venerdì 20 maggio 2011

Religione, le masse e il potere

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
20 maggio 2011
Pag. 47
Omofobia, la veglia negata
Francesco Palazzo


La querelle sulla veglia contro l'omofobia, negata dalla curia palermitana e svoltasi lo stesso il 12 maggio, di fronte ad un portone chiuso che faceva intravedere una chiesa illuminata, rimanda, a ben vedere, al di là delle controversie dialettiche sulla circostanza in questione, circa la quale è stato detto più o meno tutto, a una storia di ordinario rapporto con il potere. Sì, proprio così. Né più, né meno. Tutta la storia traccia, infatti, una dinamica, sin troppo conosciuta e assai antica, circa il nesso perverso tra chi il potere, compreso quello religioso, esercita, e chi il potere, sempre compreso quello religioso, subisce. Se la chiesa cattolica autorizza, per ben due anni di seguito, ossia nel 2008 (4 aprile) e nel 2009 (17 maggio), la veglia contro l'omofobia a Palermo, dentro una chiesa cattolica, quella di San Saverio all'Albergheria, due eventi abbastanza pubblicizzati, va benissimo che ciò accada. Tutti allineati e coperti i credenti in Dio, Patria e famiglia eterosessuale di stretta osservanza. L'ha detto il capo e non è il caso di scomodare né la linea ufficiale del cattolicesimo sugli omosessuali, meglio omoaffettivi, visto che il sesso non copre certo tutta la gamma dell'affettività umana, come tendono a credere i cattolici, né quel documento del 1986 dell'attuale papa Benedetto XVI, quando ancora c'era, pensate un po', tutto intero il muro di Berlino. Se nel 2011, due anni dopo, non dopo due secoli, sempre la stessa chiesa, e sempre lo stesso arcivescovo di Palermo, divenuto nel frattempo cardinale, dice che no, quel momento di preghiera non si può più celebrare, almeno non dentro un luogo cosiddetto sacro, ecco che quei fedeli, che nel 2008 e 2009 non avevano avuto niente da obiettare, si ricordano che in effetti a Roma c'è un certo orientamento sull'omosessualità che bisogna rispettare alla lettera. E che il cardinale non aveva alternative. Dimenticando, il potere è così, basta un suo pronunciamento per cancellare pure la memoria recente e far cambiare la curva da cui tifare, che due e tre anni prima l'alternativa c'era stata eccome. E poi rispolverano, sempre i fedeli, che forse lo sconoscevano del tutto un minuto prima, ma solo perché il potere lo tira questa volta giù da uno scaffale impolverato, quel preziosissimo e inestimabile documento del 1986 sull'atteggiamento da tenere verso chi ama persone dello stesso sesso. Che ogni cattolico, palermitano e siciliano, terrà senz'altro sopra il comodino per le riflessioni serali, dopo le preghiere di rito. Magari prendendo casualmente di esso quella parte che più conviene citare al potere per confermare se stesso e confermarsi agli occhi e alle orecchie dei credenti e praticanti più sensibili alle direttive che provengono dall'alto a corrente alternata. Cosa ricavare, infine, da questa vicenda? Non so voi, ma io una certa idea me la sono fatta. Talvolta, per non dire sempre, ci perdiamo in analisi e contro analisi, polemiche e contro polemiche. Guardiamo il dito e non scrutiamo più la luna. Smarriamo, così facendo, quelle che si presentano a noi come evidenze macroscopiche e di lunga, lunghissima, durata. E il rapporto delle masse con il potere, qualsiasi sia la forma in cui esso si incarna storicamente, sacro o profano che sia, qualsiasi sia la forma che le massa assume di volta in volta, è certamente una di queste. Le masse, senza neanche accorgersene, quasi in maniera istintiva, imitano e lusingano il potere, o il più forte che è lo stesso, nelle sue, ondivaghe e interessate, piroette. Nel caso specifico, se domattina dalle stanze papali uscisse fuori la buona novella che l'omoaffettività è benedetta da Dio, al pari di tutte le altre manifestazioni d'amore, state certi che un miliardo di cattolici si convincerebbe dopo un paio di minuti e si farebbe alfiere irremovibile del nuovo verbo. La prossima volta che ci accapiglieremo su qualcosa, ricordiamocelo questo umanissimo aspetto che copre millenni di storia umana. Ci servirà a non disperdere fiumi di parole che disorientano e ci aiuterà a focalizzare l'essenziale.

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