venerdì 10 settembre 2010

Diffamare la Sicilia con un gioco?


LA REPUBBLICA PALERMO - VENERDÌ 10 SETTEMBRE 2010
Pagina X
“MAFIA 2", DAVVERO SERVE LA CENSURA?
Francesco Palazzo


Può un gioco dare forza alla mafia e diffamare la Sicilia? E´ la stessa domanda che ci si pone anche dopo le fiction che narrano le gesta delle cosche. La risposta, grosso modo, è sempre la stessa. Sì, le finzioni che descrivono le azioni dei mafiosi aiutano a rafforzarne potere e immagine, e lo stesso accade per i giochi. L´ultimo, "Mafia 2", del quale ho visto il trailer e qualche altro video che gira sulla rete, narra la storia di un giovane siciliano che scala tutte le tappe del crimine negli Usa tra gli anni 40 e 50. Per dare un´opinione sul prodotto artistico bisognerebbe acquistarlo e sperimentarlo, cosa che, a quanto capisco, non hanno fatto i critici della prima ora. Che si sono imbizzarriti per una bandiera siciliana che compare in una scena e per il fatto che il gioco promuoverebbe la cultura mafiosa della violenza. Si è arrivati sino al punto di chiedere il ritiro di Mafia 2, cosa non nuova, visto che la procedura di censura scatta ogni qual volta si parla di mafia e, guarda caso, la si accosta alla Sicilia. In generale, non si dovrebbero mai auspicare atteggiamenti di oscuramento di qualsiasi espressione dell´ingegno umano. Magari ergendosi a custodi della presunta malleabilità delle coscienze dei giovani, che così si troverebbero servita una mafia vincente che fa della brutalità il proprio modo di operare. E questo lo si sostiene nel momento in cui nel meridione viene ucciso un sindaco, in Sicilia viene minacciato un sindacalista, bruciano esercizi commerciali e interi quartieri sono in mano alle cosche, financo per avere le normali utenze come acqua e luce. Non è un gioco, è tutto vero. Così come autentico è il consenso che le mafia ottiene in vasti quartieri popolari della nostra città. Dove i ragazzi non hanno bisogno dei videogiochi e della televisione per incrociare il potere mafioso. Tutti i giorni lo vivono sul proprio territorio e sulla loro pelle. Senza parlare, poi, dei coinvolgimenti, delle connivenze, della politica attuale, siciliana e nazionale, con il potere criminale organizzato. Basta, solo per fermarsi agli ultimi anni, scrutare le sentenze, le dimissioni da cariche importanti, le indagini. Tutto questo, e tanto altro di cui si potrebbe dire, ma non basta un articolo, ci vorrebbe un libro, fa meno o più male di qualsiasi Mafia 2, Piovra o Capo dei Capi che dir si voglia? La risposta non può che essere scontata per coloro che si fanno guidare dal ragionamento e non dalle suggestioni di un gioco che non sposta di niente lo stato in cui ci troviamo. Né la ferocia della mafia, che spara nei videogame e nella realtà ancora di più, né la situazione di una terra come la nostra. Dove la playstation della cattiva politica, manovrata dalla classe dirigente locale, ha intaccato minimamente la mafia. Che, infatti, i più duri colpi li subisce da magistrati e forze dell´ordine. Si lasci, allora, negli scaffali tutto ciò che ci racconta la mafia. Si critichino le produzioni televisive o cinematografiche, ma non si invochi più la cancellazione o la messa al bando di ciò che non piace. Saranno i fruitori, attingendo ai loro portafogli e utilizzando il telecomando, che decideranno ciò che è buono e ciò che, eventualmente, depista.

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