La Repubblica - Palermo
Giovedì 23 Maggio
Pag. I
Le cose da costruire nel nome di don Puglisi
Francesco Palazzo
Giovedì 23 Maggio
Pag. I
Le cose da costruire nel nome di don Puglisi
Francesco Palazzo
Dopo la manifestazione di massa, con le centomila persone
previste per la beatificazione, ci sarà pure l'imponente chiesa da
costruire a Brancaccio nel nome di don Puglisi. Certo, il progetto era
stato pensato da don Pino, intorno ad essa doveva pure sorgere un
centro aggregativo peri giovani e per tutto il quartiere. pare che così
sarà. Ma va anche sottolineato che per lui erano più importanti le
piccole cose. Somiglianti alla pietra evangelica scartata diventata
pietra d' angolo, di cui ci parla il vangelo di Matteo. Come quei due
piani quasi cadenti di fronte la chiesa di San Gaetano. Nessuno ci
avrebbe scommesso una lira, lui li pagò quasi trecento milioni di lire.
Via Brancaccio, 461. Quel numero civico corrisponde all' ingresso del
Centro Padre Nostro inaugurato dal parroco il 29 gennaio del 1993 di
fronte la parrocchia. Non era una vicinanza soltanto logistica. Il
centro doveva essere, rigorosamente senza ricorrere a finanziamenti
pubblici di alcun tipo, il braccio caritatevole e sociale della
parrocchia. Una povertà sfrontata. Il niente che diventa tanto e che fa
paura. Al malaffare e alla malapolitica. Una profezia che viene
costruita con l' ausilio fondamentale di alcune suore. Che qualche anno
dopo la morte di Puglisi andranno via. Da alcuni mesi la diocesi di
Palermo, e per essa la parrocchia di San Gaetano, ha ripreso possesso
di quei locali. Ma da allora quella porta rimane sostanzialmente
chiusa. Piccolo, o se volete grande, paradosso all' ombra di una
beatificazione. Qualcuno dice che torneranno le suore, tuttavia ad oggi
non c' è niente di sicuro. A dire il vero, non è l' unica stranezza
che si può registrare nei giorni di vigilia dell' evento che si
celebrerà al Foro Italico. Proprio sulla facciata della chiesa dove
Puglisi visse gli ultimi suoi tre anni di vita e di sacerdozio, c' è
una composizione di piastrelle in ceramica. Riproduce l' immagine del
presbitero e quella che fu la sua frase che più è conosciuta a livello
internazionale: «E se ognuno fa qualcosa». Se la digitate su internet,
otterrete 497 mila risultati. Ebbene, sulla facciata della chiesa
quella frase è diventata «e se qualcuno fa qualcosa». Che, ovviamente,
ha un senso completamente diverso. Pare che voglia invitare a cercare
il singolo che, eroicamente, e forse in partenza già sconfitto, voglia
impegnarsi a suo rischio e pericolo. Ora, dopo il partecipatissimo
momento di sabato, durante il quale avremo sicuramente la possibilità
di ascoltare anche pennellate di parole intrise nell' inchiostro sempre
fluido e copioso della retorica, è augurabile che da parte della curia
diocesana e della chiesa parrocchiale si pensi a come stare ancora più
vicini all' eredità e al messaggio di don Pino. Proprio nel quartiere
dove egli visse la sua ultima testimonianza fino a cadere con un colpo
alla nuca quel 15 settembre 1993. Un martirio maturato non soltanto in
odio alla sua fede, ma in quanto quella fede era diventata ricerca di
verità, giustizia e diritti, perseguiti con coerenza, perseveranzae
coraggio. Edè giusto rimanere fedeli sino in fondo al lascito di un
uomo di questo tipo. Ecco, per prima cosa, quando si sarà chiuso il
periodo forte della beatificazione, che almeno quel qualcuno ridiventi
ognuno. E che ciascuno si ricordi, passando davanti la chiesa di San
Gaetano, che don Puglisi intendeva chiamare proprio tutti,
indistintamente, alla vocazione di uomini e donne autentici per
lasciare tanti segni, piccoli ma decisivi, nel libro della storia. Per
questo è stato ucciso. E che, secondo auspicio, quella porta verde,
quella persiana, quel balcone della sede storica del Centro Padre
Nostro vengano riaperti. Riprendendo e continuando, lì prima che in
altri luoghi, il disegno di povertà e di profezia che il piccolo prete
delle grandi orecchie volle comunicare con la propria esistenza e
attraverso il modo con il quale è stato fatto fuori.
Condivido le considerazioni. Molto bella la presentazione del libro "Beato tra i mafiosi", fatta dai Valdesi.
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