mercoledì 8 ottobre 2008

Il voto siciliano verso il centrodestra


LA REPUBBLICA PALERMO
MERCOLEDÌ, 08 OTTOBRE 2008

Pagina XV
QUESTA ANOMALA SICILIA CHE VOTA SEMPRE A DESTRA
FRANCESCO PALAZZO


Giovedì scorso, su queste colonne, Salvatore Butera, partendo dall´esempio di Catania e Palermo, si chiedeva come mai l´elettorato siciliano continua a votare in stragrande maggioranza, dalla stessa parte, pur trovandosi a fare i conti con amministrazioni carenti o fallimentari. Egli ne dà una spiegazione proiettata sullo scenario nazionale. L´Italia, tranne pochi e brevi periodi storici, non ha mai smesso di tifare per la destra. Ma il persistente voto siciliano verso il centrodestra, soprattutto quello del decennio iniziato nel 2001, si può spiegare soltanto in tale modo? Per dare una prima risposta bisogna allargare il quadro alle altre regioni del Mezzogiorno, dove i meccanismi del consenso dovrebbero avvicinarsi molto a quello siciliano e confermare, eventualmente, l´andamento storico nazionale, di lunga durata, evidenziato da Butera. Il punto è che nelle altre regioni del Mezzogiorno il panorama che attualmente si presenta è del tutto diverso da quello siciliano. Con un centrosinistra che ha numeri tali da averlo fatto prevalere alle ultime regionali del 2005 in Calabria, Puglia, Campania, Basilicata e Abruzzo. E anche dove perde, come accaduto nel Molise alle regionali del 2006, la sconfitta avviene con percentuali che disegnano distacchi normali, facilmente colmabili la prossima volta. Così come la prossima volta, e già probabilmente si comincerà con l´Abruzzo tra qualche mese, ci sarà il verosimile ritorno del centrodestra in alcune di quelle Regioni (Calabria, Campania, Puglia). Niente di sconvolgente, normale alternanza. Stesso quadro, abbastanza monocromatico, ma non nel senso che ci aspetteremmo, nei comuni capoluogo delle stesse regioni. A Bari il sindaco è del Partito democratico, così come a Napoli, a Potenza, all´Aquila e a Campobasso. Se consideriamo anche la Sardegna, Regione autonoma come la nostra, facente parte del Mezzogiorno, anche in questo caso il governatore è di centrosinistra. Infine non si può dimenticare la lunga stagione di Italo Falcomatà, amatissimo sindaco di centrosinistra di Reggio Calabria, che vinse le elezioni dal 1993 al 2001, unico eletto per tre volte consecutive. Perché in tali realtà meridionali, non parliamo di Emilia-Romagna, Toscana o Umbria, il voto non conferma sempre, anzi nell´ultimo decennio smentisce, la vocazione verso destra dell´Italia? L´analisi andrebbe fatta caso per caso, ma il dato che emerge è molto chiaro. Se può essere verosimile che il nostro Paese, nelle sue linee generali sociali e politiche, è polarizzato verso il centrodestra, la Sicilia sfugge a qualsiasi comparazione con altre realtà, anche con quelle a essa più vicine, dove invece è facile che si verifichi l´alternanza tra i due schieramenti. E la cosa riguarda non solo il voto comunale o regionale, ma anche quello politico. Se infatti osserviamo i dati della Camera delle ultime elezioni, scopriamo che nelle altre regioni meridionali il centrosinistra, inteso come Partito democratico e Italia dei valori, va dal 32,7 per cento del collegio Campania 2 al 45,6 del collegio molisano. Vince in Basilicata e Molise, arriva vicinissimo al centrodestra in Sardegna e Abruzzo. E anche dove perde con numeri consistenti, non fa mai registrare il quadro siciliano. In Sicilia la stessa coalizione più rappresentativa del centrosinistra ottiene, come dato più alto, un 29,7 per cento nel collegio occidentale e un ancor più deprimente 28,1 per cento in quello orientale. Mentre il centrodestra, che nelle altre regioni del Sud ottiene una media vicina al 45 per cento (dal 37,6 per cento della Basilicata al 51,6 per cento del collegio Campania 2), in Sicilia raggiunge quota 56,9 per cento (collegio Sicilia 2). Mi pare che ce ne sia abbastanza per continuare a riflettere sulla "particolarità" dei comportamenti elettorali del popolo siciliano. Difficilmente spiegabili affermando che l´Italia è un Paese innamorato della destra.

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