mercoledì 28 maggio 2008

Amministrative 2008 in Sicilia: forti uniti, deboli divisi

LA REPUBBLICA PALERMO – MARTEDÌ 27 MAGGIO 2008

Pagina IX
SICILIA ALLE AMMINISTRATIVE CENTROSINISTRA ANCORA DIVISO
FRANCESCO PALAZZO


Il centrodestra vittorioso alle regionali, pur tra i «tormenti» delle tante espressioni che lo costituiscono, è arrivato a una sintesi eleggendo il presidente dell´Ars e componendo il governo della Regione. Due magistrati e nessuna donna al suo interno. Due segnali abbastanza chiari: da una parte si avverte un forte controllo di legalità amministrativa, che evidentemente la politica da sola non è in grado di garantire, dall´altra si evidenzia un´incapacità di valorizzare le competenze dell´universo femminile. Vedremo alla prova dei fatti il nuovo esecutivo. Il centrosinistra, che all´Ars è rappresentato dal solo Pd, adeguandosi alla linea decisa a livello nazionale, si prepara a formare un governo ombra. Può essere una buona idea. Nel prossimo futuro ne misureremo i tempi d´attuazione, che almeno potevano coincidere con quelli già abbastanza lenti della maggioranza, e le modalità d´azione. Anche se il centrosinistra, comprensivo delle parti rimaste fuori dal parlamento siciliano, non ha dato buona prova di sé nell´imminenza della prossima tornata elettorale. In vista delle amministrative di giugno, infatti, i più forti restano insieme e i più deboli si separano. Nel centrodestra si è ripetuto il solito schema. Sulle candidature alle presidenze delle otto Province in cui si voterà, e sulle nomination a sindaco nei tre comuni capoluogo le cui amministrazioni saranno rinnovate (Catania, Messina e Siracusa), Pdl, Mpa e Udc hanno sì litigato, trovando tuttavia alla fine un percorso condiviso e unitario sui nomi da presentare. Il tempo di sistemare tutte le pedine e poi, nelle piazze più importanti, in questo caso le otto province e i tre comuni capoluogo, il piatto di una maggioranza corazzata e coesa è stato servito regolarmente. Distratti come siamo stati dalle turbolenze interne al centrodestra, registratesi all´Ars e a Palazzo D´Orleans, c´è forse sfuggito questo dato politico abbastanza rilevante. Il centrosinistra, che pure avrebbe dovuto velocemente meditare sull´umiliante sconfitta alle regionali, approntando una reazione adeguata sul piano politico-elettorale, si è fatto trovare spiazzato. Più di un mese non è bastato al Partito democratico, a Rifondazione, ai Verdi, ai Comunisti Italiani, alla Sinistra democratica, ai vari partitini e alle espressioni politiche esterne, per trovare un sentiero comune in sei province su otto e in due dei tre importanti comuni prima citati. A parte Palermo e Siracusa, nelle sei province rimanenti e in due comuni di forte peso, il centrosinistra andrà frammentato in due, tre, quattro pezzi. Basta vedere le candidature a presidente nelle sei province. Ad Agrigento si presentano tre nomi. A Trapani troviamo pure tre candidati. Che a Enna salgono a quattro. A Caltanissetta si torna a tre, a Catania ci si divide in due. Così come a Messina. Stesso scenario di lacerazione se consideriamo i candidati a sindaco in due comuni come Catania e Messina. Manco in Emilia Romagna o in Toscana, dove i consensi per il centrosinistra viaggiano su alti numeri, si arriva a tanto. I risultati elettorali, quando i forti rimangono uniti e i deboli si dividono, non ci vuole una fatica sovrumana a rappresentarseli in anticipo. I perdenti, ancora una volta, sono sin troppo annunciati. Non che l´unità garantisca la vittoria, ma perlomeno è una condizione necessaria per provarci. Ma a tale situazione pare che nessuno voglia mettere un punto. Come notava Pippo Russo in un recente editoriale pubblicato da questo giornale, ci sarà sempre tempo per costruire nuovi soggetti politici e altre storie. L´importante è rimanere attaccati, tenacemente e orgogliosamente, ai banchi dell´opposizione.

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