La Repubblica Palermo
18 settembre 2013 — pagina 15
QUEL VOLONTARIATO VIRTUOSO PRESO A MODELLO DA PADRE PUGLISI
Francesco Palazzo
Recentemente abbiamo appreso che il ristorante Il Vicoletto
dell'Albergheria ha tagliato il nastro dei venticinque anni. Se fosse
una semplice attività commerciale, potremmo semplicemente
complimentarci della longevità. Ma visto che si tratta di un'impresa
che ha avuto una genesi particolare, è una specie di miracolo. Davanti
al quale non possiamo sottrarci ad alcune rapide riflessioni sul ruolo
del volontariato sociale e sulle sue finalità. Il Vicoletto è una delle
realtà concrete (insieme ad un'agenzia di viaggi e a un bar
gelateria) messe in campo, in un quartiere molto difficile, l'Albergheria, dal Centro Sociale San Saverio, nato a Palermo nella
primavera del 1986. Quando la città si apprestava a vivere un'altra
primavera, politica, ormai facente parte dell'album dei ricordi. Tante
le azioni poste in essere dal San Saverio, associazione di
volontariato aconfessionale e apartitica. Che, come tutte le cose
umane, ha avuto certo dei limiti. Soggettivi ed oggettivi. Ma che
almeno per quanto riguarda alcuni aspetti, fondamentali, è da prendere
ad esempio per chi prova in Sicilia ad agire nel tessuto sociale in
zone multiproblematiche. Intanto, è un riferimento per quanti appendono
la vita associativa alla continua erogazione di risorse pubbliche. Al
San Saverio sono riusciti a sopravvivere anche nei frequenti, e
lunghi, periodi di tagli. Che poi bisognerebbe riuscire a capire se
davvero tutti questi fondi trasferiti producano sempre utilità sociali,
culturali e, perché no, economiche. O se talvolta servono per curare
pezzi di elettorato, fornendo titoli, prebende e appagamenti personali
per pochi. Inoltre, il Centro San Saverio è stato gestito in questi
decenni da persone che si sono date il cambio nella direzione. La
circolarità negli incarichi di vertice è importante. Fa crescere nuove
levee allena alla democrazia. Per di più, i soggetti che hanno svolto
funzioni di guida avevano già una loro professione privata. Quindi, l'impegno che hanno assicurato al sodalizio è stato davvero a titolo
gratuito. Infine, cosa più importante, nelle tre esperienze
imprenditoriali promosse, tra cui appunto Il Vicoletto, hanno dato a un
gruppo di persone la canna per pescare e non il pesce, avariato, in
quanto sovvenzionato con i soldi di tutti. Tale aspetto va sottolineato
con forza. La promozione sociale nei confronti di terzi che versano
in condizioni precarie, deve, o dovrebbe, sempre avere questa finalità.
Ossia, favorire operosità e saper fare che poi abbiano la capacità di
camminare con le proprie gambe, vedendosela con il mercato e con la
concorrenza. Non ci sono scuse che tengano. Se lo hanno fatto all'Albergheria, si può fare ovunque. Invece, quasi sempre, l'
assistenzialismo rimane fine a se stesso e genera clientele a lunga
scadenza, in territori dove i bisogni contano più degli ideali. E
sappiamo che nella nostra regione questi contesti sono davvero tanti.
Inutile sottolineare che ciò vale sempre, ma in misura maggiore quando
le realtà associative nascono sulla memoria dei morti di mafia. Che lo
si voglia ammettere o no, i meccanismi della signoria mafiosa e della
malapolitica ad essa collegata pescano nella stessa acqua di coltura
della dipendenza infinita, che non riscatta ma fa rimanere piccini.
Dobbiamo, perciò, essere tutti contenti del successo di questi
imprenditori che sono riusciti ad attecchire all' Albergheria. La
promozione dei cittadini, senza che essi dovessero inchinarsi al
potere, divenendo al contrario protagonisti del loro futuro, era lo
scopo principale dell'azione del Beato Pino Puglisi. Di cui si è
celebrato il ventennale della morte per mano mafiosa. E che,
significativamente, come del resto aveva fatto il suo predecessore
nella chiesa di San Gaetano, Rosario Giuè, guardò proprio al Centro San
Saverio come modello per la sua azione a Brancaccio.
Che bell'articolo, Francesco! Frequento il Centro San Saverio dal 1987 e posso sottolineare anch'io lo sforzo da parte di don Cosimo e di tutti gli operatori di far crescere qualcosa di buono nel quartiere.
RispondiEliminaGrazie, Maria.
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