La Repubblica Palermo
22 ottobre 2013
Per aprire un cantiere non basta la provvidenza
Francesco Palazzo
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/10/22/news/per_aprire_un_cantiere_non_basta_la_provvidenza-69208419/
Un laureando è colui che sta per concludere il proprio percorso di studi. Una
chiesa erigenda - così è stato chiamato nel corso della cerimonia di domenica
il luogo di culto con altre strutture ad esso legate che, come è stato
annunciato, sorgerà a Brancaccio nel nome di Puglisi - doveva essere qualcosa
in più di una, pur gioiosa, mattina di festa. Con un progetto esecutivo già
convalidato in tutte le sue parti e un corrispondente finanziamento per porlo in
essere in maniera completa.
Magari, non sarebbe stato male, con un
preventivo confronto con la gente del luogo per capire di cosa avevano davvero
bisogno e come immaginavano l'opera. Con l'apposizione della prima pietra, con
tanto di bollo papale, avvenuta appunto il 20 ottobre, in realtà, da quello che
abbiamo capito, non è stato presentato il progetto, come si fa in genere in
queste occasioni, in quanto è ancora in via di definizione. Né è stato chiarito
con quali fondi si realizzerà quello che era un intendimento del beato, di cui
ieri è ricorso il primo festeggiamento in termini di calendario. Come si legge
in cronaca, ci sarebbero disponibili fondi derivanti dall'otto per mille.
Vedremo come, in che quantità e con quali tempi verranno utilizzati allo scopo.
Il resto dovrebbe venire fuori dalle donazioni dei fedeli e di quanti vorranno
contribuire.
Insomma, siamo davanti ad un proponimento ancora, in larga
parte, in divenire, dunque non quantificabile nella sua effettiva realizzazione
in termini monetari e a un finanziamento che, per forza di cose, non può essere
definito nella sua interezza se prima il disegno di tutta l'opera non sarà stato
completato con tutte le previste autorizzazioni degli organi competenti. Perché
allora, viene da chiedersi, la Curia ha manifestato tutta questa premura
nell'iniziare un percorso, presentandolo quasi in via di realizzazione agli
abitanti di Brancaccio e a tutta l'opinione pubblica? Ovviamente, ci auguriamo
che tra alcuni mesi i lavori abbiano davvero inizio. Ma qualche punto
interrogativo è lecito porselo. È vero che anche don Puglisi fece riferimento e
affidamento alla provvidenza quando si trattò di acquistare, per quasi trecento
milioni di lire, la palazzina di fronte la chiesa dove situare il centro Padre
Nostro. Ma, in quel caso, si trattò di un cammino che venne sostenuto con azioni
specifiche e coinvolgenti tutto il territorio. Quanti preti delle altre
parrocchie della zona erano presenti domenica nel grande spiazzo di Via
Fichidindia? E quelli delle altre parrocchie della città? Pochi, riteniamo,
visto che la manifestazione è avvenuta in un orario domenicale in cui nelle
comunità parrocchiali sono in corso le celebrazioni eucaristiche.
Non
sarebbe stato meglio convocare lì, in un altro orario o in un giorno diverso,
tutto il presbiterio palermitano, in modo che oltre la pietra ci fossero i corpi
dei sacerdoti a testimoniare l'avvio di un sentiero comune della chiesa
palermitana? In altre parole: si tratta di un'azione corale, sentita, della
comunità cattolica del capoluogo, che con questo tempio e con gli spazi connessi
intende muoversi tutta nella direzione di Puglisi, o di qualcosa calato dall'alto, utile a completare il tragitto iniziato con la beatificazione
di maggio?
Va ricordato, peraltro, proprio per sottolineare la concretezza e la
sobrietà di un tipo come don Pino Puglisi, che egli inaugurò ufficialmente e in
pompa magna solo nel gennaio del 1993, pochi mesi prima di morire, il Centro di
accoglienza Padre Nostro. Quando quella struttura era già operante dal 1991 e
aveva cominciato a porre da diverso tempo segni evidenti di cambiamento a
Brancaccio.
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