giovedì 20 novembre 2025

Tre ore per un'arancina. Il passato che sequestra il futuro.

 Il Mediterraneo 24

Il futuro, il progresso e... l'arancina

Un viaggio in treno da Palermo a Roma: quasi tre ore di stop tra Messina e Villa San Giovanni per attraversare appena tre chilometri di mare

Francesco Palazzo

17 Novembre 2025

https://www.ilmediterraneo24.it/speciali/il-futuro-il-progresso-e-larancina/



Qualche giorno fa arriviamo alla stazione di Messina alle 21 e 53, dopo essere partiti da Palermo in perfetto orario alle 18 e 48. Mi ero quasi appisolato. Capisco che siamo arrivati nei pressi dello stretto perchè in dormiveglia mi rendo conto che siamo fermi come se non ci fosse un domani da un tempo indefinito.

Da quel momento le procedure di imbarco del treno sulla nave si concludono dopo le 23, con una serie di andirivieni. A un certo punto la nave, col treno spezzato in pancia, si muove per coprire i pochissimi chilometri che portano al di là dello stretto. Necessario, sino a oggi e chissà sino a quando, perché il progresso, lo sviluppo, l’innovazione, fanno paura e movimentano reazioni incontrollate e incomprensibili. Invece non si muove un solo muscolo nel sapere, è notizia recente ma è soltanto una triste conferma, che i giovani fuggitivi verso il nord ci fanno perdere 4 miliardi di euro ogni giro di calendario. Ogni anno se ne vanno 134.000 studenti e 36.000 laureati. Ricchezza che dal Sud prende la via del Nord con amari e tristi biglietti di sola andata. Svuotando famiglie, territori, socialità, economia, classe dirigente. Del resto, si muove molto meno di un muscolo quando palate di assistenzialismo senza sviluppo inondano di miliardi le regioni meno sviluppate.

Dopo lo sbarco si attende ancora per un tempo indefinibile, nessuno annuncia nulla, a Villa S. Giovanni. Non puoi ricaricare il cellulare, tutto spento, non puoi andare in bagno, mi si dice che si deve attendere che il locomotore riagganci il treno affinché ci sia di nuovo vita. A mezzanotte e quindici del nuovo giorno, luce fu, ma si rimane ancora fermi. Sono trascorse quasi due ore e mezza adesso dall’arrivo a Messina e ancora non si riparte. Ma almeno sul traghetto ci si è potuti mangiare una bella arancina.

Non sono salito, ma questa dovrebbe essere ancora l’indistruttibile tradizione. Una stratosferica portentosa arancina, volete mettere! Per un manufatto alimentare di questa portata si possono aspettare pure tre ore, ci siamo quasi, per percorrere uno specchio d’acqua di tre chilometri e duecento metri. Tre ore, tre chilometri.

Siamo nel 2025 o nel 1925? Fatti la domanda e datti la risposta. Del resto il tempo cosa volete che rappresenti di fronte a un’arancina, o arancino che sia, accarne o abburro. Chiedo a un addetto ai lavori se ci si sta sempre quasi tre ore per fare questa operazione di passaggio da una sponda all’altra. Si, qua è normale risponde. È normale. Come non averci pensato prima di fare questa stupida e tendenziosa domanda. Alle 00 e 40 il treno riprende la velocità tutto sommato sostenuta che ci aveva portato da Palermo a Messina. Il continente è tutto nostro, la capitale ci aspetta. Sono trascorse la bellezza di 2 ore e 47 minuti dall’arrivo a Messina per coprire uno spazio che quando corro, e non sono molto veloce, faccio in 15 minuti.

Il mondo gira a mille e noi, perdendo giovani laureati e non disdegnando assistenzialismo, buttiamo a mare il salvagente a forma di arancina. Sperando che qualcuno ci salvi rimanendo immobili e al buio nella notte. Ma se non comprendiamo noi che dobbiamo acchiappare il futuro e lo sviluppo, muovendoci verso il nuovo e il veloce, rimarremo sempre ancorati al passato. Il 29 novembre c’è l’ennesima manifestazione contro il ponte. Per carità tutte le idee e tutte le mobilitazioni sono rispettabili. Ma se da una parte all’altra dello stretto vi fossero la Lombardia e l’Emilia si protestetebbe per il tempo interminabile, quasi tre ore, che impieghiamo per coprire poco più di tre chilometri con le arancine in mano.

Devo dire che il treno, tre ore di attesa a parte per il passaggio marino, ha viaggiato a una buona velocità, la cabina era buona e confortevole, pure i materassi ed anche la ricca colazione servita in camera/cabina prima dell’arrivo, quasi puntuale rispetto al previsto. Pure il personale delle ferrovie a bordo è stato professionale e attento. Insomma, anche senza l’alta velocità, con l’obiettivo più ravvicinato e concreto dell’alta capacità, se scomparisse questa estenuante e lunga attesa tra Scilla e Cariddi, i tempi su rotaia per andare fuori dalla Sicilia sarebbero molto più competitivi rispetto ad altri mezzi di trasporto. Pensiamoci.

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