martedì 16 ottobre 2007

Partito Democratico le Primarie in Sicilia


LA REPUBBLICA PALERMO - MARTEDÌ, 16 OTTOBRE 2007

Pagina I

IL PUNTO

La vittoria elettorale del popolo dei gazebo

FRANCESCO PALAZZO





Nei processi politici, infine, contano i numeri. E questi, anche in Sicilia, danno ragione a quanti credevano che il Partito democratico, pure con tutte le cariche più importanti già assegnate, avrebbe fatto a ogni modo presa sulla gente. E danno torto a quanti pensavamo che così non sarebbe andata. Il dato siciliano, 180 mila votanti circa, è sorprendentemente positivo. Alla vigilia avevamo scritto che non sarebbe stato possibile paragonare l´affluenza di questa consultazione a quella delle primarie del 2005. Oggi dobbiamo registrare che coloro i quali sono entrati nei gazebo sono di poco inferiori ai 198 mila che incoronarono Prodi due anni addietro e quasi eguagliano i 188 mila che, sempre nel 2005, decisero la candidatura di Rita Borsellino alla presidenza della Regione siciliana. Se scendiamo nello specifico vediamo che qualitativamente quello di domenica è un risultato migliore. Nel 2005, alle primarie nazionali, la Sicilia contribuì al risultato finale dei votanti con un 4,5 per cento, ora incide con circa il 5,5 per cento. Un risultato che non lascia spazio a molte interpretazioni, la cui importanza si può scorgere in maniera più chiara facendo un semplice raffronto. Le liste dei Democratici di sinistra e quelle della Margherita alle regionali del 2006 presero quasi 650 mila voti. Riuscire a richiamare quasi il 30 per cento di quell´elettorato senza i voti di preferenza personali, che invece costituivano la struttura portante del consenso alle regionali, significa aver centrato in pieno l´obiettivo della partecipazione diffusa. Certo, c´è da mettere nel conto che comunque nelle varie liste si contavano 1.500 nomi che hanno spinto al voto una fascia che forse si sarebbe astenuta. Sono però dettagli. Quello che conta è che il popolo del centrosinistra ha preso confidenza con i gazebo e non si tira mai indietro. Anche quando non c´è molto da decidere. Il dilemma, infatti, non era l´esito della consultazione. Walter Veltroni per la segreteria nazionale e Francantonio Genovese per quella regionale erano superfavoriti. Il dato politico da trarre da questo appuntamento era il confronto tra quanti se ne sarebbero stati a casa e quanti sarebbero scesi a votare pagando. Chissà che partecipazione ancora maggiore se, negli ambiti nazionale e regionale, ci fosse stata gara vera. Questo va rilevato, perché fare uno sforzo organizzativo di tale portata, chiamare a esprimersi milioni di persone solo per ratificare quanto già stabilito altrove, conferisce a questi avvenimenti uno spessore di pura testimonianza. Se non si supererà questo limite le primarie rischiano di ridursi a meri momenti consultivi di democrazia centralistica protetta, il cui patrimonio può essere messo nel cassetto o tirato fuori quando serve e se serve. Detto questo, la geografia politica italiana e, ancor più, quella siciliana è da ieri modificata nel profondo. In Sicilia inizia per il nuovo partito un cammino diverso e inedito. Fatto di tante difficoltà, non c´è dubbio, ma che alla fine dovrà sempre fare i conti con i numeri elettorali. E già c´è un primo scoglio, che riguarda la tornata elettorale più vicina, ossia le amministrative a Messina. Dove proprio il neosegretario regionale, Francantonio Genovese, sembra intenzionato a riproporsi, speriamo passando da nuove primarie da celebrare insieme al resto della coalizione. Per rendere l´idea di ciò che il Partito democratico siciliano ha di fronte citiamo solo due numeri, anche questi abbastanza eloquenti e recenti. Alle ultime regionali ai partiti del centrodestra andarono più di 1 milione e 500 mila voti, il centrosinistra non arrivò neanche a 888 mila, pur con lo straordinario contributo di Rita Borsellino. Ecco qual è la sfida che accomuna il nuovo partito alla parte che sta alla sua sinistra, al momento anch´essa in fase di riorganizzazione per costruire un altro soggetto politico omogeneo. Essere il cuore pulsante riformista di una forte alternanza al centrodestra è il vero compito del Partito democratico in Sicilia. Come lo farà e se ce la farà lo sapremo nel futuro immediato e medio. Intanto prendiamo atto che quanto accaduto domenica nelle piazze siciliane è una buona notizia per tutti.

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