La Repubblica Palermo
16 giugno 2016
Dopo Orlando il vuoto, a sinistra servono subito le primarie
FRANCESCO PALAZZO
Su Palermo la politica politicante del centrosinistra ha già iniziato le grandi manovre di avvicinamento alle amministrative del prossimo anno. Per il momento solo qualche movimento di posizione, che guarda più altrove che al capoluogo, e molti silenzi che però celano, neanche troppo per la verità, tutto un lavorio che potrebbe interessare poco i cittadini palermitani e il futuro di questa comunità. Francamente, non ci pare un modo conducente di cominciare a parlare della prossima legislatura della quinta città d’Italia. Il quinquennio che si concluderà nella prossima primavera non è stato contrassegnato da grandi unità d’intenti nello schieramento di centrosinistra nella capitale dell’isola. Il Pd, se vogliamo iniziare a circostanziare, non ci è sembrato molto presente. Se non nella duplice versione, vecchia come il cucco, di avvicinamenti o allontanamenti dal sindaco. Eppure, dal partito primo in Italia ci si poteva attendere un protagonismo diverso che doveva portare, ma sino a oggi nessun segnale c’è, a costruire una proposta di governo per Palermo. Se guardiamo al consiglio comunale, ed alla maggioranza bulgara che nel 2012 approdò tra i banchi di Sala delle Lapidi, negli anni disintegratasi, pochi segni di vita. Nella giunta di governo, il sindaco, l’uomo politico certamente più rappresentativo degli ultimi decenni, ha stabilito un rapporto diretto con la città, tanto che tra gli assessori che si sono susseguiti non è venuto fuori nessun nome che possa vivere di luce propria proponendosi alla città come primo cittadino. Poche e scarne notizie abbiamo delle opposizioni a Palazzo delle Aquile. Questo, più o meno, lo stato dell’arte a meno di un anno dalle elezioni. C’è una sola figura che emerge, quella di Orlando. E’ sua la colpa se non c’è sostanzialmente molto altro? Assolutamente no. Orlando ha fatto Orlando, ha sempre interpretato la sua figura istituzionale sapendo che riesce a parlare con la città e avendo la certezza che i palermitani, dallo ZEN al salotto di Via Libertà, sanno ascoltarlo.Sono gli altri che in questi ultimi trentadue anni, tanti saranno nel 2017, perché questa vicenda esordisce nel 1985, non hanno fatto la loro parte. Visto che ancora si avanza un appoggio ad Orlando per le prossime amministrative. Come se il sindaco in carica, conosciuto in ogni angolo di Palermo, avesse bisogno di qualcheendorsement, e lo abbiamo visto nel 2012, per riproporsi, queste le sue intenzioni, alla città tra pochi mesi. Ora, il punto è se c’è una modalità per capire se la parte politica centrale e sinistra della città può offrire, in extremis, a Palermo anche un’alternativa rispetto allo spartito sul quale si è suonata gran parte della musica politica in questa città per più di tre decenni. Tenendo conto che non si gareggia certo per essere sconfitti, e che quindi occorre andare uniti, e che i grillini, oltre che il centrodestra che ha già deciso le principali candidature, pure a Palermo faranno sentire il loro peso alle urne. L’unico modo per confermare la continuità, o registrare un cambiamento, è l’appuntamento ai gazebo. E, visto che abbiamo fatto il primo nome della contesa, già in campo da tempo, non resta che fare il secondo, che corrisponde a Fabrizio Ferrandelli, la cui candidatura ci sembra avanzata più o meno ufficialmente. Si tratta di un trentenne del PD, che si è già misurato con le elezioni amministrative, perdendole, con le primarie, vincendole, e che ha avuto il coraggio, caso unico nella storia siciliana, di rinunciare al ruolo e al connesso stipendio che contraddistinguono coloro che siedono sui banchi della deputazione all’ARS. Rappresenterebbe un salto generazionale nell’anno in cui Palermo si candida a capitale italiana 2017 dei giovani. Non resta dunque che consegnare ai cittadini delle primarie lo scioglimento di questo nodo. Evitando i contorcimenti, talvolta abbastanza eccentrici, di apparati partitici, silenti o parlanti, che vorrebbero giocarsi la partita di Palermo nel chiuso di una stanza e scrutando altrove. Considerato che si voterà nella primavera 2017, aprire i gazebo in autunno non sarebbe una brutta idea.
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