venerdì 11 novembre 2011

La crisi secondo l'arcivescovo. E secondo noi.

LA REPUBBLICA PALERMO - VENERDÌ 11 NOVEMBRE 2011
Pag. I
Ristoranti pieni? No, cervelli in fuga e negozi chiusi
Francesco Palazzo


Il cardinale di Palermo, Paolo Romeo, sposando quanto detto dal premier a un summit internazionale, dove si parlava della nostra sopravvivenza come paese, ha affermato che è vero, la crisi, anche da noi, non si vede poi mica tanto, visto che la gente affolla le pizzerie, si muove in aereo e in auto senza pensare ai costi che deve sostenere, affolla gli autogrill spendendo denaro per cose futili. Certamente l´analisi dell´arcivescovo è stata più complessa e, del resto, egli stesso ha avuto modo di rettificarla, nei giorni successivi calibrando meglio il suo intervento e sfrondandolo di quelli che potevano apparire come giudizi assolutamente in linea con la tesi del presidente del Consiglio. Tuttavia, appare fuorviante attribuire, di fronte a dati oggettivi più che evidenti, al comportamento dei consumatori una sorta di corresponsabilità circa il grave momento finanziario che stiamo vivendo. Soprattutto se guardiamo alla Sicilia. Un primo dato palese l´ha fornito lo stesso cardinale quando ha ricordato, contestualmente alle dichiarazioni sopra riportate, il cospicuo numero di giovani costretti ad andare via negli ultimi anni per provare a cercare lavoro da qualche altra parte. Perché tante intelligenze fuggono? Delle due l´una. O la crisi è impalpabile, una specie di leggenda metropolitana, (ma, a parte Berlusconi, non lo pensano più neanche a Roma non si capisce perché si deve iniziare a dirle proprio in Sicilia certe cose) o questi giovani varcano lo stretto perché la toccano, e non da oggi, drammaticamente con mano. Certo, magari la sera prima, ciascuno di loro avrà "festeggiato" la partenza, più o meno definitiva, proprio in pizzeria, visto che non si potevano permettere altro. Ma davvero andare a prendere una pizza, recarsi al ristorante, o addirittura fermarsi a una stazione di servizio, dà il segno di una crisi di cui non si vuole prendere irresponsabilmente atto? Difficile sostenerlo. Tanto più che proprio queste abitudini, basta farsi un giro d´orizzonte tra le proprie conoscenze più strette, vengono sempre più diradate nel tempo dalle famiglie con redditi non proprio da sopravvivenza. Che in realtà, spesso, hanno quasi eliminato, o rivisto drasticamente, altre inveterate, e non per questo irresponsabili, abitudini, come l´andare al cinema o, in molti casi, partire per le vacanze estive. Senza contare che un certo stile di vita è (o era) proprio solo di una piccola parte, molto ristretta, di società siciliana. Mentre, se ci trasferiamo negli affollati quartieri popolari, questa presunta frenesia consumistica è difficile registrarla. Del resto, che ci sia stata una modifica nelle priorità di spesa, vista l´impossibilità, nella maggior parte dei casi, di arrivare alla quarta settimana, in alcuni casi alla terza, del mese, è dimostrato da altre circostanze abbastanza visibili. Di cui le cronache ci danno, ogni giorno, notizia. Tante aziende chiudono i battenti perché non ce la fanno a sostenere i costi di gestione, tanti padri e madri di famiglia perdono il lavoro a cinquanta anni, ogni volta che facciamo una passeggiata in centro, anche a due passi dal Palazzo Arcivescovile, vediamo sempre più saracinesche tristemente abbassate. Anche la grande distribuzione ha qualche problema. Tanti ipermercati, in giro per la Sicilia, nati nella speranza di un mercato in continua e inarrestabile espansione, sono in forte crisi. Perché le imprese, piccole e grandi, gettano la spugna in numero sempre maggiore, se la gente continua a spendere in maniera scriteriata? Evidentemente, al contrario, dai bilanci familiari le non faraoniche risorse disponibili vengono destinate sempre più alle poche cose importanti e necessarie per cercare di vivere una vita dignitosa. Per il resto si è chiuso il rubinetto o quasi. Almeno questa è la nostra impressione. Temiamo, quindi, che il ritenere l´ansia consumistica al centro dei pensieri del compratore siciliano, volutamente sordo alle sirene devastanti della crisi economica, non tenga sino in fondo conto del quadro che abbiamo, purtroppo, e non da oggi, davanti. Soprattutto in Sicilia e nel meridione.

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