sabato 20 dicembre 2008

Da Brancaccio al Brancaccio

LA REPUBBLICA PALERMO VENERDÌ 19 DICEMBRE 2008

Pagina XVI
L´ANTIMAFIA DI BRANCACCIO
Francesco Palazzo


Da Brancaccio al Brancaccio sembra un facile gioco di parole. Solo che Brancaccio è un quartiere conosciuto dall´opinione pubblica per la criminalità mafiosa e il Brancaccio è uno dei teatri più prestigiosi d´Italia. L´incontro tra le due realtà non è neppure facile pensarlo, figuriamoci realizzarlo concretamente. L´associazione Quelli della Rosa Gialla (www.quellidellarosagialla.it) è riuscita a creare questo ponte Palermo-Roma. Un gruppo che, da anni, partendo da un quartiere difficile del capoluogo, sempre che ve ne siano di facili, fa del musical impegnato una sorta di missione. Il 22 dicembre, come già anticipato dal nostro giornale, calcherà le scene del teatro romano, diretto da Maurizio Costanzo, con la favola musical "Father Joe". La sceneggiatura parte dall´attentato alle torri gemelle. Un ragazzo americano intende arruolarsi per vendicare il suo paese. Il destino lo porta in un´isola del mediterraneo, scopre la tragedia dei profughi clandestini e il messaggio di Padre Puglisi. Questa la trama. Ma conta, forse di più, un altro copione. Con una mafia che tenta di rialzare la testa, ammesso che l´abbia mai calata, e non ci pare proprio, è importante sottolineare che Brancaccio giunga nella capitale non per un omicidio di mafia, ma perché esporta cultura. La sede dell´associazione è nei locali attigui a quelli dove Puglisi celebrò messa per qualche anno. I locali della chiesa di San Gaetano erano in ristrutturazione e un auditorium si riempì di panche, sedie e un altare per celebrare messa. È una prossimità non soltanto logistica quella del gruppo con don Pino. Proprio la rosa gialla era il fiore che più piaceva al parroco ucciso dalla mafia. Molti dei centonove protagonisti del musical, che partiranno con due pullman dal rione, sono ragazzi e ragazze battezzati da Puglisi. Sono, questi, dei segni che vanno colti con attenzione, perché la sola repressione, anche quella pur significativa di questi giorni, poco può fare per risanare un tessuto sociale che rigenera continuamente criminalità. La tela va ricucita facendo tesoro di queste significative esperienze locali, periferiche e incoraggiandole. A Palermo ve ne sono altre. Che rimangano spesso nell´anonimato. La sfida per il gruppo di Brancaccio non è semplice. Se finora è stato agevole riempire diversi teatri palermitani, come il Politeama o l´Orione, non sarà così agevole mettere insieme 1.400 spettatori, quanti ne può contenere il Brancaccio, a circa mille chilometri di distanza. Allora è partita l´iniziativa "Manda un amico al Brancaccio". Chi ha parenti o conoscenti nella capitale è invitato a convincerli a staccare un biglietto d´ingresso (10 euro). Daranno una mano le tre pasticcerie romane Ciuri Ciuri, che producono prelibatezze sicule. Anche un membro di Economia Alternativa, con sede presso la casa generale di Roma dei Padri Comboniani, raccoglie i soldi, si reca al botteghino e poi consegna i tagliandi ai destinatari. Ai Comboniani è legato il finanziamento di un progetto. Con una parte dell´incasso, l´associazione contribuirà ad assistere, in Uganda, un gruppo di bambini che hanno fatto, come soldati, l´esperienza della guerra. «C´è chi potrebbe dire: non dovrebbe pensarci lo Stato? Intanto pensiamoci noi. Se ognuno fa qualcosa, insieme possiamo fare molto». Così soleva dire lucidamente don Puglisi. La mafia è ancora forte come ai tempi in cui lui fu fatto fuori. Non bisogna farsi illusioni. Tante retate, nel passato, hanno fatto sperare che fosse suonata la campana dell´agonia sulle cosche. Poi, anno dopo anno, si scopre che il crimine fattura decine di miliardi di euro e quindi tanto male in salute non starà. Allora ci vuole la fatica delle formiche per invertire il senso di questa storia. In tal senso può capitare, in attesa che le istituzioni facciano per intero il loro lavoro, che un gruppo consistente di cittadini, sulla scia del lascito di Puglisi, muovendo dal quartiere dove egli verso il suo sangue, invece di attendere con le mani in mano lagnandosi in continuazione per l´assenza dello stato, decida di prendere in mano il proprio destino. Facendo diventare percorribile lo slogan «da Brancaccio al Brancaccio».

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