giovedì 5 settembre 2013

Palermo, la buona amministrazione come vero capitale culturale.

Repubblica Palermo

 04 settembre 2013 —   pagina 1  

Se la candidatura a capitale è un terno giocato al lotto

Francesco Palazzo

Cosa significa per una città candidarsi a capitale europea della cultura? Offrire alla comunità internazionale quanto si è realizzato nel medio-lungo periodo, oppure tentare una specie di puntata al lotto sperando di azzeccare i numeri giusti? Il termine cultura riguarda tutto il vivere quotidiano. Non è il grande evento o il racconto di mutamenti posti nel domani. È un mostrare quello che si è, oggi, in quanto singoli e come comunità. Forse è utile paragonare Trieste e Palermo, adagiate sul mare e capitali di regioni autonomistiche. A pochi passi dall'elegante piazza centrale del capoluogo friulano, dove non c' è ombra di mezzi pubblici o privati, vi sono dei gradini che portano dentro il porto. A Palermo, il porto ti respinge. Trieste, che stava per presentare anch'essa la candidatura a capitale della cultura 2019, è piena di insenature che ospitano imbarcazioni da diporto. Pure sotto il Castello di Miramare, simbolo dei triestini e a ridosso del centro storico. Qui abbiamo paura. Sul porticciolo di Sant'Erasmo c'è un'eterna battaglia. Niente attracchi turistici, snaturerebbero il luogo. Che sta morendo tra i rifiuti, invaso dalle auto, oscurato da due pompe di benzina e da gente che arrostisce carne e pesce. Trieste e Palermo si somigliano anche per l'estensione dei centri storici. Quello triestino è un delizioso e solido susseguirsi di aree pedonali. A Palermo, le isole pedonali, o falliscono una dietro l'altra o non si sa bene cosa siano, più stati d'animo che frutto di pianificazione. Tutti i palazzi del centro sono curati, a Palermo, basta guardarne alcuni in zone centralissime, che viene da piangere. Impietoso il confronto tra i mezzi di trasporto. L'Amat fornisce un servizio sempre più carente. A Trieste vengono indicati, e rispettati, in centro e in periferia, gli orari in cui passeranno i bus. Che hanno una frequenza lontana anni luce dalle nostre eterne attese alle fermate. Non parliamo dell'accoglienza turistica. Nella città di Svevo puoi comprare, anche online, una card a prezzi contenuti e usufruire di circa novanta offerte in tutta la regione. In un posto così, rivedi qualche provinciale convinzione. A Trieste, che non ha il clima di Palermo, non c'è un gazebo. Solo ombrelloni e qualche sottofondo musicale sino ad un certo orario. E i locali non chiudono, ma sono pieni. Una delle cose che ti comunicano certe città è il gusto della pulizia. Aiuole spartitraffico profumate e ricche di vegetazione dappertutto. Non si vedono sacchetti d'immondizia. Lì i musei sono ben tenuti e sempre aperti non perché pienissimi, ma in quanto l'investimento culturale viene curato a 360 gradi. Ciò che non guadagno dal museo torna indietro in termini di ricchezza. E nessuno che cerca di fregarti. In albergo un distributore erogava bevande a prezzi modici. In un ospedale palermitano una lattina l'ho pagata quasi il doppio. Non devi mendicare gli scontrini fiscali, come sovente a Palermo. Non vedi, del resto, il professionista pagare ottanta euro dal pescivendolo e andarsene allegro senza ricevuta. Di posteggiatori abusivi neanche l'ombra. Non esiste il concetto di abusivismo. Neppure nella scelta dei colori esterni delle abitazioni. Che presentano un cromatismo simile. A Palermo ognuno realizza il proprio pezzo di mondo a sua immagine. Il confronto potrebbe proseguire. Ma è meglio fermarsi. A Trieste, chiunque sia al governo, lo sanno veramente fare da sempre. Tutti i giorni. A Palermo ci vogliono quasi due anni per arruolare degli ascensoristi per i sovrappassi di Viale Regione e ancora di più per approvare il mitico e ancora assente piano urbano del traffico. Una città può essere un punto di riferimento culturale se fonda la propria vita su decennali e costanti pratiche di buona amministrazione. Senza politiche virtuose di lunga durata, che devono vedere in campo sia gli amministratori che gli amministrati, non si è capitali di nulla.

Nessun commento:

Posta un commento