La leggenda della società civile con quattro quarti di nobiltà che diserta la democrazia.
Francesco Palazzo
Nel corso delle campagne elettorali si parla molto dei candidati, poco
degli elettori, che contano solo come materiale di sondaggi. A urne chiuse il
corpo elettorale scompare per essere ripescato nella successiva tornata ai
seggi. Quando ci riferiamo ad esso spendiamo parole buoniste per sottolinearne
la disaffezione verso la politica che ha come conseguenza diretta la non
partecipazione al voto. Cosa che si annuncia anche per oggi, in cui potrebbero deporre
la scheda meno della metà degli aventi diritto. Come nel 2012. Non è un dato che
ci vede isolati. Nelle regionali del 2015, dove votarono Campania, Liguria,
Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto, la media dei votanti è stata poco
sopra il 52 per cento. Con la Toscana, ed è quanto dire, che si è attestata sulla
soglia più bassa con il 48,28. Generalmente giustifichiamo tale fuga con il disamore
che altri provocano nei cittadini, scagionando questi ultimi da qualsiasi
responsabilità. Che invece hanno. A meno che non si voglia condividere il
seguente schema. Da una parte i cattivi della politica, dall’altra i buoni
della società civile, che si vendicano in massa non timbrando il certificato
elettorale. La mafia, distribuita tra notabili e popolo, punterà
trasversalmente su più candidati e più liste. Farà quello che sa fare e che ha
sempre fatto. Non so quanto sposta in termini di consenso. Ma dovrebbe fare più
paura il disinteresse di coloro, che rappresentano un numero molto più
consistente, non c’è paragone, che se ne staranno a casa senza neppure pensarci.
Parliamo di adulti, non di bambini che devono essere condotti per mano. Ormai un
vero e proprio blocco sociale. Il cui silenzio in un momento fondamentale dovrebbe
essere redarguito e non accolto con benevolenza. Soprattutto in una regione con
mille problemi come la nostra. Ma non c’è soltanto la latitanza di uno spaccato
enorme della “buona” società civile, termine quanto mai errato, come se tutto
il resto fosse incivile. Chi non vota, spesso si disinteressa di quanto scorre
nella vita pubblica. Va aggiunto, a prescindere dall’esercizio o meno del voto,
che lo spaccato di mondo che non vive direttamente nella cittadella della
politica partitica e istituzionale, non è che presenti, mediamente,
comportamenti più virtuosi di chi lo amministra. Per completare il ragionamento dobbiamo pure dire della qualità del voto
che si attribuisce. Se scattano atteggiamenti e comportamenti familistici o di
clan o se si premiano quelli che si ritengono i migliori. In queste settimane
ci siamo interrogati, giustamente, sull’impresentabilità dei candidati. Ma
quant'è presentabile un elettore che non si presenta al seggio, non controlla
chi amministra, che mette in atto comportamenti sistematici di etica pubblica
molto discutibili e che si fa guidare da motivazioni che non guardano al bene
collettivo nel momento di esprimere il proprio consenso? Sembra banale dirlo,
ma è la verità. Soltanto ottimi elettori e cittadini possono generare buona politica,
istituzioni funzionanti e fondi pubblici spesi bene. Ogni azione politica che
non ha questa base di partenza rischia di essere di poco momento, qualsiasi sia
il risultato elettorale. La Sicilia la potranno migliorare soltanto i
siciliani. Tutti, però, non soltanto una parte. Altrimenti andremo sempre più
giù.
acute e ottime considerazioni che ribaltano il naturale convincimento del sentire comune siciliano, leggasi u pisci feti rs testa , io non sono testa quindi la colpa e degli "altri"
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