mercoledì 4 aprile 2007

La mafia senza la borghesia

LA REPUBBLICA PALERMO MARTEDÌ, 03 APRILE 2007

Pagina I
LA POLEMICA


FRANCESCO PALAZZO

Discutendo di mafia ci è ormai noto il concetto di borghesia mafiosa. Che sarebbe, se abbiamo ben capito, quella parte di classe dirigente variamente dislocata che garantisce a Cosa nostra protezione, consentendone l´azione nei campi che essa ritiene essenziali per i suoi affari al di là della sua azione militare. Ovviamente la borghesia mafiosa non presterebbe tale supporto in maniera gratuita e disinteressata. In cambio ne avrebbe a sua volta arricchimenti facili, consenso elettorale e potere a palate. Anzi, viene evidenziato il fatto che tale borghesia mafiosa sia sempre stata alla guida dello spaccato di società che ha prodotto e produce mafia. La mafia, come sappiamo, è un sistema di potere, militare, economico, politico, sociale che taglia trasversalmente la società in cui vive. Perciò è abbastanza comprensibile che nella classe borghese si possano rintracciare soggetti pronti a sostenerla in vari modi. Sarebbe strano se ciò non avvenisse. Così come è talvolta possibile che alcuni esponenti della borghesia si trovino alla guida diretta di famiglie mafiose o siano in esse organicamente inseriti: medici, avvocati, eletti nelle istituzioni, gruppi imprenditoriali. Chi parla di borghesia mafiosa afferma sostanzialmente che, essendo la mafia un´espressione delle classi dirigenti, sta nel fondamentale contributo di queste ultime il vero nocciolo duro che ha permesso alle cosche di diventare un potere strutturale e di lunga durata. Ma siamo sicuri che la mafia sia stata generata e si nutra soltanto dell'apporto decisivo e consapevole delle classi dirigenti? Oppure, in prospettiva storica e attuale, è da considerare d´eguale importanza, se non maggiore come estensione numerica e pratiche quotidiane, il consenso sociale e il sostegno che Cosa nostra raccoglie tra gli strati popolari. Probabilmente molti risponderebbero di sì e senza difficoltà alla domanda. Per tutti è pacifico che senza il consenso tra la gente che non corrisponde alla definizione di classe dirigente, difficilmente Cosa nostra riuscirebbe a trovare nutrimento e forza. Così come è un dato di fatto che anche tra le classi popolari, così come nella borghesia mafiosa, si possano identificare capi militari e teste pensanti. Solo che quando si parla delle classi popolari come uno dei corollari non marginali del sistema mafioso, ci si riferisce a esse attraverso analisi che mettono in evidenza la loro subalternità quasi incolpevole. A fronte di una borghesia mafiosa volutamente responsabile dei propri atti, il popolo agirebbe in stato di necessità, preso per la gola dalla mala politica che genera il bisogno non facendo per intero il proprio dovere e dai sodalizi criminali che danno risposte drogate e illegali. Difficilmente si ammette, forse per un ben dissimulato atteggiamento ideologico, che anche una grossa fetta del popolo spicciolo può, al pari della borghesia mafiosa, deliberatamente e con convinzione meditata, ritenere di dovere costituire il cuore pulsante del supporto territoriale ed economico di cui Cosa nostra dispone. C´è una lunga teoria di ricerche, trasmissioni televisive e interviste giornalistiche che dimostrano quanto sia ancora maggioritario in Sicilia il blocco sociale popolare che assicura alla mafia, alle varie mafie, una legittimazione senza se e senza ma. In termini di qualità e quantità di gran lunga superiore a quella che le forniscono le parti della borghesia vicine o interne ai sodalizi criminali. Basta farsi una passeggiata nei quartieri distanti dal centro per capire che se l´antimafia seguita ai grandi momenti emergenziali è caduta in un lungo sonno, il percorso culturale mafioso dì ampi strati popolari è stato solo minimamente intaccato. Anche se ci si vuole illudere che così non sia. Non in base a ricostruzioni scientifiche o ricerche sociologiche. Ma solo convincendosi che l´ottimismo della volontà, un atteggiamento pedagogico ed educativo verso le masse, presunti e improbabili cambiamenti politici e un generico richiamo alla legalità bastino per affrontare tale nodo strategico. Prima o dopo, tuttavia, se si vorrà vedere la luce nella lotta al crimine organizzato, si dovranno fare duramente i conti con le fasce popolari per le quali la mafia non è mai stata e non è un problema: senza giustificarne, per debolezza o incapacità d´analisi, tutte le manifestazioni mafiose o mafiogene.

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