sabato 12 febbraio 2011

PD, referendum a salve

LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO 12 FEBBRAIO 2011
Pagina XIII
QUEL REFERENDUM SENZA REGOLAMENTO
FRANCESCO PALAZZO

Lo statuto del PD, approvato il 29 febbraio 2009, parla chiaro. Il referendum è il coinvolgimento della base su "argomenti e scelte politiche di essenziale importanza per l´azione del partito". E cosa c´è di più importante dell´entrata in maggioranza alla Regione dopo che gli elettori hanno sonoramente bocciato il Pd, nel 2008, e dopo che le primarie democratiche, nel 2009, hanno attribuito un largo 70 per cento ai due candidati che si opponevano a qualsiasi collaborazione con il governatore Lombardo? Dalla segreteria regionale del partito dicono che questo referendum non s´ha da fare perché non è stato emanato il regolamento che lo disciplina, previsto dallo stesso statuto. Ma è mai possibile che a due anni dall´approvazione della carta fondamentale del partito, questo regolamento non sia stato ancora votato dall´assemblea regionale dei delegati? Visto che accade, è possibile. Insomma, secondo i suoi dirigenti lo statuto del Pd prevede sì il referendum, ma per finta. Dalle stanze di comando del partito giunge questo messaggio: cari iscritti, vi diamo uno strumento per partecipare alle decisioni del partito e indirizzarne le politiche, ma poiché ci siamo dimenticati di scrivere e approvare il regolamento, non se ne fa niente. Vi sarebbero, poi, due ragioni politiche opposte al referendum. La prima. Si criticano coloro che stanno raccogliendo le firme perché starebbero strumentalizzando la base del partito. Una base di cui, evidentemente, non si ha una grande stima. Secondo argomento: i soggetti che stanno raccogliendo le firme non hanno un´idea comune sul dopo. C´è chi vuole gli assessori politici in giunta, in un eventuale quinto governo, e c´è chi vuole le elezioni anticipate. Può anche essere che sia così. Ma questo inficia il tentativo di proporre il referendum? Al comma 3, dell´articolo 36 dello Statuto, è scritto a chiare lettere quali sono i tre elementi da indicare nell´indizione del referendum. La specifica formulazione del quesito. Chiedere se i votanti intendono, si o no, continuare a sostenere la maggioranza che sorregge Lombardo, è un quesito abbastanza specifico e chiaro. Secondo elemento da indicare è la natura consultiva o deliberativa della consultazione. Sembra che si voglia andare verso un conta deliberativa, ossia vincolante per tutto il partito. Terzo elemento, occorre indicare se a votare debbano essere solo gli iscritti o anche gli esterni. Se abbiamo capito bene, si vorrebbero chiamare al voto solo gli iscritti. Ci pare, dunque, che esistano i presupposti, anche formali, a prescindere da qualsiasi regolamento, la cui assenza è da addebitare a chi in questo momento dirige il partito e non agli iscritti, per indire il referendum. Se i tesserati del PD, come sostengono dalla segreteria regionale, sono in stragrande maggioranza concordi con le scelte del partito dell´ultimo anno, e quindi hanno clamorosamente cambiato idea rispetto alle primarie del 2009, hanno la possibilità di dimostrarlo inserendo nelle urne referendarie le loro schede. O no?

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