, chi ha qualche decennio sulle spalle sa a cosa mi riferisco, nelle parrocchie e sotto le sedi arcivescovili si registravano veementi proteste di piazza con annesse raccolte di firme per scongiurare il trasferimento di questo o quel presbitero. E se poi avveniva lo spostamento, si seguiva il parroco nella nuova parrocchia.
Un episodio simile avvenne nel 1985, parliamo di 40 anni fa esatti, nella parrocchia che frequentavo sin da bambino, dove il parroco fu spostato dopo 15 anni di servizio pastorale.
Un cambiamento positivo
I tempi sono dunque cambiati, in questo caso in positivo. Vuol dire che evidentemente si è compreso da parte delle comunità parrocchiali un aspetto cruciale. E cioè che in questi passaggi del tutto fisiologici di ricambio si deve dare rilievo, importanza, a parrocchie non parroci-dipendenti, ma a comunità di fede in continua crescita, mature, responsabili, legate al territorio. In cui i parroci sono una parte, certo non secondaria, dei mosaici parrocchiali.
Perché sono le parrocchie in sé stesse, con tutti i carismi e le potenzialità espresse, e le tante ancora da esprimere, che costituiscono il tessuto vitale, il cuore pulsante, delle diocesi. E il primo compito dei parroci, per me, è proprio questo. Fare emergere tutto il potenziale che esiste nell’ambito parrocchiale, che è fatto di tempio e territorio, del contesto in cui vengono inviati.
Inoltre è un diritto/dovere dei fedeli compiere questo percorso verso una partecipazione e una presenza sempre più piene. Altrimenti il rischio, persino banale dirlo, è quello di ridursi a semplici spettatori/valutatori di quanto accade in parrocchia. Quel parroco mi piace/non mi piace, è simpatico/antipatico, quell’altro predica bene o male. Se parroci e comunità parrocchiali sapranno mettere in campo questo, doppio ma in realtà unico, cammino, ci guadagneranno sia la Chiesa che tutto il territorio della diocesi. E quando giungerà il momento di separarsi nessuno resterà monco di nulla.
Parrocchie in dialogo
Per quanto rappresentato, spero chiaramente, è un buon segno in questa direzione di sempre maggiore consapevolezza conquistata dalle comunità parrocchiali, rispetto al passato tumultuoso in occasione di spostamenti cui facevo cenno, il fatto che vengano salutati serenamente e ringraziati con il sorriso coloro che si spostano perché chiamati altrove. E ci si prepari (sui social ho letto tanti messaggi in tal senso) con spirito di vera accoglienza a continuare, rafforzare, trasformare, da protagonisti, la vita parrocchiale insieme ai nuovi arrivati.
Va anche aggiunto che lo scopo della crescita costante di tutti può essere raggiunto pure facendo dialogare le varie realtà parrocchiali, vicine o distanti. Non so in che misura venga attualmente praticata una cosa del genere. Ma anche questo serve, servirebbe, a tutti e a tutte per generare buone pratiche, virtuosi confronti e alla fine percorsi di fede sempre più radicati e robusti.
Nessun commento:
Posta un commento