sabato 14 giugno 2008

Sicilia: morire di lavoro e lavoro utilizzato male

LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO, 14 GIUGNO 2008

Pagina I - Palermo
L´analisi
Nell´esercito regionale pochi addetti ai controlli
FRANCESCO PALAZZO

Morire di lavoro, sette persone in pochi giorni, ieri l´ultima vittima, in una Sicilia con tasso di disoccupazione triplo rispetto alle regioni italiane economicamente più floride. Dopo le tragedie si cercano le responsabilità. Mai un mese o un giorno prima. C’è il solito appello alla presenza dello Stato. Ma nel frattempo si apprende che alla regione, cui spetta insieme alle Ausl la competenza dei controlli sulle quasi cinquecentomila aziende private e su tutti gli enti pubblici, il personale ispettivo è ridotto al lumicino. Solo 150 gli ispettori e altri duecento in formazione. Un piccolo plotoncino di trecentocinquanta addetti, che già avrebbe difficoltà a controllare, bene, una città come Palermo. Figuriamoci tutta la Sicilia. Si tratta di una goccia nel mare. Per un´infrazione scoperta, ne sfuggono migliaia. Basta poco per capire che questo settore dell´amministrazione regionale è uno di quelli più sguarniti, a fronte di tanti uffici dove invece c´è un esubero rispetto alle mansioni da svolgere. Insomma, siamo alle solite. Più di ventimila dipendenti, la Regione Lazio ne ha circa 3.500 a fronte di 5.493.308 abitanti, numero sovrapponibile ai residenti siciliani, e si lasciano sottodimensionate postazioni di primo rilievo. Si farà mai alla Regione una ricognizione completa di tutto il personale, per capire come meglio utilizzarlo e formarlo? Domanda retorica, capite bene. E non c´è rinnovamento, spesso più teorico che praticato, che tenga. Quanti assessori, tra quelli appena insediatisi, hanno fatto, o hanno intenzione di fare, una ricognizione a tappeto delle unità di personale in servizio? Non si tratterebbe, a ben pensarci, di un lavoro improbo. Basterebbero, a ogni assessore, alcune settimane di lavoro per rendersi conto se i singoli sono impiegati secondo le inclinazioni, i bisogni dei vari uffici, il sapere e voler fare, la cultura e il titolo di studio posseduto (alla Regione non si tiene assolutamente conto di tali aspetti). E se, oltre a un impiego quasi sempre non corretto delle persone, c´è una carenza o, al contrario, una dotazione eccedente di lavoratori. Parliamo di aspetti gestionali che dovrebbero essere assolutamente fisiologici, normali, ordinari. Invece, lo sappiamo bene, e accade ogni volta che entra in carica un nuovo governo in Sicilia, i capi delle amministrazioni, e se ci sono eccezioni le registreremmo volentieri, si limitano a un saluto più o meno partecipato alla truppa, senza rendersi minimamente conto, oltre la quantità, di che qualità dispongono. Un´amministrazione complessa come quella regionale non può fare passi in avanti se non utilizza le risorse umane che ha in abbondanza. E che per qualità non sono seconde a quelle di altre regioni storicamente meglio funzionanti. Quanti dei ventimila in organico alla Regione potrebbero diventare ispettori del lavoro, coprendo un settore dalla cui completezza dipende la salvaguardia di vite umane? La risposta è che, a oggi, è impossibile saperlo. Così com´è difficile che altri rami dell´amministrazione, anch´essi marcianti a ranghi largamente incompleti, possano essere portati alle giuste dimensioni se prima non si capirà, nel dettaglio, com´è fatta questa massa, al momento indistinta, dei dipendenti regionali. Facendo questo discorso non possiamo, tuttavia, nasconderci un altro versante critico. Anche ammesso che miracolosamente si riuscisse a sbrogliare la matassa, pensate che sarebbe facile fare andare tutti i tasselli al loro posto? Domanda, anche questa, retorica. Che ne richiama un´altra. Se, non diciamo diecimila, ma uno solo dei dipendenti regionali fosse trasferito d´ufficio, in un luogo più consono alle sue abilità e più utile per le necessità dell´amministrazione, ritenete che i sindacati faciliterebbero l´operazione?

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