venerdì 15 maggio 2009

La fiera dei soldi facili

CENTONOVE
15 5 2009
Pag. 47
L'orticello dei contributi a pioggia
Francesco Palazzo

Sui contributi a enti e associazioni varie, da parte della regione, il commissario dello stato ha rilevato ciò che è sotto gli occhi di tutti. Ossia, che spendere 78 milioni di euro per concedere finanziamenti a pioggia, senza che in alcuni casi si riescano a individuare i beneficiari, introvabili pure su internet, dove si riesce a recuperare tutto, è semplicemente insensato. Oltre che non rispondente ai canoni, seppure minimamente decenti, di buona amministrazione. Dopo l’intervento del commissario, che agisce costituzione alla mano, alte si sono levate le grida provenienti da Palazzo dei Normanni, dove è stato votato l’articolo di legge inserito nella legge finanziaria regionale. Che peraltro giunge, novità in negativo rispetto agli ultimi anni, con un ritardo di quattro mesi. Questa notazione è importante. Perché dimostra, al di là delle polemiche, che c’era il tempo per ben soppesare la portata finanziaria complessiva di tale dispositivo di legge e l’opportunità delle singole assegnazioni. Ciò, in tutta evidenza, non è stato fatto, ed ecco che interviene un soggetto esterno. Non c’è dubbio che la funzione legislativa, proprio perché legata alla libera espressione di voto del corpo elettorale, è di fondamentale importanza. Qualsiasi altro intervento, proprio perché non derivante dal consenso depositato nelle urne nel giorno delle elezioni, non può certo sostituirsi alle assemblee legislative. Ma quando i consessi rappresentativi della volontà popolare non svolgono bene il proprio compito, chi deve intervenire? Può farlo l’opinione pubblica, cioè una parte di quel corpo elettorale che già si è espresso nei seggi. In genere, ed è avvenuto anche stavolta, si procede attraverso un qualche appello firmato da intellettuali prestigiosi. Diciamolo francamente, per la politica dei palazzi, tali appelli, che giungono peraltro quasi sempre quando i buoi sono scappati, valgono come il due di denari quando la briscola è a spade. Meno che niente. Allora, se l’interazione tra elettori ed eletti non funziona più, essendo divenuti i secondi sordi a qualsiasi istanza in quanto titolari di comportamenti autoreferenziali, e quasi sempre, in Sicilia, del tutto clientelari, ecco che si fa strada, naturalmente, un intervento costituzionalmente garantito come quello del commissario dello stato. Che certo non dice l’ultima parola, essendo possibile aprire un conflitto di fronte alla corte costituzionale. Ma che almeno ha il potere di fermare un attimo il gioco, talvolta assai discutibile, della politica, e di consentire a tutti, nessuno escluso, dunque sia alla maggioranza che all’opposizione, un’ulteriore riflessione, un qualche ripensamento. Cui dovrebbero essere indotti, a dire il vero, anche tutte quelle realtà che si apprestavano a ricevere corposi assegni. Pure in politica vale la legge della domanda e dell’offerta. Se la domanda alla politica è quella di attingere alle risorse pubbliche con criteri abbastanza opachi, l’offerta non potrà che essere conseguente. Faceva specie, l’altro giorno, leggere che molti stipendi, pagati da coloro i quali vedono rimessi in discussione i finanziamenti, rischiano. Con essi pure i posti di lavoro. Ogni anno va così, poi tutto si sistema. Ma, viene da chiedersi, i contributi regionali non dovrebbero costituire un aiuto, un’aggiunta non decisiva, a quanti sono comunque in grado di andare avanti da soli? Se così non è, se la mano pubblica deve non tanto sostenere, promuovere, ma decidere della vita e della morte di attività, sino a prova contraria, private, di cosa stiamo parlando? Parliamo di una politica istituzionale che ha forse perso tratti importanti della sua dimensione pubblica. Che tuttavia, nonostante questo, ottiene consenso perché risponde a una precisa richiesta. Che proviene, questo è il punto, non solo dalle fasce popolari che avanzano bisogni elementari, ma perfino dalla parte di società borghese e colta, quella che riceve i contributi di cui parliamo, che dovrebbe sentire impellente la necessità di una politica profondamente diversa.

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