lunedì 21 gennaio 2008

Mafia e politica: siamo sempre al punto di partenza

CENTONOVE
19 Gennaio 2008
Pag. 18

AL DI SOTTO DI OGNI SOSPETTO
di Francesco Palazzo




“Adesso tocca alla politica”. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Dopo l’ennesima positiva svolta sul pizzo delle associazioni rappresentanti gli industriali, gli artigiani, le piccole imprese e gli esercenti, esponenti del centrodestra e del centrosinistra, pochissimi per la verità, rilanciano il solito appello. Citando il Manzoni, si potrebbe dire che “s'ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo”. Ma è uno squillo, quello della politica, già troppe volte rimbombato a vuoto per avere un minimo d’attendibilità. Rappresenta ormai una campana stonata che rintocca, a scadenze fisse, un rumore di fondo fastidioso. Le scadenze abituali sono le campagne elettorali, dove ci si giura a vicenda di non candidare più persone al di sotto d’ogni sospetto, e i momenti forti in cui altri soggetti, ed è il caso appunto del decalogo antiracket firmato dalle associazioni di categoria, cercano di percorrere una strada di riscatto. Siamo all’inizio non c’è dubbio, il cammino è ancora lungo, ma è una pietra angolare di un nuovo edificio quella che viene posta. Che i produttori siciliani di economia e di lavoro veri, sappiano davvero edificarla tale nuova costruzione, lo vedremo. Gli edifici della politica siciliana appaiono invece vecchi, gestiti con metodi che poco o nulla concedono alla buona e trasparente amministrazione. Che la mafia trovi un terreno più che fertile tra le pieghe dei bilanci pubblici, veri e propri buchi neri, tra le curvature che portano ad assegnare gli appalti, oppure nel clientelismo che crea lavoro inutile per fortificare bacini elettorali, non può sorprendere nessuno. Le risorse finanziarie, siano esse comunali, regionali, nazionali o europee, normalmente sono terreno di caccia di faccendieri e croupier della spesa pubblica, per i quali il primo obiettivo è accaparrare fette sempre più consistenti di denaro “manzo”. Non importa se speso per fini di solito impalpabili, quando non inutili. “Piccioli manzi”, simili a quelli che le cosche mafiose si procurano con il pizzo. L’importante è essere legati al carro giusto, all’onorevole potente, all’assessore, al suo portaborse. Che si faccia parte della maggioranza o dell’opposizione non importa. La pentola deve continuare a bollire per tutti, e se non è così, diceva un vecchio saggio, pasta non se ne cala. Ma la pasta si cala. E chi può mangia. Certo, lo fanno anche le mafie. Perché dovrebbero astenersi dal banchetto? I rapporti mafia politica si realizzano e si consolidano in questi ambiti rarefatti e pur concretissimi. Se i rappresentanti delle pubbliche istituzioni vengono presi con le mani nella marmellata e sottoposti a processo, generalmente non collaborano. Resistono, resistono, resistono. Pur non riuscendo a smentire fatti gravissimi, anzi confermandoli persino nelle aule dei tribunali, cercano di trovarsi buoni avvocati per uscire meno “mascariati” da vicende più che scabrose. L’importante è rimanere nel giro. E i partiti che li candidano e li sostengono elettoralmente, si fanno qualche problema? Assolutamente no. Bastano le dita di una mano per contare quelli che, in Sicilia, pubblicamente hanno consigliato di non candidare, e comunque di non votare, certi personaggi del proprio schieramento. Eppure, se proprio si vuole seguire l’esempio degli imprenditori che denunciano, si dovrebbe sapere che ogni singolo attore economico che si ribella al pizzo deve indicare con nome e cognome il proprio estortore. La politica siciliana, piuttosto, fa proclami generici e attende. Che sia la prossima iniziativa da commentare o una sentenza della magistratura, poco interessa. E, allora, quell’“adesso tocca alla politica”, è ormai solo un modo per prendere o perdere altro tempo. Ma non si può più parlare a vuoto di un futuro che non viene mai. Vorrà dire che quando si sostituiranno gli sterili annunci con i comportamenti coraggiosi e puntuali dei singoli, così come fa il singolo imprenditore che punta il dito, se ne potrà riparlare.

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