Repubblica Palermo
26 aprile 2017 - Pag. IX
Un sovrintendente per la Favorita da vivere
Francesco Palazzo
La prima notizia è che ai palermitani piace passeggiare in un grande parco. Come ai trentini, ai veneti e ai fiorentini. La seconda è che, molto probabilmente, i trentini, i veneti e i fiorentini già lo farebbero da generazioni se avessero a disposizione un gioiello come il parco della Favorita. La terza notizia è che invece ai palermitani ciò è consentito una tantum, come a quei bambini che improvvisamente vengono portati alle giostre. Dopo la contentezza unanime per la partecipazione ai primi tre appuntamenti, che certamente troverà conferma nelle prossime due domeniche del 7 e 21 maggio, rimane appesa una domanda. Vorremmo capire, e solo chi amministra la città e soprattutto coloro che si candidano a guidarla possono dircelo, cosa si vuole fare di un simile patrimonio. Diciamo concretamente, subito, abbassando i decibel delle promesse a lunga scadenza. Si intende riservarlo normalmente ad auto, motori, camion e ogni tanto aprire il luna park abbastanza scontato del divertimento e dell’orgoglio, oppure c’è un progetto? In questi cinque anni si era partiti con grandi propositi e si è atterrati a poche settimane dal voto con alcune mezze domeniche che lasceranno, più o meno, le cose come prima. È ovvio che certi provvedimenti, vale per la Zona a traffico limitato come per la Favorita, andrebbero presi a inizio legislatura e valutati man mano che esplicano i loro effetti. Non possiamo che augurarci che il vincitore delle elezioni di giugno passi, sulla Favorita, dalle parole ai fatti mettendo in campo, senza por tempo in mezzo, azioni che durino.L’idea di riempire il parco di contenuti, come si sta facendo in queste domeniche primaverili, è la strada giusta. Tra l’altro, ed è una formula vincente da non disperdere, sono virtuosamente al lavoro privati ed enti pubblici. Ma occorre una pianificazione che trasformi lo straordinario di pochi giorni in ordinario perenne. Alle nostre latitudini col vestito della festa siamo tutti bravi, ci blocchiamo quando dobbiamo passare alla quotidianità. Ma le città che funzionano bene raggiungono alti livelli nella ferialità. Il luogo potrebbe ospitare benissimo, visto che da noi c’è un’eterna estate-primavera, di tutto. È chiaro che ci sono problemi da affrontare. Primo fra tutti, quello dei collegamenti con la borgata marinara di Mondello. Che intanto, se vogliamo metterla dal punto di vista della convenienza, non potrebbe che agevolarsi commercialmente di un parco meta costante di visitatori. Si potrebbero immaginare navette continue tra la Favorita e Mondello, luogo anch’esso, fatti salvi i diritti dei residenti, che dovrebbe essere il più possibile preservato dalla presenza dei tubi di scappamento. Le strade alternative non sono poche: almeno quattro, compresa una comodissima autostrada. Il tutto andrebbe affrontato in un clima di dialogo a partire dal primo giorno della prossima amministrazione. Che non dovrà avere l’ansia da prestazione. Questo fatto di contare quanti vanno al parco, in una situazione di normalità, non dovrebbe interessare più nessuno. I palermitani, e i turisti, perché un parco aperto e pieno di contenuti, con un continuo collegamento con Mondello, sarebbe molto appetibile per i flussi turistici, avrebbero una nuova opportunità di vivere la città. Non penso che ogni giorno ad Hyde Park, uno dei nove parchi reali di Londra, o nei tanti giardini di Parigi facciano la conta dei presenti per vedere se conviene tenerli aperti. Questa è una logica molto provinciale. Della quale dobbiamo liberarci se vogliamo avvicinarci agli standard delle città europee. Aveva convinto molto lo slogan che il parco della Favorita doveva diventare, in termini di biglietto da visita, ciò che è stato, e che è, grazie all’abile direzione di Francesco Giambrone, il Teatro Massimo. Allora si potrebbe, per dare un seguito concreto allo slogan, nominare la stessa figura di vertice che gestisce il teatro, ossia un sovrintendente del parco della Favorita, che individui un gruppo di lavoro permanente. Al fine di rendere fruibile sempre, tirandolo fuori dalla dimensione del “vorrei ma non posso” dove giace, questo tesoro. Che non può ancora per molto tempo rimanere chiuso in cassaforte.
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