sabato 25 ottobre 2008

Democratici siciliani ancora in alto mare

CENTONOVE
24 10 08
IL PARTITO DI CARTA
Francesco Palazzo


Il governo regionale, come da più parti sottolineato, ha dietro di sé una maggioranza litigiosa ancorché vastissima. Guardando però meglio, tali divisioni su ambiti importanti disegnano un quadro in cui i partiti del centrodestra, vincenti alle regionali con percentuali bulgare (o siciliane), rappresentano sia la maggioranza che l’opposizione. Alcuni esempi. Da un lato si afferma che gli impiegati regionali sono troppi, dall’altro ci si appresta a imbarcare più di tremila precari. Una parte di assessori voleva tenere in vita l’ESA (Ente di Sviluppo Agricolo), un’altra lo depenna. Per non parlare, poi, dello scontro per la recente sostituzione della figura apicale che guiderà la gestione dei fondi europei. Non possiamo non citare la sanità, dove le misure per affrontare il piano di rientro fanno registrare una profonda e palese spaccatura nella maggioranza. Potremmo anche ricordare il dissidio insorto intorno alla designazione dei dirigenti dei dipartimenti regionali. Un emendamento affida al presidente della regione e non più a tutta la giunta il potere di nomina. Se questo è quanto abbiamo di fronte, e si potrebbe continuare citando altri casi simili, a cosa si riduce la minoranza? Ne abbiamo avuta dimostrazione durante la recente festa del partito democratico a Palermo. Il doppio confronto tra due esponenti del governo (il Presidente della regione e l’Assessore alla sanità) e due rappresentanti siciliani di punta del Partito di Veltroni, si è svolto all’insegna di una minoranza, l’unica all’ARS, che si limita a criticare i limiti dei provvedimenti più importanti del governo, aggiungendo come contorno alcune timide contro proposte. In altre parole, prova a infilarsi dentro le crepe prodotte dalle lacerazioni esistenti nella parte avversa. Senza che però ci sia, o sia in preparazione, o almeno non la vediamo, un’alternativa credibile, autonoma, fatta d’idee concrete e persone, da presentare ai siciliani. Ci si limita, senza aver fatto i conti con la sconfitta della Finocchiaro, a un galleggiamento senza meta. Il rischio è che il partito democratico si dissemini, pur con qualche guizzo personalistico, senza una sua chiara identità, nel paesaggio monocromatico colorato a tutto tondo dal centrodestra, dai suoi partiti, dalle sue correnti, da coloro che ogni volta portano regolarmente a casa carrettate di voti. Coltivando una dimensione minoritaria costruita su numeri rispettabili, vista la scomparsa dall’Assemblea regionale, e comunque la forte crisi sul territorio, della sinistra radicale. Di cui ci giungono poche e frammentarie notizie. Non tali da far intravedere una, seppur minima, ripresa. Del Partito Democratico, invece, sappiamo alcune cose. Dovrebbe essere già avviata da mesi la fase del tesseramento. A occhio e croce, non ci pare che l’iniziativa sia decollata. Pure i circoli, i quali dovrebbero costituire il radicamento territoriale del PD, sono ancora realtà riguardanti i più stretti affezionati o i funzionari del partito. Lo statuto è in alto mare. Per carità, aprendo il sito siciliano del partito, i documenti si sprecano. Le buone intenzioni pure. D’inchiostro sinora ne è stato seminato parecchio. Di carta se n’è sprecata tanta. Ma questo partito, in Sicilia, sembra non volerci essere. Un partito di carta che viaggia nei mari tempestosi della politica siciliana. Dove il centrodestra spopola così ampiamente da riuscire a dare garanzie a tutti. A destra e a manca, in alto e in basso. Le spaccature che esso presenta, paradossalmente, sono più una forza che una vera debolezza. Ricorderete come funzionava la Democrazia Cristiana. Agganciarsi a questa barca che corre veloce, pur con vistose contraddizioni, sperando di capitare qualche giornata di vento buono per riemergere, serve soltanto, al partito democratico, per certificare l’esistenza in vita e non a predisporre una possibile alternanza. Che dovrebbe contemplare una ripresa del dialogo con la parte più a sinistra dello schieramento. Ammesso che quest’ultima riesca a trovare una sintesi. Ma, chiediamo: sarà stato un caso o un segno dei tempi, se nel programma della festa palermitana del PD, tra incontri “governativi” e la presenza di molti esponenti di primo piano del centrodestra, non si è trovato un buco, uno soltanto, per confrontarsi con quanti si trovano a sinistra del Partito Democratico?

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