venerdì 11 maggio 2018

Siciliani: la civiltà è una partita che è meglio giocare in trasferta.

La Repubblica Palermo
10 maggio 2018
Il vivere civile che per il palermitano è solo da esportazione


Francesco Palazzo



Partiamo da chi a Palermo, avendo intorno ben tre attraversamenti pedonali, decide di farne a meno.Potrebbe imputare tale modo di fare alla distrazione, alla premura, e chiuderla così. Invece si lamenta perché gli automobilisti si trovano in difficoltà trovandoselo improvvisamente davanti a zigzagare come una trottola. Quando gli si fa notare passa alle offese, pensando evidentemente che i pedoni devono essere fatti transitare in qualsiasi modo decidano di farlo. Cosa che per la verità gli viene consentita, visto che si trova già dall’altra parte della strada. A questo punto gli si obietta che anche per i pedoni vale innanzitutto la civiltà, che comprende il rispetto del codice della strada. Messo alle strette si congeda lanciando qualche altro improperio e gridando che di civiltà non si deve parlare. Il tutto firmato dall’epiteto “cretino”, rivolto a chi si trova dinanzi al cofano uno che mette in pericolo la propria e l’altrui sicurezza senza nessuna emergenza in corso e cerca solo di far capire a un adulto, non a un adolescente, che è meglio non farle queste cose. Stesse scene quando fai notare altre “fisiologiche”, alle nostre latitudini, infrazioni. E invece proprio di civiltà parliamo. Quella che molti, al ritorno dai viaggi, raccontano di aver visto fuori. Continuando a comportarsi al contrario in patria. Perché a Palermo, così dicono con voce roboante appena sbarcati, siamo lontani anni luce da certi comportamenti normali. Ed hanno ragione. Non si accorgono tuttavia che non evidenziano solo un problema. Ma che spesso ne fanno parte. Un problema che ha le sembianze dei veicoli in seconda o terza fila davanti ai negozi per gli acquisti o ai bar per consumare il rito della colazione, compresi in quest’ultimo caso talvolta i mezzi delle forze dell’ordine, delle auto che sfrecciano sulle corsie riservate superando i “fessi” incolonnati dietro il rosso dei semafori, dei tantissimi che parlano al cellulare o digitano messaggi mentre guidano, dei ciclisti che vedi sbucare in controsenso da tutte le parti come se il mondo fosse a disposizione sotto i loro pedali, dei motociclisti senza casco, dei mezzi che guadano gli incroci col rosso, di gente, appunto, che va da una parte all’altra delle vie come meglio gli viene, delle quattro ruote che bloccano gli scivoli dei marciapiedi, dei posteggiatori abusivi, sempre gli stessi, in pubbliche piazze o vie che controllano tranquillamente i loro pezzi di territorio, ottenendo legittimità dalla borghesia palermitana e di fatto, a parte i proclami, ignorati dalle forze dell’ordine, visto che sono sempre negli stessi posti da anni e anni. Pure in spazi palesemente video controllati. E tutto ciò, si badi bene, nella zona residenziale della quinta città d’Italia, non in una sperduta periferia. Pochi chilometri quadrati dove ciascuno fa sostanzialmente ciò che vuole.L’habitat è questo, e si sposa con quello del palermitano dall’attraversamento, diciamo, artistico. Il punto è che spesso ci si lamenta, prendendo e prendendosi in giro, per l’assenza di questo o di quello, giustificando condotte non esattamente urbane. Mancheranno tanti presidi in questa città. Ma anche quando glieli metti sotto il naso, per moltissimi palermitani nulla cambia. È pur vero che abitualmente gli appiedati non vengono “visti” sui transiti pedonali, molto spesso più che sbiaditi. Tanto che una ragazza palermitana che studia in Toscana ha chiamato stupita la mamma per dirle che un autista si era arrestato non appena lei aveva messo un piede sulle strisce. Ma non è solo Palermo, spostandosi in Sicilia è difficile trovare cittadini che si comportano diversamente. La politica ha i suoi vizi, ma la cosiddetta società civile nemmeno scherza. In tutto questo far west, dove è difficile scorgere nel quotidiano un patto minimo di convivenza, ciascuno piega le norme a proprio uso e consumo. E guai a rimarcarlo.In una terra in cui sono le trasgressioni quotidiane a divenire regole e a sostituirle del tutto, può essere molto pericoloso. Dal cretino alla lettiga del pronto soccorso il passo può essere davvero breve. 

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