sabato 10 gennaio 2009

Partito Democratico siciliano, bello e impossibile

CENTONOVE
9/1/09
Pag. 47
IL PD E LE GEOMETRIE VARIABILI
Francesco Palazzo
Dalla vicenda, tra il giudiziario e il mediatico, chiamata questione morale, che interessa il Partito Democratico in diverse regioni del sud, la Sicilia rimane fuori. Non governando città importanti o la regione, i democratici siciliani sono impelagati in faccende, a prima vista, meno deflagranti. Si tratta di fatti noti. Possiamo trarne qualche riflessione. I filoni, non comunicanti, sono due. Il primo attiene alle presenze di esponenti democratici nelle sedi rappresentative, tipo l’Assemblea Regionale. Il secondo aspetto è relativo alla vita del partito. Per quanto riguarda il frangente istituzionale, isoliamo le dinamiche politiche all’ARS. I parlamentari del PD ritengono che avranno buon gioco domani, in termini elettorali, nell’evidenziare oggi, votando alcuni provvedimenti del governo in aula, le palesi lacerazioni che il centrodestra presenta. Si chiamano “geometrie variabili”. Che, però, il nocciolo duro che cementa la maggioranza sia rimasto intatto, è agevole scoprirlo. Recentemente leggevamo di una riunione del governo regionale. Nel corso della quale, “senza strascichi di polemica”, come riferito dai protagonisti, si è cominciato a mettere mano al destino del precariato siciliano. L’ARS, inoltre, ha dato mandato al governo di promulgare la legge sui precari negli enti locali senza le parti impugnate dal Commissario dello Stato. Ecco, allora, il punto, che dovrebbe essere motivo di riflessioni per i deputati del PD. Una coalizione divisa su tante cose, e che su alcune trova l’appoggio della minoranza, si muove poi compatta quando tratta argomenti più “sensibili”, in termini di voti, come il grande numero di precari, (sessantamila?), che ingrossano gli uffici pubblici. La domanda è: il corpo elettorale siciliano, quando si tratterà di votare, si ricorderà delle battaglie in aula dell’opposizione su questioni che non sono giunte all’orecchio dell’elettore medio, o punterà l’attenzione verso l’interesse mostrato dalla maggioranza, senza bisticciare, sul fiume inarrestabile del precariato di marca sicula? La risposta è, ovviamente, scontata. La strada parlamentare, da sola, senza un forte partito alle spalle che affronti unito le questioni strategiche (e il precariato è un ambito intorno al quale un partito riformista dovrebbe saper dire parole non intrise di populismo), rischia di costruire tante vittorie di Pirro. Che non tolgono un solo voto alla platea vastissima di consenso sulla quale il centrodestra può contare in Sicilia. Vedrete che la maggioranza troverà la quadratura del cerchio anche in altri settori scottanti, come la sanità o la riformulazione dell’amministrazione regionale. E al Pd rimarrà ben poco in mano. Le geometrie possono anche temporaneamente variare. Abbiamo, tuttavia, l’impressione che il bottino elettorale non si è mosso di un millimetro dal giorno del cappotto che il centrosinistra ha subito alle regionali. Veniamo al partito. Nell’ultima riunione dell’assemblea costituente, svoltasi il 13 dicembre, il clima, nei volti e nelle dichiarazioni dei partecipanti, era quello di un partito che si scioglie e implode. Le accuse reciproche tra le fazioni sono continuate. Solo il periodo natalizio ha imposto una tregua, come in tutte le contese che si rispettino. Il prossimo ennesimo appuntamento, pare quello definitivo, è fissato per il 17 gennaio. Ci si arriva senza un minimo di entusiasmo. Vedremo. Il pomo, apparente, della discordia è lo statuto. La Sicilia è l’unica regione in cui ancora non è stato votato. Ora, anche in questo caso, il punto di domanda è chiaro. Pensate che alle prossime elezioni, mettiamo le europee, il corpo elettorale siciliano terrà conto dello statuto, arnese di potere per pochi intimi, per esprimere il proprio consenso verso il PD, oppure punirà un partito senza identità, che discute sino a sfinirsi e a sfinirci, presente solo sui giornali, ma assente dal territorio? Il responso non è difficile neppure in questo caso. Per giustificarsi si afferma che il partito, appena nato, presenta ovunque le stesse difficoltà. Non è così. In molte regioni il partito esiste e lavora. In Sicilia, se aggiungiamo a quanto detto il tesseramento fantasma e l’azione politica impalpabile dei circoli territoriali, il quadro si completa. E dipinge un partito che sarà pure giovane e nuovo, ma che ancora non vuole mostrarci queste belle qualità.

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