venerdì 15 gennaio 2010

Attenzione, piovono riforme.

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
N. 2 del 15 gennaio
Pagg. 10 e 11
Se il riformismo è una scialuppa
Francesco Palazzo

Quando non si riesce a fare politica ci si appiglia alle riforme, come il naufrago al pezzo di legno che forse lo salverà o il malato al simulacro del santo protettore. Da decenni il riformismo delle parole è un’arma formidabile, utilizzata per distrarre le masse. Chi è incapace di affrontare i settori essenziali della vita pubblica, per rendere efficienti i quali già ci sarebbero tutti gli strumenti ordinari, basterebbe volerli e saperli applicare, rivernicia tutto con rivoluzioni copernicane. Le quali, nove volte su dieci, non risolvono proprio un bel niente e si sostanziano, basta non farsi distrarre dai giochi di prestigio, in un aumento di costi, un peggioramento dei servizi e nuovo clientelismo. Ora l'orizzonte riformistico sta colorando la crisi in cui agonizza l'amministrazione regionale, giunta al terzo governo di legislatura, e non è finita qui. Roba che fa impallidire la prima repubblica. Periodo che si è aperto all'indomani delle elezioni. Con un presidente delle regione e una maggioranza non in grado di gestire i numeri sovrabbondanti di cui disponevano. Se le parole e i comportamenti di questi ultimi mesi avessero un minimo senso condiviso, si sarebbe già spenta la luce e convocate le elezioni. Le regole sono queste, ma in Sicilia valgono altri parametri. Non si capisce, peraltro, come una parte consistente di coloro che non sono stati capaci di svolgere un compito preliminare a qualsiasi azione politica, ossia tenere unita una coalizione, possano presentarsi come gli alfieri del riformismo in salsa siciliana. Lo scacchiere riformista è ormai affollato all'inverosimile, come i bus nelle ore di punta. Infatti, pure l'UDC e il PDL lealista, rimasti fuori dai giochi, si dichiarano devoti alle riforme. Poiché noi non ci facciamo mai mancare niente, sotto il nostro cielo accade anche un'altra stranezza. L'opposizione, che in qualsiasi altro posto al mondo chiederebbe di tornare al corpo elettorale, vuole aiutare, e lo ha fatto, come diremo, una prima volta già in campagna elettorale, il governatore siciliano senza maggioranza. Cosa che in una democrazia, anche la più scalcagnata, può creare problemi insormontabili. Per realizzare, of course, le riforme che occorrono alla Sicilia. Ma un conto è discutere con una maggioranza in grado di badare a se stessa, un altro è farlo con una minoranza. Perché, in tal caso, si tratta di un pieno sostegno politico-parlamentare. E del resto proprio tale viene considerato dal presidente Lombardo, che ha già incorporato pubblicamente il PD, arruolandolo senza se e senza ma. I democratici possono utilizzare tutti gli eufemismi possibili, ma, se non vogliamo girare intorno alle parole e cadere nel ridicolo, la sostanza politica è che ormai la maggioranza comprende anche loro. Il punto è capire se il gioco vale la candela. Il terzo esecutivo regionale ricorda i governi balneari del bel tempo andato, quando la DC litigava con tutti e con se stessa, mettendo in campo governicchi e cercando poi in parlamento i voti per sopravvivere qualche mese. In questo caso, visto che la bella stagione è alle spalle, si tratterebbe di un esecutivo inverno-primavera. Giacché esponenti del Partito Democratico hanno fatto capire che a giugno si procederà con un ingresso organico in giunta di chi ha perso le ultime elezioni con un cappotto di proporzioni gigantesche. E con una candidatura alla presidenza inconsistente e senza reali motivazioni. Ed ancora il presidente ringrazia di questo primo grazioso contributo alla causa. Resterebbe da capire, rimarrà un mistero, gaudioso o doloroso fate voi, perché mai i democratici si sono tanto accapigliati nel congresso che è seguito alle primarie, se adesso le due principali aree che hanno incrociato le armi sono d'accordo nel lanciare questa ciambella di salvataggio a Lombardo. Che è stata infiocchettata, il periodo era quello giusto, come un pacco regalo di natale, con dentro la solita invocazione retorica che si perseguono gli interessi dei siciliani. Che, però, non hanno bisogno di un riformismo prêt-à-porter, ma di un governo e una maggioranza stabili. Che, dopo aver vinto le elezioni, sappiano realizzare, semplicemente, i punti programmatici esposti in campagna elettorale. Il Partito Democratico intende allearsi strutturalmente con gli autonomisti e con altri pezzi di ceto politico vicini a Lombardo? Lo faccia pure, ma presentandosi al più presto alle urne. Chi sostiene che il voto sarebbe una sciagura, ha davvero uno strano rapporto con la democrazia. Coloro che affermano che tornerebbe a vincere il centrodestra, hanno pure tormentati rapporti con se stessi. E non capiscono che se il centrodestra vince sempre alla grande, probabilmente è perché quando si sbaglia la prima, la seconda, la terza campagna elettorale, magari è il caso di farsi un attimino da parte. O la Sicilia potrà tornare al voto quando il centrosinistra sarà pronto a vincere? Non vorremmo che la situazione politica siciliana trovasse descrizione nella famosa battuta del cabarettista Makaresko. “Molti dei nostri uomini politici sono degli incapaci. I restanti sono capaci di tutto”.

1 commento:

  1. Quasi quasi mi emoziono a leggerti: nel tuo scritto esprimi, in modo acutissimo, piacevole e garbato, riflessioni politiche uguali a quelle che frullano disordinatamente nella mia mente...

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