La Repubblica Palermo - 13 giugno 2013 — pagina I
La fuga dei democratici che sa tanto di autogol
Francesco Palazzo
HO DOVUTO rileggere due volte l'articolo di cronaca del
nostro giornale che dava conto dell'approvazione, da parte del
consiglio comunale di Palermo, del registro delle unioni civili. e
coppie di fatto avranno, non appena si modificherannoi regolamenti
comunali, e vedremo quanto saranno lunghi i tempi in cui ciò avverrà,
gli stessi diritti dei coniugati su asili nido, buoni casa e altri
aspetti assistenziali riguardanti la vita quotidiana. L'ho dovuto
leggere ancora, perché la prima volta pensavo di aver letto male. L'
accaduto è alquanto strano. Come l' uomo che morde il cane. Il Pdl e l'
Udc, che teoricamente avrebbero dovuto essere contrari, hanno votato
il provvedimento. Addirittura, un esponente del partito di Casini, nel
sottolineare che il consesso cittadino stava parlando semplicemente d'
amore tra una persona e un' altra, ha regalato ai colleghi una copia
del Simposio di Platone. È vero che ormai sono saltati tutti gli schemi
ideologici novecenteschi, ma questa è davvero una bella sorpresa. E
non sono stati da meno i consiglieri del Pdl. «È un atto di civiltà»,
ha chiosato un esponente del gruppo dei berlusconiani, nella nostra
terra, come altrove, elettoralmente in caduta libera. I consiglieri del
Partito Democratico, al contrario, non erano presenti in aula al
momento del voto. Non è la prima volta che il consiglio comunale di
Palermo si esprime in tal senso. Era già accaduto nel novembre del
2011, con l' approvazione di una mozione, evidentemente rimasta lettera
morta se c'è stato bisogno di questo ulteriore passaggio, che
impegnava il sindaco di Palermo ad istituire un simile registro. E,
pensate un po' , la proposta, che aveva successivamente trovato un
relativo appoggio bipartisan, era partita proprio dai democratici.
Allora le cose si erano sviluppate nel senso che più conosciamo. Con
esponenti di spicco del Pdl, del Pid e dell' Mpa che avevano valutato
il registro come fumo negli occhi. La delegazione democratica a
Palazzo delle Aquile ha certamente avuto buoni motivi per non
presentarsi alla chiama. Pare che si sia posto l'accento sul fatto che
al momento siano altre le emergenze a Palermo. Non sappiamo se si
tratta di una decisione concordata con il partito, se l' hanno presa
come gruppo o se, invece, ciascuno è andato per proprio conto. Visto lo
stato liquido dei partiti attuali, in cui contano più gli eletti che
gli iscritti, supponiamo che potrebbero essere buone sia la seconda che
la terza ipotesi. In altri tempi non sarebbe andata così. All'interno delle due formazioni politiche che hanno composto il Pd,
cattolici democratici e sinistra riformista, si sarebbe avviato un
dibattito su una materia così delicata e sensibile. E il voto in
consiglio comunale sarebbe stato prima comunicato alla città e poi
esposto ufficialmente nell' assemblea rappresentativa. Ma anche se
adesso le dinamiche all'interno dei partiti sono cambiate, non
necessariamente in meglio, visto che proprio il Pd viene descritto come
una sommatoria confusa e convulsa di molteplici correnti personali,
sarebbe stato molto meglio che i tre consiglieri democratici,
attraverso una dichiarazione congiunta in consiglio, o con tre prese di
posizione diverse esplicitate dagli scranni di Sala delle Lapidi,
avessero chiarito prima del voto il loro pensiero. Motivando un'assenza che a prima vista è sbalordente. Nel frattempo, quello che
appare all'opinione pubblica è questo. I democratici, anziché
allargare il consenso su un tale provvedimento ad altre sensibilità
politiche, un tempo contrarie, si sono fatti scippare da queste ultime
una norma che sino a qualche anno addietro li aveva visti addirittura
tra i primi e più convinti promotori. Non volendo ingigantire più di
tanto una singola circostanza, possiamo però senz' altro ritenere che
sia stata mancata, da parte del Partito Democratico, in uno scenario
importante come il capoluogo, a pochi giorni dall' inizio del Pride,
che catalizza su Palermo l'attenzione di tutta l'Italia, un'importante occasione.
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