lunedì 10 settembre 2007

Partito Democratico Siciliano, candidati (non) cercasi



LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO, 08 SETTEMBRE 2007

Pagina XII

Quali primarie per il Partito democratico


Non sappiamo se la candidatura di Giuseppe Lumia per la guida del Partito democratico siciliano andrà in porto. Vediamo che si sta comunque concretizzando attraverso una rete di contatti politici che la stanno caratterizzando in senso diffuso. Prima i ragionamenti e poi i nomi. Pare che siano questi i connotati della discesa in campo dell´esponente diessino. La cosa sta sparigliando le carte di quanti erano già in fase di decollo con un metodo diverso. Consistente nel fare prima il nome, uno solo e benedetto da Roma (che novità), per poi avviare una discussione che, per forza di cose e con queste premesse, si stava già muovendo su uno spartito da elettroencefalogramma quasi piatto. Verrebbe da chiedersi che senso ha tentare la costruzione di una nuova soggettività politica in tal modo. Peraltro in una regione in cui invece il centrosinistra ha bisogno di una forte scossa politica, che possa richiamare alla partecipazione masse di cittadini e cittadine che molto si attendono dal nuovo partito e tanto possono fare per esso e al suo interno. Pure non si comprende la logica che sta dietro all´elezione primaria, visto che poi si fa il tiro al bersaglio sui concorrenti che vogliono proporsi. Lo si sta facendo con Lumia, ci stanno provando con il primo ad avere ufficializzato la candidatura, cioè Ferdinando Latteri. È davvero uno strano modo di procedere. Elezioni sì, dunque, ma con un solo nome. I fautori della candidatura unica hanno il problema di non rompere il noto accordo ratificato in sede nazionale. Che attribuisce il segretario politico del Partito democratico nella nostra regione alla Margherita, anzi ad una parte di essa. Senza discussioni e senza confronti. Tanto che, appunto, ci si preoccupa vivamente che con due o tre candidature «si dia un segnale conflittuale e poco costruttivo». Parole lette con sgomento in un resoconto giornalistico e attribuite a un esponente siciliano di primo piano dei Ds. Insomma, le primarie siciliane del 14 ottobre non dovrebbero essere un vero e serio passaggio elettorale, ma una banale presa d´atto di un´investitura già ruminata e servita fredda nei gazebo elettorali. Niente di nuovo e sconvolgente, per carità. Questa terra è stata abituata, nei sei decenni dell´Italia repubblicana, a dover fare i conti con prassi e metodi pensati al di là dello Stretto e poi interpretati fedelmente dalle classi dirigenti locali come fatalità immodificabili. Senza contare che talvolta, o molto spesso, vi sono quelli che si rivelano più realisti del re. I quali riescono a mettere in scena rappresentazioni monocromatiche in cui non si lascia il minimo spazio alla creatività e alla fantasia, pur possibili anche in presenza d´indicazioni provenienti dall´alto. Allora occorre che scenda nell´agone la forza del singolo, preceduto e accompagnato da un progetto politico capace di motivare un elettorato siciliano di centrosinistra, stanco delle mezze misure, dei calcoli, della mancanza di coraggio. Di una politica che pare muoversi avendo costantemente sotto il sedere la rete protettiva del già sperimentato e consolidato. È inutile plaudire al coraggio antimafioso dei dirigenti siciliani di Confindustria se poi politicamente, come partiti, non si è in grado di perseguire strade che aprano nuovi orizzonti di senso e d´impegno. In grado di fare i conti con tutto il male e con tutto il bene che questa terra è in grado d´esprimere. Ci dicono che fare bene un partito è difficile, e noi ci crediamo. Abbiamo però la vaga impressione che farlo male sia, al contrario, abbastanza facile. La possibile candidatura di Lumia, e quella già avanzata dello stesso Latteri, se non renderanno semplice il difficile, sono quantomeno in grado di diradare, da subito, le false partenze. Queste ultime, sì, davvero evitabili.

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