venerdì 23 aprile 2010

Centrosinistra in Sicilia, il muro del 30 per cento.

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
23 APRILE 2010 - n. 16
Pag. 2
Il PD e le strade che non spuntano
Francesco Palazzo

Generalmente, quando una parte politica attraversa un momento di crisi, e il centrodestra in Sicilia sta vivendo molto di più che un frangente di faide intestine, chi se ne avvantaggia è l'altra parte dello schieramento. Per restare al sud, alle recenti regionali, in Calabria e in Campania, dove il centrosinistra è alla frutta, il centrodestra ha vinto. In Sicilia, invece, il baratro della dissoluzione della maggioranza più che vittoriosa nel 2008, sta diventando il buco nero in cui tutti si stanno andando a cacciare. Anzi, se proprio vogliamo essere precisi, il dibattito che si sta svolgendo dentro il centrosinistra, o meglio nel Partito Democratico, lascerebbe intendere a un visitatore ignaro di cose siciliane, che proprio i democratici siano il punto debole della convulsa fase politica regionale. Quando, al contrario, dovrebbero esserne i primi beneficiari. I continui viaggi sull'asse Palermo-Roma dei maggiori dirigenti democratici e adesso questa sorta di commissariamento, descrivono un tira e molla che ormai sta iniettando dentro il partito il virus dell'incomunicabilità e dell'incertezza assolute. Ognuno dice la sua, tra interventi sui quotidiani, sui blog e sui social network. Dalle primarie è uscita una situazione che non è né carne né pesce. Non hanno vinto coloro che più tendevano a un rapporto stretto con Lombardo e hanno perso coloro che più volevano tenersene lontani. Ha prevalso una linea incerta, che guarda un po' di qua e un po' di là, non decidendosi se prendere una strada anziché un'altra. A conferma di ciò giunge l’ultima salomonica decisione della direzione regionale del partito. Che, cercando di accontentare tutti, finisce probabilmente per scontentare tutti. Questo stato di cose, se non siamo lontani dal vero nel rappresentarlo, può rivelarsi esiziale per qualsiasi formazione politica. A maggior ragione se riguarda un partito che non ha, almeno in Sicilia, numeri tali da potere sopportare scosse di un certo grado. Va detto, per avere un quadro più completo e veritiero, che al momento il Partito Democratico, a prescindere di cosa si possa pensare delle sue scelte, è l'unico soggetto del centrosinistra che tenti comunque di battere qualche colpo. Le altre forze navigano a vista, quasi scomparse, oltre che dal parlamento regionale, anche dal dibattito politico. Se non per dire che non sono d'accordo col Partito Democratico, o con quella sua parte fidanzata con Lombardo. Troppo poco come prospettiva. Per fare un bagno di sano realismo, bisogna tenere fermi i dati delle ultime tre elezioni regionali, un decennio di politica. Nel 2001 il centrosinistra si fermò al 30,3 per cento, nel 2008 si è tornati esattamente allo stesso dato, sommando anche Italia dei Valori che andò da sola. E' vero che c'è la parentesi del 2006, dove il centrosinistra raggiunse la “portentosa” cifra del 36,3 per cento. Se però togliamo la percentuale della lista legata alla Borsellino, voti non strutturali e presto evaporati, non ci si allontana molto dal 30 per cento. Dunque, questo è il dato di partenza, una colonna d'Ercole difficilmente valicabile, un quadro ormai abbastanza stabile e consolidato. Né si può pensare di cercare e trovare ogni volta il candidato che fa il miracolo di portare alla vittoria una coalizione che vistosamente non ha il consenso per farcela. E' strada che non spunta. Chiariscano, allora, i democratici che strada intendono prendere come partito e non come singoli l'un contro l'altro armati. Non soltanto per quanto riguarda la votazione, o meno, del bilancio regionale. Ma prospettando come vogliono giungere, ossia con quali alleanze, al prossimo voto regionale. Lo facciano con un referendum, un congresso regionale, come vogliono, ma non possono rimanere più del dovuto in mezzo al guado aspettando chissà che. Perché mentre si attende, può essere il partito a frantumarsi. E, dall'altro lato, le formazioni a sinistra del PD, dicano qualcosa in più delle critiche ai democratici. Prendano, anche loro, quel 30,3 per cento e vedano cosa farne. Se contemplarlo all'infinito, sconfitta dopo sconfitta. O se farne una base di partenza per costruire anche in Sicilia, finalmente, la democrazia dell'alternanza.

1 commento:

  1. Condivido parola per parola la tua lucidissima analisi. Dov'è il Partito Democratico?

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