venerdì 4 febbraio 2011

Sicilia: leggi elettorali e politica

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
N. 5 del 4 Febbraio 2011
Pag. 2
PD, la legge elettorale non ti aiuterà
Francesco Palazzo

Sulla legge elettorale riguardante gli enti locali, che sta per essere calendarizzata all'ARS, vanno fatte alcune riflessioni. Una, intanto, di carattere generale. Il disegno di legge, che ha superato lo scoglio della commissione affari istituzionali del parlamento siciliano, è espressione solo dell'attuale maggioranza (PD, MPA, FLI, UDC, API), mentre l'opposizione, che prima era maggioranza, (in Sicilia non ci facciamo mancare niente) ha detto che in aula sarà battaglia, anzi ha parlato addirittura di golpe. Le leggi elettorali riguardando tutto il corpo elettorale, andrebbero approvate in maniera condivisa. Non a colpi di maggioranza. Soprattutto se chi vuole fortemente questa legge, il PD, all'inizio della legislatura era stato inchiodato dagli elettori, e in maniera severa, nei banchi dell'opposizione. Sin qui siamo alla forma, che in politica, come sappiamo, è sostanza. Veniamo, invece, ai contenuti della legge. Il faro che la ispira è costituito dal fatto che si vuole dare all'elettore la possibilità di scegliere meglio sindaci e presidenti di provincia. Sempre in un'unica scheda il corpo elettorale avrà l'obbligo, se vuole, di esprimere due preferenze, una per il candidato consigliere, comunale o provinciale, e una per il candidato sindaco o presidente di provincia. Terminerà, perciò, l'effetto trascinamento, per il quale, dal 1997, basta votare un consigliere e non esprimere alcuna preferenza per il sindaco o il presidente della provincia, che il voto va automaticamente all'aspirante alla poltrona più alta legato alla coalizione di apparteneva del candidato consigliere. Il PD sa che il centrosinistra ha una lunga storia di liste molto deboli, perciò non trainanti, mentre i candidati che presenta per le poltrone di primo cittadino o presidente di provincia hanno quasi sempre avuto un gradimento molto più consistente dei contendenti del centrodestra. Spera, in tal modo, di riequilibrare le proprie sorti negli enti locali. E già questo aspetto, dichiarato espressamente in casa PD, fa sorgere un punto di domanda. Questa nuova legge elettorale intende dare un'arma di scelta in più all'elettore, oppure sono presenti ragioni di parte? Pare che ci siano entrambi gli aspetti. Ma una norma elettorale non dovrebbe mai contenere un'attesa di cambiamento politico riguardante una delle parti in causa. Perché una cosa è la politica che un partito mette legittimamente in campo, un'altra è volere piegare la politica verso se stessi costruendo una norma che miri a colmare le lacune di uno schieramento. Ma è poi vero che la scheda unica con il voto che si trasferisce automaticamente ai candidati sindaci o presidenti di provincia ha sempre penalizzato il centrosinistra? Vediamo quanto è accaduto a Palermo e Catania in due elezioni differenti, nel novembre del 1993 e nel novembre del 1997, tendendo presente che la corrente legge elettorale è stata approvata nel settembre del 1997. Ebbene, sia Orlando, a Palermo, che Bianco, a Catania, vinsero, non solo loro ma con le liste che li sostenevano, nel 1993 e nel 1997, con due leggi elettorali differenti. Nel 1993 c'era la doppia scheda per sindaco e consigliere, nel 1997 la scheda unica con l'effetto trascinamento. Perché ciò è accaduto? La spiegazione è semplice. Nel 1997 fu premiato quanto era stato fatto nel mandato precedente, anche se era cambiata la legge elettorale. Gli elettori non sono affatto degli stupidi sprovveduti, sanno molto bene quello che fanno. E perché negli ultimi dieci anni Catania e Palermo sono state consegnate al centrodestra? Colpa della legge elettorale? Non prendiamoci in giro. E' successo che quella stagione virtuosa dei due sindaci, dal 1997 in poi si perse per strada, apparecchiando la tavola alla sbafata a quattro ganasce ai berlusconiani e compagni di cordata. Qualcuno potrebbe obiettare che quella, elettoralmente, è una stagione ormai alle nostre spalle. Che non sia così ce lo mostra l'oggi. Osserviamo, per fare un solo esempio, quanto accaduto a Gela nelle elezioni del 2010, svoltesi neanche nove mesi addietro. Al ballottaggio sono arrivati due candidati del Partito Democratico. Andate a vedere i voti delle liste che li appoggiavano. Vi renderete conto che la vittoria è stata, pur in presenza della scheda unica e dell'effetto trascinamento, che teoricamente favorirebbe il centrodestra, sia delle liste che dei due candidati. Ciò sta a significare che laddove il centrosinistra è credibile, vedi le sindacature di Crocetta nel comune gelese dal 2003 al 2009, il corpo elettorale lo premia a prescindere dalla procedura di voto. Sia chiaro, è giusto fornire all'elettore una più ampia e precisa possibilità di esprimersi alle urne. Ma il PD si ricordi che l'azione politica è una cosa, ed è questa che genera le vittorie o le sconfitte, le norme elettorali un'altra. Confondere i due momenti non è un buon segno.

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