mercoledì 18 giugno 2008

Provinciali siciliane 2008: la quasi scomparsa del centrosinistra

LA REPUBBLICA PALERMO - MERCOLEDÌ 18 GIUGNO 2008

Pagina I
L´analisi
Tutte le cifre di una sconfitta
FRANCESCO PALAZZO

Qualche ora dopo la chiusura dei seggi un dirigente palermitano del Pd, con una certa malcelata soddisfazione, assicurava che il trend catastrofico del centrosinistra era in inversione di tendenza. Il riferimento era alla realtà di Palermo e provincia. Registravamo la rivelazione con incredulità, in attesa di dati più attendibili. Dati che poi hanno smentito la certezza granitica del dirigente in questione, che da quel momento non si è più visto nelle varie emittenti televisive che commentavano i risultati elettorali. Ma ormai la leggenda metropolitana era entrata nel circuito mediatico e politico. E, infatti, nei giornali di ieri si poteva leggere la seguente dichiarazione del candidato alla presidenza della Provincia di Palermo: «Sapevamo che la sfida era difficile, ma rispetto ad aprile la distanza abissale del 40 per cento tra centrodestra e centrosinistra alla fine si è accorciata». Purtroppo per lui, dati alla mano, le cose non stanno così. Alle regionali di qualche mese addietro, il centrodestra prese nel collegio provinciale di Palermo il 68,61 per cento, il centrosinistra si fermò al 28,57. Alle provinciali palermitane quest´ultimo si è fermato al 26,34 per cento, il centrodestra ha toccato quota 73,66. Basta avere una semplice calcolatrice per vedere che il baratro tra le due coalizioni è passato dal 40,04 al 47,32 per cento. Altro che distanza accorciata. Vediamo le altre sette province in cui si è votato. Prendiamo Agrigento. In questa provincia alle regionali il centrodestra arrivò al 67,55 per cento, il centrosinistra al 30,65. Alle provinciali di domenica e lunedì scorsi, il centrodestra è balzato al 76,72 per cento, il centrosinistra, diviso in tre, è arrivato al 21,83. Nell´Agrigentino dunque, rispetto alle regionali, l´abisso tra le due parti politiche, inteso come voti andati alle liste, l´unico metro di valutazione che ha una base strutturale nella misurazione del consenso, è passato in poche settimane dal 36,9 al 54,89 per cento. In provincia di Catania si continuano a raggiungere cifre iperboliche. Se alle regionali la differenza tra le due coalizioni era del 50 per cento, ora si è passati al 61,5. A Messina, intesa come provincia, si è traghettato dal 43,32 per cento in più a favore del centrodestra alle regionali al 56,52 di ora. Palermo, Agrigento, Messina e Catania sono da inserire per il centrosinistra, registrandosi un divario che va da più del 45 a più del 60 per cento, nella fascia della più nera e infernale disperazione. Poi ci sono tre province, Caltanissetta, Siracusa e Trapani, dove il centrosinistra sta dentro una striscia, che potremmo chiamare purgatoriale, meno umiliante, ma sempre pesante. Nel Nisseno si è comunque fatto peggio rispetto alle regionali, passando da un distacco del 30,6 al 32,03 per cento. Nel Siracusano quasi simili gli equilibri. Alle regionali il centrodestra aveva staccato il centrosinistra di 30,74 punti percentuali, adesso l´asticella è salita al 33 per cento. Il Trapanese è l´unica provincia di questa fascia dove si è registrato un lieve miglioramento rispetto alle regionali. Ad aprile la divisione tra centrodestra e centrosinistra si attestava al 37,39 per cento, oggi, sommando i tre pezzi del centrosinistra che erano in campo per le provinciali, si arriva al 36,24 per cento di scarto. L´unica provincia dove il centrodestra pur vincendo non si è limitato a passeggiare sugli avversari, ma ha dovuto in qualche modo competere, si conferma quella ennese. Qui, addirittura, le liste del centrosinistra dimezzano complessivamente lo svantaggio delle regionali, che passa dal 14,87 al 7,73 per cento. Rimanendo al tema dantesco, non sarà il paradiso ma, con l´aria che tira, è almeno una sconfitta che il centrosinistra può analizzare e raccontare senza arrossire di vergogna.

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