martedì 14 aprile 2009

Gibellina, la memoria in un cimitero

LA REPUBBLICA PALERMO - MARTEDÌ 14 APRILE 2009

Pagina III
Pasqua a Gibellina, i sopravvissuti del ´68 tornano tra i ruderi
Francesco Palazzo

GIBELLINA - Verso le sei di sera del giorno di pasqua ci troviamo sulla statale 119, verso i resti di Gibellina. Passiamo sotto la grande stele chiamata porta del Belice. Gibellina, tradotto dall´arabo, piccola montagna. Saliamo lungo la strada, fermiamo due fidanzati che in macchina scendono a valle. Chiediamo se siamo nella giusta direzione. Sostengono di no, da quella parte c´è solo Santa Ninfa. Forse non sono del luogo o forse le nuove generazioni non vogliono la memoria del dolore, della terra che si apre e inghiotte tutto. Come avvenne a Gibellina nella notte tra il 14 e 15 gennaio del 1968. Statale 119. Ora in discesa. Incrociamo un´auto. Freniamo di botto, facciamo marcia indietro e in pochi secondi i finestrini sono allineati. Ci troviamo di fronte una coppia gentile di anziani: facce serene e dolenti, come se il terrore di allora non potesse più cancellarsi. Ci chiedono da dove veniamo, pensano che non siamo siciliani. «Se cercate Gibellina vecchia - ci dice la coppia - venite con noi, stiamo andando lì, al cimitero, a far visita ai nostri cari». Cimitero? In un paese che non c´è più? Cominciamo a seguirli. Dopo una serie di tornanti e circa sei chilometri, ecco Santa Ninfa. Un altro dei paesi che subì danni ingenti. Non come Gibellina, Salaparuta, Montevago e Poggioreale, completamente distrutti. In tutto, una quindicina di paesi furono toccati dal violento sisma. Dopo Santa Ninfa, pensiamo d´essere vicini alla meta e invece un cartello, con la scritta "Ruderi di Gibellina", c´informa che mancano dodici chilometri di strada tortuosa. Quanta e che strada, non certo quella moderna e asfaltata anche se un po´ sgarrupata di adesso, si trovarono ad affrontare allora i soccorsi per raggiungere Gibellina. Dopo sei chilometri l´auto davanti si ferma. Ecco il luogo delle baracche, alcune ancora visibili, che ospitarono per anni i sopravvissuti. Ripartiamo veloci, mancano sei chilometri di quasi deserto. Come i sei, del resto, che li hanno preceduti. Ecco il cimitero. I due anziani si fermano, noi pure. La moglie, pensando a ieri e guardando da lontano i loculi, sottolinea che la tomba è l´unica cosa che è rimasta loro. Guardando oggi all´Abruzzo ha una sola implorazione. Che non ripetano l´errore, fatto con loro, di sradicarli e costruire da un´altra parte. Cento metri più avanti, il paese con quello che resta della madrice. Il nome viene pronunciato come se le campane ancora suonassero per la festa pasquale. E invece c´è un silenzio surreale, pesante, pauroso. Anche la colata di cemento che copre gran parte della vecchia Gibellina e ha mantenuto intatta la struttura viaria, non ci solleva. Tornando vediamo meglio il piccolo cimitero. Intatto. Vivo, viene da pensare, di fronte a un paese morto.

1 commento:

  1. maridasaro@libero.it14 aprile 2009 alle ore 19:16

    I due anziani si fermano, noi pure. La moglie, pensando a ieri e guardando da lontano i loculi, sottolinea che la tomba è l´unica cosa che è rimasta loro. (...) Cento metri più avanti, il paese con quello che resta della madrice. Il nome viene pronunciato come se le campane ancora suonassero per la festa pasquale. E invece c´è un silenzio surreale, pesante, pauroso. (...) Tornando vediamo meglio il piccolo cimitero. Intatto. Vivo, viene da pensare, di fronte a un paese morto.Ben scritto. Intenso. Hai uno sguardo sulle persone, suoi luoghi, sui fatti che riconosco.
    Tra l'altro, ho provato sensazioni simili. Sono nata a Giuliana, paesino non lontano dall'epicentro del sisma. Nel '68, fortunatamente, vivevo già a Palermo. L'orrore del sisma l'ho vissuto in modo ovattato. E' stato traumatico per me vedere le rovine di Montevago, anni dopo.
    Una volontaria mi ha raccontato del pianto nascosto, pieno di vergogna, di alcune donne che, nei giorni del terremoto, avevano le mestruazioni e si vergognavano ...I soccorritori, inizialmente, non avevano pensato a portare gli assorbenti ...

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