venerdì 27 maggio 2011

Festa sotto la Mole, annacamenti sotto Monte Pellegrino.

CENTONOVE
27 5 2011
Pag. 47
Se Milano è un altro pianeta
Francesco Palazzo

Il risultato elettorale che giunge da Milano, in attesa di conoscere l'esito del ballottaggio, sembra provenire da un altro pianeta rispetto al dibattito intorno al quale ci si arrovella a Palermo. Governo tecnico o politico alla regione? Primarie o no per le amministrative palermitane? Chi si credeva d'essere l'avanguardia dell'azione politica italiana, potrebbe scoprirsi oggi a gestire l'ultimo scampolo di passato. Il 15 e il 16 maggio la capitale morale ha cominciato a disegnare il futuro. Ci ritroviamo, ad esempio, ad alimentare una spinta autonomista che ha trovato più di una sponda in casa democratica. Addirittura si afferma che la Sicilia potrebbe farcela da sola. Una battuta, sconcertante, che fa il paio con la solita litania del “non faremo più un solo precario”, recitata mentre si fanno altri precari. E ciò mentre il leghismo comincia a mostrare i primi segni di seria incrinatura nella sua città simbolo e in altri comuni dove prima spopolava. Coltivando il particolarismo sicilianista, come si faceva nell'ottocento, fatto tra l'altro di pianti, sprechi e incapacità a spendere i fondi comunitari, più che moderni sembriamo fuori tempo massimo. Si deve evidenziare un altro aspetto. Mentre nella città di Palermo, il PD aspetta chissà cosa per procedere verso le primarie, magari per giungere all'ultimo momento presentando un candidato e delle liste deboli, a Milano, ma non solo, proprio i gazebo hanno salvato, individuando una figura convincente e convinta come Pisapia, tutto il centrosinistra. Si badi bene, senza l'apporto del terzo polo. E non è che nel capoluogo lombardo siamo in Emilia Romagna. L''ultimo sindaco non di centrodestra si è avuto vent'anni fa. Al momento il PD, in Sicilia, può dire più di una parola. Sia perché senza il suo apporto il governo regionale non campa più di cinque minuti, sia per il motivo che il voto di metà maggio da ai bersaniani nuova linfa. Una riflessione va fatta su questa storia che il tracollo berlusconiano al nord abbia avuto inizio in Sicilia e ne sia diretta conseguenza. Chi nel PD sostiene questa tesi, dimentica che a Milano, Berlusconi ha perso le elezioni, in Sicilia ancora no. A Palermo e Catania da un decennio il centrodestra esce vittorioso dalle urne. Alla Regione la coalizione berlusconiana ha stravinto nel 2001, nel 2006 e nel 2008, in quest'ultimo caso umiliando l'avversario. Il PD è al governo, forse ogni tanto se lo scorda, attraverso un'operazione di palazzo. A Milano è accaduto esattamente il contrario. Tutto si sta svolgendo fuori dal palazzo. La trama del film, dunque, è un po' diversa da come ci viene raccontata dai democratici siculi. E forse lo sanno bene pure loro, visto che vanno a festeggiare Fassino nel capoluogo piemontese, e non sanno, a dieci mesi dal confronto elettorale, che pesci prendere in quello siciliano. In coda al ragionamento, va inserita una chiosa sulla legge elettorale. Quella siciliana per gli enti locali è stata riformata. Il voto di lista non trascinerà più il candidato sindaco verso cui l'elettore non esprimerà un segno di approvazione. Una possibilità in più di scelta. Tutta salute. I democratici sostengono che si avranno migliori sindaci e il centrodestra non sarà più favorito dalle liste forti che in genere presenta. Allora si potrebbe pensare che è per questo che a Milano, Bologna, Torino, Cagliari e altrove, si sono registrati risultati soddisfacenti. Si sorprenderanno, quelli del PD, nel sapere che i milanesi, i bolognesi, i torinesi, i cagliaritani e tanti altri, hanno votato, nei comuni con più di quindicimila abitanti, con la regola elettorale che in Sicilia è stata appena abrogata. Significa che l'elettorato siciliano è analfabeta, non sa votare, appoggia inconsapevolmente sindaci che mai voterebbe, mentre in tutto il resto d'Italia sono tutti più intelligenti? No, vuol dire soltanto che se riesci a cambiare la proposta politica l'elettorato lo capisce. Dove non sei in grado di farlo, come a Napoli, vieni punito. Il PD e il centrosinistra, in Sicilia, sono più vicini a Milano o a Napoli? 

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