venerdì 24 maggio 2013

Don Puglisi: la grande chiesa e il piccolo centro.


La Repubblica - Palermo
Giovedì 23 Maggio
Pag. I

Le cose da costruire nel nome di don Puglisi
Francesco Palazzo
 
Dopo la manifestazione di massa, con le centomila persone previste per la beatificazione, ci sarà pure l'imponente chiesa da costruire a Brancaccio nel nome di don Puglisi. Certo, il progetto era stato pensato da don Pino, intorno ad essa doveva pure sorgere un centro aggregativo peri giovani e per tutto il quartiere. pare che così sarà. Ma va anche sottolineato che per lui erano più importanti le piccole cose. Somiglianti alla pietra evangelica scartata diventata pietra d' angolo, di cui ci parla il vangelo di Matteo. Come quei due piani quasi cadenti di fronte la chiesa di San Gaetano. Nessuno ci avrebbe scommesso una lira, lui li pagò quasi trecento milioni di lire. Via Brancaccio, 461. Quel numero civico corrisponde all' ingresso del Centro Padre Nostro inaugurato dal parroco il 29 gennaio del 1993 di fronte la parrocchia. Non era una vicinanza soltanto logistica. Il centro doveva essere, rigorosamente senza ricorrere a finanziamenti pubblici di alcun tipo, il braccio caritatevole e sociale della parrocchia. Una povertà sfrontata. Il niente che diventa tanto e che fa paura. Al malaffare e alla malapolitica. Una profezia che viene costruita con l' ausilio fondamentale di alcune suore. Che qualche anno dopo la morte di Puglisi andranno via. Da alcuni mesi la diocesi di Palermo, e per essa la parrocchia di San Gaetano, ha ripreso possesso di quei locali. Ma da allora quella porta rimane sostanzialmente chiusa. Piccolo, o se volete grande, paradosso all' ombra di una beatificazione. Qualcuno dice che torneranno le suore, tuttavia ad oggi non c' è niente di sicuro. A dire il vero, non è l' unica stranezza che si può registrare nei giorni di vigilia dell' evento che si celebrerà al Foro Italico. Proprio sulla facciata della chiesa dove Puglisi visse gli ultimi suoi tre anni di vita e di sacerdozio, c' è una composizione di piastrelle in ceramica. Riproduce l' immagine del presbitero e quella che fu la sua frase che più è conosciuta a livello internazionale: «E se ognuno fa qualcosa». Se la digitate su internet, otterrete 497 mila risultati. Ebbene, sulla facciata della chiesa quella frase è diventata «e se qualcuno fa qualcosa». Che, ovviamente, ha un senso completamente diverso. Pare che voglia invitare a cercare il singolo che, eroicamente, e forse in partenza già sconfitto, voglia impegnarsi a suo rischio e pericolo. Ora, dopo il partecipatissimo momento di sabato, durante il quale avremo sicuramente la possibilità di ascoltare anche pennellate di parole intrise nell' inchiostro sempre fluido e copioso della retorica, è augurabile che da parte della curia diocesana e della chiesa parrocchiale si pensi a come stare ancora più vicini all' eredità e al messaggio di don Pino. Proprio nel quartiere dove egli visse la sua ultima testimonianza fino a cadere con un colpo alla nuca quel 15 settembre 1993. Un martirio maturato non soltanto in odio alla sua fede, ma in quanto quella fede era diventata ricerca di verità, giustizia e diritti, perseguiti con coerenza, perseveranzae coraggio. Edè giusto rimanere fedeli sino in fondo al lascito di un uomo di questo tipo. Ecco, per prima cosa, quando si sarà chiuso il periodo forte della beatificazione, che almeno quel qualcuno ridiventi ognuno. E che ciascuno si ricordi, passando davanti la chiesa di San Gaetano, che don Puglisi intendeva chiamare proprio tutti, indistintamente, alla vocazione di uomini e donne autentici per lasciare tanti segni, piccoli ma decisivi, nel libro della storia. Per questo è stato ucciso. E che, secondo auspicio, quella porta verde, quella persiana, quel balcone della sede storica del Centro Padre Nostro vengano riaperti. Riprendendo e continuando, lì prima che in altri luoghi, il disegno di povertà e di profezia che il piccolo prete delle grandi orecchie volle comunicare con la propria esistenza e attraverso il modo con il quale è stato fatto fuori.

1 commento:

  1. Condivido le considerazioni. Molto bella la presentazione del libro "Beato tra i mafiosi", fatta dai Valdesi.

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