SE IL SESSO FA SCANDALO
La Repubblica Palermo - 8 giugno 2016
FRANCESCO PALAZZO
Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi”. Nel caso del gadget messo in rete dagli organizzatori del Pride palermitano 2016, (“Ognuno cia ficca a cu voli”), il cui momento principale sarà la marcia del 18 giugno, si è capovolto il senso e la sostanza della frase. Parafrasandola, potremmo coniarne una nuova: “Gioca con i santi, ma tieniti lontano dai fanti”. E sì, perché quando si gioca con i santi, la coccarda dei libertari è facile un po’ per tutti indossarla. Certamente i lettori ricorderanno il dopo Pride di qualche anno addietro. In occasione dei festeggiamenti laici per Santa Rosalia, venne proiettato un video sul portale del duomo di Palermo. Per pochi secondi comparivano l’asterisco, simbolo del Pride stesso, e i gameti maschili e femminili accoppiati anche in versione omo. Correva l’anno 2013. La levata di scudi in ambito cattolico fu istantanea. “Vergogna. - scrisse un prete – L’ideologia omosessualista proiettata sul nobile porticato meridionale della cattedrale di Palermo…”. In quell’occasione, i fanti ebbero gioco facile nel puntare l’occhiolino pieno di disgusto contro quella parte del mondo cattolico fermo a chissà quando. Solo che la ruota gira e, nel volgere di qualche anno, proprio i fanti laicisti, quelli che sono, o sarebbero, anni luce avanti sui diritti civili, si inalberano, da destra a sinistra, da sopra a sotto, dall’alto in basso e dal basso in alto, verso una frase provocatoria, che somiglia appunto all’asterisco puntato sulla cattedrale. Solo che questa volta il fascio di luce è puntato altrove. E illumina, come meglio non si potrebbe, i limiti non del mondo cattolico questa volta, che in gran parte si tiene lontano, coerentemente, dai cortei del Pride, ma di quella galassia che esordisce con la tipica frase: “Premetto che ho rispetto per il mondo LBGT e sarò presente il 18 giugno ma…”. Seguono una valanga di sottolineature, distinguo, moralismi degni di miglior fortuna, verso un gioco apparso prevalentemente su facebook, dove tante facce appaiono con un gadget in cui appare la scritta sopra richiamata. Un gioco che però, visto le reazioni che sta provocando, non si sta rivelando solo un modo per strappare un sorriso, e penso che solo questo voleva essere, ma un poderoso scompaginamento, una specie di strike, verso quel muro che ancora è, in campo laico, l’emarginazione sessuale del mondo LBGT. Perché, capite, in fondo lo schema è facile da comprendere. Sui diritti civili per carità, per voi ci faremmo pure ammazzare. Ma sul sesso, che è poi il vero tabù che unisce l’ostracismo ancora virulento che proviene dai campi confessionali e laici, state un attimino calmi. Quello che avviene nelle camere da letto sia separato da ciò che succede nelle piazze. E, invece, il problema inizia proprio da lì, dal privato, dalla carne, dai corpi. Poi vengono i riconoscimenti giuridici e tutto il resto. Allora, se è servito a far venire fuori il retroterra culturale nel quale ci muoviamo, benvenuto all’innocente gadget. Del quale, peraltro, non c’è traccia nel sito ufficiale del Pride palermitano, a significare che solo di un piccolo divertimento provocatorio si trattava. Una minuscola provocazione che, tuttavia, ha attirato, come una potente calamità, i tanti che si sono sentiti puntati addosso il potente faro di un grande asterisco. Che si sono subito premurati di cancellare, agitandosi a più non posso sulle tastiere e consegnando ai social network un pezzo di verità. Che solo per ipocrisia, o per sposare sino in fondo il politicamente corretto, si è soliti tenere sotto il tappeto. Un pezzo di verità che si portano appresso, appunto come un grande asterisco, anche tanti di coloro che andranno alla marcia di metà giugno. Ci dice, questo tassello fondamentale di verità, che la strada da fare è ancora lunga. E, prima ancora di transitare dalle leggi, passa dalla testa delle persone.
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