mercoledì 6 febbraio 2008

Regionali 2008, per il centrosinistra una candidatura di partito

LA REPUBBLICA PALERMO – MERCOLEDÌ 06 FEBBRAIO 2008

Pagina XVII

La partita più difficile del centrosinistra siciliano

FRANCESCO PALAZZO



Le elezioni regionali non potevano capitare in un momento peggiore per il centrosinistra. Già la quantità di consenso di questa parte politica è abbastanza anemica in condizioni normali, figuriamoci se a ciò si aggiunge un quadro nazionale che vede spazzato via un governo dello stesso colore. Il 64 per cento che Demopolis attribuisce al centrodestra in Sicilia per le politiche, va probabilmente ritoccato verso l´alto se guardiamo alle regionali che si basano di più sul consenso personale dei candidati. La Cdl potrebbe superare il 65 per cento. Volete che un qualsiasi candidato alla presidenza, anche il più anonimo, non vinca ad occhi chiusi? Alle regionali del 2006 Cuffaro, che anonimo non era, perse quasi otto punti sul totale del suo schieramento, vincendo senza troppi patemi. E allora il centrosinistra era prevalso nelle elezioni nazionali d´aprile, e un qualche riflesso si ebbe anche in Sicilia nelle regionali di maggio. L´accorciamento della distanza elettorale in termini assoluti, che allora si registrò tra centrodestra e centrosinistra, si può più spiegare in tal modo. Oggi quelle condizioni non ci sono più. Del resto, che la cosa funzioni così, lo si può vedere guardando le regionali del 2001, dove la forte candidatura di Leoluca Orlando scontò la preponderanza schiacciante che in quel momento il centrodestra aveva in tutto il Paese. I nomi, quindi, contano ben poco. Possono solo incidere, anche se in maniera non decisiva, se sono l´espressione di un forte partito che si mobilita attorno a una candidatura. In tal senso va la presa di posizione del Partito democratico di voler scegliere il nome per la presidenza della regione. Non avere dietro un´organizzazione stabile e una deputazione folta in un´assemblea rappresentativa, rende oggettivamente deboli. Sia che si debba governare (la caduta del governo Prodi insegna), sia che si venga chiamati a gestire l´opposizione. Il centrodestra, presentando Cuffaro nel 2001 e nel 2006, e apprestandosi nuovamente a porre una candidatura proveniente dal mondo partitico, va nella direzione giusta, cioè quella di personaggi forti. Che possono contare su un consenso radicato nei partiti che li esprimono e non solo su spinte ideali, grandi e nobili quanto vogliamo, ma abbastanza inconsistenti in quanto a voti. Anche le stesse primarie sono da prendere come un passaggio, che dovrebbe essere al più presto reso obbligatorio per sottrarlo agli umori cangianti, e non come la soluzione. In genere l´elezione primaria, a meno che non si riesca a mettere su un palcoscenico ammaliante come quello americano, riesce soltanto a mobilitare lo zoccolo duro dell´elettorato di riferimento, difficilmente sposta un solo voto dal fronte avverso. Per fare questa operazione ci vogliono partiti solidi e liste forti. Se su questi ultimi s´innesta poi una candidatura autorevole e partitica per la guida dell´esecutivo, si può provare a chiudere il cerchio. C´è pressing su Anna Finocchiaro. E comunque è giusto che il Pd ci provi, anche con un altro nome. In questo caso Rita Borsellino potrebbe essere il naturale punto di riferimento, la leader, dello schieramento che si muove più a sinistra. Dalla percentuale di questo raggruppamento dipenderà se per le regionali ci sarà partita o no. E a tutti gli elettori siciliani, da qualsiasi parte indirizzino il loro voto, farebbe bene partecipare finalmente a un vero confronto elettorale.

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