sabato 6 dicembre 2008

Natale, Palermo al buio metafora della Sicilia

LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO 6 DICEMBRE 2008

Pagina XXII
LE LUCI SPENTE SULLA SICILIA
Francesco Palazzo


Né gli alberi di Natale maestosi nel centro delle città, né le sgargianti luminarie per le vie più gettonate, hanno mai cambiato la vita a nessuno. Tuttavia, il buio in cui a meno di sorprese sarà avvolto il capoluogo per le festività natalizie e di fine anno, è un simbolo, se volete forse il più banale, del fosco presente che vivono Palermo e la Sicilia. Segno che la politica non viaggia più sul piano del consenso e su questo costruisce buona amministrazione. Perché, se così fosse, l´amministrazione palermitana, ossia la maggioranza che la sostiene, che ha ottenuto alle ultime elezioni più del 60 per cento e oltre 216 mila voti, distanziando i secondi di più di ottantamila voti e sommergendoli con una differenza percentuale del 23,1, potrebbe lavorare con la necessaria serenità per illuminare, non solo a Natale, la comunità palermitana. Il fatto è che ciò non succede. E allora potremmo, con molte ragioni, dire che il voto degli elettori non è deriso solo dalle liste bloccate, senza possibilità di scelta alcuna, che hanno formato il parlamento nazionale. Ma è altresì, e forse in maniera più grave, disprezzato anche quando si può esprimere una preferenza tra le mille e più che si propongono per amministrare un grande comune, quale è il capoluogo della quinta regione del paese. Se a ciò aggiungiamo che la legge elettorale prevede un´ulteriore elasticità a favore del votante, cioè la possibilità di dare due voti diversi per i candidati a sindaco e i concorrenti al consiglio comunale, abbiamo la prova del nove che neanche le leggi elettorali più coinvolgenti, in termini di scelte potenziali, garantiscono un fico secco. Dopo le elezioni l´assetto amministrativo-politico, messi in cantiere gli slogan, se ne va per i fatti suoi e risponde solo ed esclusivamente a logiche di spartizione tra i partiti, nei partiti e tra i singoli. Solo queste contano. Basti pensare, per dirne una, che la lista degli assessori che un sindaco mette in campo durante la campagna elettorale è solo una disposizione di pedine che descrive i rapporti di forza nello schieramento che lo rappresenta. Non appena si vince tutto cambia, altri nomi entrano in scena. E non finisce qui. Durante la legislatura gli assessori si alternano con la stessa turbinosa velocità che hanno le pale di un impianto eolico durante una bufera di vento. Non parliamo poi dei programmi. Anche lì siamo nel campo della pura finzione letteraria, oltre che politica. Le cose fondamentali, le più incisive, che si faranno durante un mandato, saranno non già le conseguenze di un patto con gli elettori, ma la risultante di improvvisate decisioni. Che maturano per assecondare dinamiche che via via mutano sull´altare degli scontri tra fazioni. La legge elettorale dovrebbe prevedere non solo la libertà di scrivere un nome o di mettere la croce su uno dei candidati a sindaco. Gli elettori dovrebbero eleggere una vera e definitiva squadra di assessori e scegliere un chiaro programma politico fatto di pochi e qualificanti punti sugli ambiti strategici delle città. Si dirà che distorsioni simili accadono anche negli altri livelli di rappresentanza regionale. E questo conferma e aggrava il ragionamento che stiamo facendo. Forse qualcuno si prenderà la briga di andare a vedere quali erano i nomi che ufficialmente erano stati avanzati, prima delle elezioni, per la giunta della Provincia di Palermo e come poi essa è stata effettivamente composta. Così come molti si chiederanno che senso ha avuto eleggere un governo regionale con un quasi plebiscito. Per poi ritrovarcelo, scogli scogli, a non avere la forza di portare avanti un programma, non di altissimo livello per la verità, se non cercando i voti dell´opposizione. Che forse può festeggiare le cadute del governo regionale all´Ars, ma non si rende conto che dovrebbe, in primo luogo, preparare l´alternativa. Insomma, il buio natalizio di Palermo, ancorché triste, viene forse al momento giusto per farci riflettere sul senso che diamo alle parole democrazia e rappresentanza. Non a livello planetario, ma in ambito locale e regionale.

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