domenica 1 giugno 2014

I disagi che fanno rumore e quelli che non si vedono.

La Repubblica Palermo
31 maggio 2014 - Pag. I

I SENZA TETTO NÉ LEGGE E I POVERI SILENZIOSI

Francesco Palazzo

Le occupazioni dei senzatetto si prestano a qualche lettura. In primo luogo si registrano contrasti tra gli occupanti, in qualche caso un gruppo avrebbe deciso arrivi e partenze. Inoltre, gli stessi sostenitori degli occupanti temono infiltrazioni mafiose. Un altro problema è relativo al fatto che alcuni beni storici e artistici presenti nei siti oggetto di occupazione, ancorché abbandonati, corrono ulteriori pericoli, vedi la vicenda dell'Istituto Sacro Cuore, dove sarebbe stato portato via di tutto. Ovviamente, non si può generalizzare, tante famiglie vogliono soltanto un tetto sopra la testa. Ma, prevaricazioni tra gli occupanti, possibile utilizzo del disagio abitativo da parte delle cosche, alta probabilità di mettere in pericolo l'integrità dell'esistente, sono caratteristiche di cui abbiamo preso atto e vediamo in altri luoghi di Palermo. Spostandoci su un altro versante della questione, occorre segnalare che la pratica delle occupazioni ha inaugurato a Palermo una variante inquietante. Si prendono di mira direttamente, magari già usufruendo di alloggi popolari, non beni pubblici o appartenenti a enti vari, ma le stesse proprietà private di singoli, procedendo direttamente alle ristrutturazioni. Al fondo di molte di queste azioni, si sostiene legittimamente con l'intento di giustificarle, sta la crisi con l'impoverimento di tante famiglie, le quali non possono più sostenere gli affitti. Dovremmo riflettere, tuttavia, sul perché anziché pochi nuclei familiari, non si mobilitino tutti quelli che sono investiti dalla penuria di liquidità. Al contrario, la stragrande maggioranza della famiglie a rischio povertà campano con modestissimi redditi, riuscendo pure a mandare i figli all'università con mille sacrifici. Poiché non si fanno sentire, non fanno notizia, rimanendo invisibili. Giusto affermare che le istituzioni devono fare la loro parte nei confronti di chi non ha un giaciglio. Ma nel frattempo si fa tutto il possibile per cominciare a uscire con le proprie risorse dall'indigenza o si attende che il manto assistenzialista si faccia carico di tutto? Ciò va detto perché in questa terra, è sotto gli occhi di tutti, c'è una fascia di precariato senza titoli di studio che pretende e ottiene, andando in piazza e trovando orecchie politiche più che "attente". È una minoranza, ma sa farsi sentire. Poi c'è una moltitudine di giovani silenziosi con titoli di studio che non prendono un euro da nessuno, pur presentando curriculum di peso a destra e a manca. Sono costretti ad andarsene o a sbarcare il lunario con poco, senza mai bloccare un solo viottolo di campagna. È bene allora, senza rivolgere lo sguardo soltanto a coloro che possono diventare un problema di ordine pubblico o cospicui bacini elettorali finanziati dalle casse pubbliche, che si abbia uno sguardo a 360 gradi sul disagio. Che è reale e al quale la politica deve fornire le risposte che può dare. Senza che tuttavia si pretendano miracoli da essa e ci si impegni ad aiutarsi con una seppur minima entrata finanziaria. Per tornare alle occupazioni, nel chiedere disponibilità di immobili alla curia e ai vari enti religiosi, si cita l'invito di papa Francesco a condividere con gli ultimi i beni inutilizzati dalla chiesa. Non sarebbe male, adottando lo stesso criterio, se pure qualche frammento di gerarchia laica, che può permetterselo, cominciasse a donare qualche metro quadro per i fratelli e le sorelle che stanno messi male. Così, per dare il buon esempio e per vedere l'effetto che fa.

1 commento:

  1. Forse qualche oltranzista di sinistra mugugnerà leggendo il tuo articolo. Io lo trovo saggio e basato su dati di realtà.

    RispondiElimina