La Repubblica Palermo
Pag. XV - 14 maggio 2014
L'altro derby per lo sviluppo
Francesco Palazzo
Durante i
festeggiamenti per la promozione del Palermo, il coro “chi non
salta è catanese”, si è sprecato. Così come le battute sulla
precarietà della classifica, calcistica, degli etnei. Ma il calcio è
una ruota che gira e può riservare, ad ogni curva, sconfitte o
vittorie. Questa regola vale meno se guardiamo agli assetti che la
politica, l'economia e la società riescono a dare alle città. In
tale contesto contano aspetti meno effimeri di un pallone che rotola
in rete. Qui temiamo che la classifica si capovolga. Se vi recate nel
capoluogo catanese troverete una pulizia delle strade e dei
marciapiedi notevole. Anche le erbacce sono oggetto di una certa
attenzione. Non si vedono sacchetti d'immondizia. Per quanto a
Palermo la situazione della raccolta dei rifiuti sia migliorata,
cartacce, bottiglie, buste di plastica, pacchi di sigarette e
mozziconi, per limitarci ad un elenco sobrio, si fanno notare
ovunque. Non parliamo della situazione dell'asfalto. Buche e
sconnessioni ci accompagnano ad ogni passo. All'ombra del vulcano,
confrontando le zone centrali delle due città, abbiamo strade lisce
e marciapiedi integri e larghi. Se poi paragoniamo le chiusure dei
centri storici, a Catania la grande piazza dove sorge la cattedrale
da la sensazione di un'area pedonale tranquilla e condivisa. Non ci
sono piante o dissuasori. A Palermo, gli spazi secondari tolti alle
auto, Piazze San Domenico e Bologni, devi difenderli manu militari e
comunque è davvero poca roba. Ben altra cosa sarebbe chiudere tutta
Piazza Politeama, la zona adiacente la cattedrale o quella
circostante il Teatro Massimo. Se ci riferiamo ad un'importante
infrastruttura quale l'aeroporto, registrando che Fontanarossa è
stato promosso scalo strategico, come Punta Raisi, possiamo notare la
sua agibilità e la confusione che persiste al Falcone-Borsellino.
Con lavori che non ricordiamo più quando sono iniziati e non
sappiamo quando finiranno. Altra questione è il mare. Mentre a
Palermo si svolge il dramma scespiriano intorno al dilemma cabine si
o no a Mondello, ma in realtà si continua a non utilizzare il mare
che costeggia la parte centrale della città, a Catania il mare che
vedi non appena entrato in centro è tutto balneabile. Intorno ad
esso tanti stabilimenti balneari, con indotto di alberghi,
ristoranti, bar e pizzerie. Non va peggio nel circondario catanese,
Acireale, Acitrezza e le frazioni di Catania. L'utilizzo e il
rispetto delle bellezze naturali e la pulizia risultano sempre ben
visibili. Se guardiamo a destra e a sinistra della città di Palermo,
non è difficile, soprattutto nei primi paesi verso Trapani scorgere
immondizia e coste martoriate. Ma anche verso Messina, a parte
eccezioni, bisogna arrivare a Cefalù per trovare un'economia basata
sulle bellezze storiche, artistiche e naturali. A proposito, inoltre,
di un altro dubbio esistenziale palermitano, l'infinita storia dei
gazebo, dando un veloce sguardo alle vie centrali di Catania ci è
parso di non vederne. Sicuramente, per le strade catanesi, non c'è
la teoria di saracinesche chiuse che si registra a Palermo. Segno di
un'economia fatta di piccoli negozi che ancora regge pur sotto i
colpi della crisi. E pensare che soprattutto nel catanese, visto che
la morte dei piccoli esercizi si attribuisce ai mega centri
commerciali, sono presenti i colossi della grande distribuzione.
Resistono anche i marchi che hanno fatto la storia culturale della
città, come le librerie Cavallotto. A Palermo sappiamo cosa accade
alle insegne storiche. Forse che a Catania politica, economia e
società civile sono avanti rispetto a Palermo? Probabilmente per
questo, nel distretto catanese si produce l'80% del PIL isolano. Una volta un
detto catanese recitava: Si Catania avissi portu, Palermu saria
mortu. Ma oggi il porto catanese ha superato per traffico quello
palermitano. Per riprendere e rovesciare lo slogan dei rosanero, non
sarebbe male se riuscissimo a saltare insieme ai cugini catanesi.
Queste considerazioni le facevo anch'io, temendo di essere la solita palermitana disfattista. Mi fa piacere che tu le abbia scritte su La Repubblica/Palermo. Magari riuscissimo a saltare insieme ai cugini catanesi ...
RispondiElimina