CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
N. 20 del 25 maggio 2012 - Pag. 2
Vince chi ci mette la faccia
Francesco Palazzo
I palermitani si sono convinti che Orlando lo sa fare e ciò è bastato a premiare l'esperienza rispetto a un nuovo che è rimasto impalpabile ai più. La carta d'identità è solo un aspetto dell'essere giovani, quello più formale, poi viene la sostanza. E questa non si è capita o non è stata spiegata bene. Ma forse è più corretto dire che Orlando è l'unico big che ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Non l'hanno fatto i leader del PD, si sono guardati bene dal provarci i nomi grossi del PDL. Hanno avuto paura di rompersi l'osso del collo e si sono rifugiati dietro le parole d'ordine nuovo e giovane. Quando, invece, con i tempi che corrono, le persone hanno bisogno di fiducia e di sicurezza. E lo slogan, “Lo sa fare”, ha fatto subito presa nei quartieri popolari e nella città borghese. I partiti che più hanno preso la scoppola, travolti dal ciclone orlandiano, sono stati soprattutto due, il PDL e il PD. Se per gli ex berlusconiani ciò era ampiamente preventivabile, i democratici dovevano al contrario essere il primo partito che sarebbe dovuto passare all'incasso dopo due legislature disastrose del centrodestra nel capoluogo. Invece sono stati i più puniti dall'elettorato, più del PDL, a cui comunque bisogna sommare la percentuale di Grande Sud. Il fatto è che mentre i dirigenti regionali del partito di Bersani si pavoneggiavano nell'avere neutralizzato il centrodestra alla regione, ma ciò è accaduto due anni addietro, non si sono accorti che lo scenario è oggi completamente cambiato. E hanno continuato a ragionare con lo schema vecchio. Perciò, per il giovane candidato su cui avevano puntato a Palermo, Ferrandelli, sono stati fatti venire a comiziare tutti i pezzi da novanta nazionali. E mentre riempivano teatri e cinema, non si accorgevano che le urne si svuotavano e la gente già guardava da un'altra parte. Sino alla vigilia del primo turno erano convinti che avrebbero sbancato, lanciando in aria percentuali a loro favore che non stavano nelle cose che scorrevano sotto gli occhi di tutti. Ora, a livello cittadino e regionale la resa dei conti si sta facendo più serrata e cruenta. E non è una buona notizia, perché la Sicilia rischia di arrivare alle imminenti elezioni regionali con quello che doveva essere il più grande partito riformista alla canna del gas. Detto questo, sul dato elettorale bisogna stare attenti. Palermo non si è convertita in una comunità che ha abbandonato del tutto il centrodestra. Tra tutti gli elettori che hanno espresso un voto per le liste al primo turno, più del 62% ha scelto partiti riconducibili al centrodestra, il resto, neanche il 38%, ha promosso liste o raggruppamenti politici che si possono riferire al centrosinistra. La consistenza numerica schiacciante determinatasi in consiglio comunale, potrebbe distogliere da questo stato di cose. Ma sia il sindaco eletto, sia i consiglieri che lo affiancheranno a Sala delle Lapidi, dovranno porsi il problema di convincere della bontà delle loro azioni la maggioranza dei palermitani che non ha votato per loro. Cominciando a dare risposte, speriamo efficaci e durature, ai molteplici e gravosi problemi che sono sul tappeto. E' chiaro che la politica fatta con le parole e assai più semplice di quella che poi deve sfociare in azioni concrete e tangibili. Dal verbo delle campagne elettorali, spesso messo nel cassetto non appena chiuse le urne, alla realizzazioni vere e proprie, ce ne corre. Le tante cose promesse devono ora farsi azione di governo che si confronta con i pochi soldi che ci sono a disposizione. Pare che, con l'annuncio di tanti piccoli interventi da fare subito a costo zero, si stia partendo col piede giusto. Ma ancora siamo all'alba. I palermitani giudicheranno su ciò che vedranno cambiare. Non sono disposti a firmare ancora cambiali in bianco. Difficilmente, dunque, concederanno al nuovo inquilino di Palazzo delle Aquile una luna di miele molto lunga. Il tempo del viaggio di nozze e dei dovuti festeggiamenti e poi il gioco si farà presto duro. Se si comincerà a vivacchiare se ne accorgeranno subito. Hanno creduto che Orlando lo sa fare ancora e bene. A lui e alla sua squadra, adesso, l'onere della prova.
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