mercoledì 8 agosto 2007

Rodolfo Guajana, un borghese anomalo

LA REPUBBLICA PALERMO - MERCOLEDÌ, 08 AGOSTO 2007
Pagina I

L´ANALISI

Un borghese anomalo
FRANCESCO PALAZZO



Lunedì, in un´intervista televisiva, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha indicato come modello di palermitano l´imprenditore Rodolfo Guajana, la cui impresa una settimana addietro è stata distrutta dal fuoco appiccato dal racket delle estorsioni. A caldo il titolare dell´azienda annientata dichiarò di avere la consapevolezza di essere una persona diversa, in quanto gli sembra normale non pagare il pizzo alla mafia. Adesso Rodolfo Guajana lancia un appello, dove spiega le ragioni del suo essere «diverso», mostrando le sue profonde radici di credente cattolico, praticante e fortemente impegnato nella sua comunità cristiana come ministro straordinario dell´eucaristia e volontario all´azienda ospedaliera Villa Sofia. Nello stesso tempo il suo è un robusto invito alle chiese a prendere posizione dai pulpiti, a non essere tiepide. Siamo di fronte a una novità per la Chiesa palermitana e siciliana. Un semplice credente chiede conto e ragione ai cristiani, alle gerarchie che li guidano, del loro porsi nei confronti della signoria mafiosa. Non si può, egli scrive, finanziare la criminalità e prendersi la comunione la domenica. Alla luce di ciò possiamo integrare la considerazione del procuratore, affermando che Rodolfo Guajana non è solo da prendere a riferimento come modello di cittadinanza laica, ma è anche un credente come dovrebbero esserlo tutti in terra di mafia. Il punto è, purtroppo, che tra i cittadini, laici o credenti che siano, non si intravedono molti esemplari umani anche vagamente simili all´imprenditore palermitano. Gli ambiti civili e quelli religiosi, a parte una ristrettissima cerchia di persone, sono in realtà permeati dalla cultura del lasciarsi vivere senza esporsi più di tanto. Si accetta qualsiasi forma di appropriazione illegale del territorio e, in definitiva, della propria libertà. Gli esempi possono essere tanti, sia in ambito civile sia in quello religioso. Quando si assiste al comportamento di professionisti i quali non solo non trovano disdicevole pagare i posteggiatori abusivi sotto casa, che spesso sono le vedette sul territorio delle cosche in quanto da esse autorizzati, ma che con loro intrattengono rapporti più che amichevoli, quasi di fiducia, si capisce quanto lontano possiamo essere da una classe dirigente che si muova secondo i criteri trasparenti di Guajana. Il vero guaio non è costituito dalla cosiddetta borghesia mafiosa, ma da quella fascia molto più ampia di borghesia, che attraversa trasversalmente tutti i settori pubblici e privati, la quale sta semplicemente a guardare e si schiera silenziosamente, ma molto concretamente, con i sistemi di potere illegali. Di qualsiasi natura essi siano, in primo luogo quelli mafiosi. Spostandoci, poi, sul versante religioso, se solo riflettiamo che dai pulpiti delle omelie domenicali vengono talvolta pressanti richiami a evitare quelli che sarebbero le piaghe dell´umanità - nell´ordine aborto, divorzio e omosessualità - o, bene che vada, si esortano i fedeli a votare quei partiti che non vanno contro la Chiesa, come ancora continua ad accadere, ci accorgiamo che la comunità di fede palermitana si muove complessivamente a distanza di anni luce da come la vorrebbe l´imprenditore nella sua lettera aperta. La quale, molto probabilmente, sarà ignorata dalle parrocchie. Dovrebbe invece essere riprodotta in milioni di copie dalla Curia palermitana, distribuita con la stessa meticolosità del foglietto contenente le letture domenicali e mandata a memoria come una litania. Ciò che spesso fa problema ammettere, soprattutto a quanti si beano dell´antimafia dei pochi, è che l´affermazione che Cosa nostra in Sicilia è composta di circa cinquemila affiliati organici che soggiogherebbero più di cinque milioni di siciliani puri come gigli non corrisponde minimamente alla verità per come la conosciamo. Perché prima bisognerebbe dimostrare che almeno altri cinquemila cittadini e cittadine, credenti e no, in tutta l´Isola abbiano lo stesso spessore etico, civile o religioso dell´imprenditore Rodolfo Guajana. Cinquemila, pur violenti, contro altri cinquemila, pur pacifici, già sarebbe un punto di partenza. Ma tale inizio è ben lontano dall´essere raggiunto.

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