martedì 19 agosto 2025

Rotazione parroci. Forse si è compresa la centralità delle comunità

 Porta di Servizio

Notizie Chiesa locale e universale

16 agosto 2025

Nuovi parroci, meno polemiche: un segno di maturità delle nostre parrocchie

Francesco Palazzo

 https://www.portadiservizio.it/2025/08/16/nuovi-parroci-meno-polemiche-un-segno-di-maturita-delle-nostre-parrocchie/



Negli ultimi due anni, tra agosto 2023 e agosto 2025, nell’arcidiocesi di Palermo ci sono state decine di avvicendamenti di parroci disposti dall’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, e altri se ne annunciano, almeno così leggiamo sul sito ufficiale della Curia.

È un ricambio davvero significativo e importante. Intanto per i sacerdoti. Fare più esperienze in un territorio molto vasto, che presenta tante differenze al suo interno, significa arricchire il proprio bagaglio conoscitivo e avere modo di approfondire e mettere in pratica scelte pastorali sempre più piene di prospettive mature.

Meno proteste

Su questi cambiamenti però è possibile fare anche qualche riflessione in più. Al netto dei comprensibili e umani impatti esistenziali dovuti ai distacchi bilaterali parroci-comunità, normali dopo anni di vita parrocchiale comune, non si sono registrate reazioni sopra le righe. Se non alcune lamentele, devo dire abbastanza contenute, direi quasi del tutto trascurabili, da parte dei fedeli. Ed è una bella e interessante novità.

In tempi passati, chi ha qualche decennio sulle spalle sa a cosa mi riferisco, nelle parrocchie e sotto le sedi arcivescovili si registravano veementi proteste di piazza con annesse raccolte di firme per scongiurare il trasferimento di questo o quel presbitero. E se poi avveniva lo spostamento, si seguiva il parroco nella nuova parrocchia.

Un episodio simile avvenne nel 1985, parliamo di 40 anni fa esatti, nella parrocchia che frequentavo sin da bambino, dove il parroco fu spostato dopo 15 anni di servizio pastorale.

Un cambiamento positivo

I tempi sono dunque cambiati, in questo caso in positivo. Vuol dire che evidentemente si è compreso da parte delle comunità parrocchiali un aspetto cruciale. E cioè che in questi passaggi del tutto fisiologici di ricambio si deve dare rilievo, importanza, a parrocchie non parroci-dipendenti, ma a comunità di fede in continua crescita, mature, responsabili, legate al territorio. In cui i parroci sono una parte, certo non secondaria, dei mosaici parrocchiali.

Perché sono le parrocchie in sé stesse, con tutti i carismi e le potenzialità espresse, e le tante ancora da esprimere, che costituiscono il tessuto vitale, il cuore pulsante, delle diocesi. E il primo compito dei parroci, per me, è proprio questo. Fare emergere tutto il potenziale che esiste nell’ambito parrocchiale, che è fatto di tempio e territorio, del contesto in cui vengono inviati.

Inoltre è un diritto/dovere dei fedeli compiere questo percorso verso una partecipazione e una presenza sempre più piene. Altrimenti il rischio, persino banale dirlo, è quello di ridursi a semplici spettatori/valutatori di quanto accade in parrocchia. Quel parroco mi piace/non mi piace, è simpatico/antipatico, quell’altro predica bene o male. Se parroci e comunità parrocchiali sapranno mettere in campo questo, doppio ma in realtà unico, cammino, ci guadagneranno sia la Chiesa che tutto il territorio della diocesi. E quando giungerà il momento di separarsi nessuno resterà monco di nulla.

Parrocchie in dialogo

Per quanto rappresentato, spero chiaramente, è un buon segno in questa direzione di sempre maggiore consapevolezza conquistata dalle comunità parrocchiali, rispetto al passato tumultuoso in occasione di spostamenti cui facevo cenno, il fatto che vengano salutati serenamente e ringraziati con il sorriso coloro che si spostano perché chiamati altrove. E ci si prepari (sui social ho letto tanti messaggi in tal senso) con spirito di vera accoglienza a continuare, rafforzare, trasformare, da protagonisti, la vita parrocchiale insieme ai nuovi arrivati.

Va anche aggiunto che lo scopo della crescita costante di tutti può essere raggiunto pure facendo dialogare le varie realtà parrocchiali, vicine o distanti. Non so in che misura venga attualmente praticata una cosa del genere. Ma anche questo serve, servirebbe, a tutti e a tutte per generare buone pratiche, virtuosi confronti e alla fine percorsi di fede sempre più radicati e robusti.

mercoledì 6 agosto 2025

Chiesa e giovani. Dai raduni al dialogo quotidiano con le nuove generazioni.

 Porta di Servizio

Notizie Chiesa locale e universale

Speciale Giubileo 2025

La Chiesa e i giovani, oggi come ieri. Strade nuove per un dialogo

Francesco Palazzo

 3 agosto 2025  

 https://www.portadiservizio.it/2025/08/03/la-chiesa-e-i-giovani-oggi-come-ieri-strade-nuove-per-un-dialogo




Il Giubileo dei Giovani, che ha portato oltre un milione fra ragazze e ragazzi a Tor Vergata, somiglia molto alla Giornata Mondiale dei Giovani istituita quarant’anni fa da Papa Wojtyla. Era il 1985, anno internazionale della gioventù. La giornata della gioventù, tra appuntamenti diocesani e mondiali, ha già conosciuto 41 edizioni. L’altro Giubileo della Gioventù è stato a Roma nell’aprile del 1984.

Tantissimi gli appuntamenti importanti di questo Giubileo. Ma non si può negare che questo dei giovani abbia un carattere assai speciale, direi unico. C’è un luogo comune che trova il punto di caduta nella seguente frase: “I giovani sono il nostro futuro”. Che in realtà vuol dire soltanto che per i grandi questo futuro è davvero molto lontano.

La Chiesa e i giovani

Con questi ormai consueti appuntamenti la Chiesa mostra di avere, invece, un vero interesse oggi, non nel futuro, per questa fase fondamentale dell’età umana. Sono anch’io cresciuto, nei due decenni  tra gli anni Settanta e Ottanta del cosiddetto secolo breve, in realtà lunghissimo, in un ambito parrocchiale, nella chiesa di San Gaetano. Dove don Pino Puglisi, ucciso da vile e senza onore mano mafiosa, fu presbitero negli ultimi tre anni della sua vita.

Noi giovani allora eravamo tanti e ciò era valso anche per le generazioni precedenti la mia. Per la verità in quei tempi c’erano anche altri centri di aggregazione e di formazione. Erano i partiti, di centro, di sinistra, di destra o extraparlamentari che fossero, mobilitavano anch’essi le vite di tante ragazze e tanti ragazzi. Oramai, purtroppo, dobbiamo notare, si sono trasformati tutti in comitati elettorali suddivisi in fazioni ferocemente contrapposte al loro interno. I giovani continuano ad esserci, seppure in numero molto inferiore rispetto al passato.

Ma non ci sono più i riferimenti ideali di un tempo. Si appartiene a questa o quella cordata e difficilmente il linguaggio politico giovanile è diverso da quello acuminato e di parte degli adulti. In ambito cattolico sono invece ancora rinvenibili degli orizzonti di impegno e di fede comuni nel mondo giovanile.

I punti di domanda che si potrebbero provare a dipanare, con riferimento al mondo cattolico, si possono riferire alla consistenza numerica dei giovani a livello parrocchiale e al tipo di approccio che la Chiesa utilizza per farli crescere sempre più in quantità e qualità.

I giovani e la fede

Secondo le più recenti statistiche, i giovani che dai 18 ai 35 anni  frequentano i riti cattolici sono intorno al 10%. Tale percentuale non può che scendere se consideriamo quanti gravitano in maniera costante negli ambiti parrocchiali per impegni che vanno al di là dei riti. Ai miei tempi in parrocchia, oltre la messa domenicale, si discuteva in momenti specifici per giovani, si giocava, si facevano gite, si vivevano in modo più intenso i periodi natalizi, pasquali, le Quarantore e si aveva un dialogo costante e anche personale con il parroco.

Certo, le forme attraverso le quali si comunicava allora con noi giovani non sono più moneta formativa utilizzabile oggi. C’è da chiedersi se e in che modo si possono intercettare nel terzo millenio le dinamiche giovanili. Tenuto pure in conto che non c’è più come in tempi remoti la catena familiare a fare da traino. Adesso, com’è giusto che sia, le ragazze e i ragazzi decidono per conto proprio.

Quando mi capita di dialogare con persone gravitanti biograficamente nella molto ampia, e per nulla unificabile, fascia d’età compresa tra i 18 e i 35 anni, riscontro punti di partenza e riferimenti abbastanza diversi, anche se non del tutto, dai miei alla loro età. Ma non per questo meno profondi o banali. È soltanto cambiato, tra Novecento e Ventunesimo secolo, il mondo. Quello degli adulti e quello dei giovani.

Le singole parrocchie e le diocesi, spentisi i riflettori di questi appuntamenti aventi caratura internazionale, dovrebbero sempre più, considerato che già senz’altro lo fanno, intensificare con approcci nuovi il dialogo con i giovani presenti e soprattutto con quelli che si tengono lontani.

Non per fare proselitismo con questi ultimi. Sarebbe una pessima modalità per fallire in partenza. Ma per sperimentare insieme a loro, e a quelli già impegnati, tutte le possibili vie che possono essere aperte dal messaggio che proviene dalla buona novella evangelica.

Papa Leone XIV ha detto durante la veglia alla presenza di un milione di giovani: “Cercate con passione la verità”. Ecco, è questo un percorso che può attrarre tanti altri milioni di giovani.