venerdì 11 gennaio 2013

La chiesa e quei due bambini.

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
N. 1 - 11 gennaio 2013 - Pag. 46
SE IL PRETE ASPETTA UN FIGLIO
Francesco Palazzo
 
Che ne penserebbe quel bimbo nato nella stalla più famosa dell'universo, del suo quasi coetaneo che verrà chiamato al mondo in conseguenza dell'unione tra un ministro della chiesa e la sua compagna di vita? Forse capirebbe. Visto che lui viene dentro la storia in una situazione molto più unica che rara. Sa che la vita segue percorsi tortuosi e la salvezza può anche venire da un bue e da un asinello che fanno da scaldino. Il vertice della diocesi di Trapani, invece, non ha avuto dubbi. Ha definito dolorosa, anche se onesta (ma pare l'onestà di chi confessa pubblicamente un crimine), la scelta di un prete di seguire la sua donna che attende un figlio. Ma può essere mai doloroso l'amore per una compagna e per il frutto a venire di tale sentimento? Si è aggiunto che il presbiterio e la chiesa locale vivono con grande sofferenza e lacerazione quanto accaduto. Ma per quale motivo dovrebbe sentirsi ferita una comunità che registra una scelta d'amore di un suo membro? Non è forse lo stesso bambino, nato simbolicamente il 24 notte in tutte le chiese del mondo, a porre l'amore come primo comandamento? Il punto è che in ambito cattolico si vive sempre con grande imbarazzo quanto accade nelle camere da letto. Sia che vengano frequentate da laici sia, a maggior ragione, che siano visitate dai chierici. I pastori di anime intendono porsi da guida per le vite dei fedeli, ma non appena si trovano a vivere un normalissimo sentimento all'interno del loro mondo, vanno in tilt. Non sarebbe stato del tutto umano, da parte della chiesa, anziché definire in termini luttuosi l'evento, declinarlo con gioia, nella certezza, e nella speranza, che due persone hanno intrapreso una strada di condivisione scegliendo di costruire una famiglia? Anzi, il giubilo doveva essere ancora più grande proprio perché la famiglia, composta da un uomo, una donna e dalla prole, viene additata dal cattolicesimo come il parametro più perfetto di una società ordinata. Su questa storia, troppo si è detto dell'uomo, pochissimo della donna, quasi un dettaglio la sua esistenza, niente del nascituro. Tuttavia, proprio su una vita che esordisce la cristianità ha fondato il suo essere più profondo e la sua giustificazione storica più certa. Una contraddizione troppo stridente. Eppure, come dice il prologo del vangelo di Giovanni, il verbo si fece carne. Ma una cosa è la teoria, un'altra la pratica. Se il presbitero avesse rinunciato all'abito talare per fare l'ingegnere, il politico, il medico, il commercialista, o qualsiasi altra cosa che fosse stata mille miglia lontana dal corpo di una femmina e dal frutto che porta in grembo, non sarebbe diventato il caso che abbiamo letto sugli organi d'informazione. Quindi il nocciolo della vicenda non è che una persona ha scelto una vocazione anziché un'altra, ciò avrebbe meritato soltanto qualche riga in cronaca. Ma che c'entrino in maniera diretta i versanti sessuale e procreativo. E' questo che crea scandalo agli occhi degli uomini di chiesa. Uomini. Perché se il ponte di comando ecclesiastico fosse composto anche da donne, si sarebbe reagito in maniera diversa di fronte ad un affetto che si consolida. Ciononostante, la scala gerarchica della diocesi di Trapani, i preti che la compongono e i fedeli che si sentono turbati, proprio in relazione al Natale appena trascorso, che altrimenti è davvero vuoto formalismo, hanno la possibilità di modificare il loro stato d'animo in relazione a quanto accaduto al loro compagno di fede. Non è una tragedia né una vergogna, non un trauma, né un dramma. Pensateci. Nel trionfo dell'amore che avete festeggiato nella famiglia che a Betlemme ha accolto un pargolo, ci sta tutta la storia, che quindi è di gioia, non di mestizia, di questo vostro confratello. E sin troppo facile venerare la notte e il giorno di Natale colui che, già si sa, è diventato Dio. Più difficile sarebbe stato entrare in quella stalla, più di duemila anni fa, e riconoscere, oltre le apparenze, il miracolo del divino che è nella vita. Avere fede, al netto di tutti i dogmatismi, forse significa solo questo.

1 commento:

  1. Condivido al 100%. Vorrei averlo scritto io, quest'articolo ... magari lo riporto nel mio blog!
    Basterebbe permettere ai presbiteri di scegliere: o esercitare il ministero da casti single (con tutto il nostro rispetto: moglie e figli prendono tempo) o scegliere di fare il prete con una moglie/compagna ed eventuale prole al seguito.
    Buona settimana.

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