LA REPUBBLICA PALERMO – 5 Gennaio 2010
Pag. XIII
Quelle regole sui nostri bus che nessuno fa rispettare
Francesco Palazzo
Alle società che funzionano bastano poche norme, rispettate da tutti e fatte rispettare, per far andare le cose nel giusto verso. Una volta che una disposizione viene emanata, semplicemente si applica. Sempre. Da noi, invece, i regolamenti funzionano come le grida manzoniane. Tanti, minuziosi, ripetuti e poi, sistematicamente, dimenticati. Basta andare sui giornali ed è come se la cosa fosse fatta. Ma da quel momento scatta come un tacito patto tra controllati e controllori, i primi fanno finta di non capire, i secondi fanno finta di non vedere. Prendete, a esempio, l´annuncio dell´Amat datato 20 aprile 2010. Lo trovate ancora nella homepage del sito aziendale, c´è pure un bel disegnino di un autobus. Nella bussola anteriore c´è scritto salita, nella altre discesa. Tutto chiaro. A partire da quella data, dunque, a bordo dei mezzi pubblici si poteva salire solo dalla porta anteriore. L´unica obliteratrice sarebbe stata posta proprio dalla parte della salita, gli abbonati avrebbero dovuto mostrare subito il tesserino. Lo scopo era quello di abbattere significativamente il plotone, assai cospicuo, dei passeggeri abusivi. Bene. Anzi, male. Perché, dopo qualche settimana, tutto è tornato come prima. Se è possibile, anche peggio. Basta che prendiate qualsiasi autobus, ma potete limitarvi al 101, il bus più frequentato della città, per rendervi conto che si sale e si scende da qualsiasi bussola. Con buona pace degli adesivi, discesa e salita, incollati sulle bussole e con l´evidente fallimento della politica di riduzione dei viaggiatori non paganti. Sempre l´annuncio di aprile prevedeva un rafforzamento dei controlli. Da trentadue verificatori si sarebbe passato a cinquantadue, numero quest´ultimo che per la verità appare del tutto inadeguato per una rete di trasporto pubblico molto estesa come è quella palermitana. Ma siccome i verificatori devono essere sempre in coppia, il numero delle unità di verifica - chiamiamole così - sarebbe stato comunque di ventisei. Ventisei coppie di verificatori che, secondo quanto affermato dall'AMAT, dovevano stazionare nella parte anteriore degli autobus per controllare le timbrature. Per la verità, se ogni tanto si vedono a bordo le coppie, di questi singoli e attenti scrutatori dei titoli di viaggio se ne sono visti ben pochi. Ancora meno abbiamo potuto ammirare le guardie giurate le quali, in via sperimentale, dal 20 aprile, avrebbero dovuto garantire sicurezza. Non sappiamo se, come preventivato, siano stati utilizzati per qualche ora pure gli ausiliari del traffico. Insomma, si prevedevano mezzi pubblici pieni di supervisori, ma il risultato è stato il solito buco nell´acqua. Tanto che, possiamo ipotizzare, l´Amat forse non è riuscita neanche a recuperare, in termini di biglietti in più obliterati, il costo dei depliant con i quali contava di presentare le nuove norme agli utenti. Sul sito dell´Amat si legge che un vecchio studio stima intorno al 35 per cento il totale dei non paganti. Forse lo studio andrebbe aggiornato. Ad occhio e croce quella percentuale ci sembra molto ottimista. E pensare che basterebbe poco per affrontare la questione. Niente di fantascientifico. Lo fanno normalmente a Londra, a New York e chissà in quanti altri posti. Chi guida il mezzo, senza altri supporti umani - pertanto facendo pagare alla collettività un solo stipendio - si accerta che tutti salgano dalla parte giusta. Se qualcuno trasgredisce, il guidatore ferma il bus e invita, con decisione, il trasgressore ad accedere dalla porta anteriore esibendo un valido documento di viaggio o pagando il biglietto direttamente a lui. Troppo complicato? Si potrebbe provare. Magari affiancando ai guidatori, all´inizio, giusto il tempo che i palermitani si abituino, oltre che il personale dell´azienda, anche una parte degli ex Pip, distribuiti attualmente senza criterio alcuno negli uffici pubblici. Di sicuro, stabilire norme di comportamento e poi non attuarle non serve a nulla, se non a peggiorare, ancora di più, la vivibilità di una città già abbastanza sofferente.
Ben detto e ben scritto. Mi sa che scrivo pure 150 parole, sulla questione.
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