CENTONOVE
Settimanale di Politica Cultura Economia
24 4 09
Se il traffico paralizza la poliica
Pag. 46
di Francesco Palazzo
Ma allora aveva proprio ragione l’avvocato del film di Benigni, quando spiegava a Johnny Stecchino che il primo problema della Sicilia, oltre l’Etna e la siccità, quello “che ci fa nemici famiglie contro famiglie”, è proprio il traffico, la mobilità. Infine il parcheggiare da qualche parte. Perché si può pure faticare ad arrivare, ma se non posteggi il quattoruote hai fatto un buco nell’acqua, sei un mezzo fallito, un quaquaraquà di sciasciana catalogazione. E, per tale motivo, può capitare che, somma disgrazia, non tanto gli orari e gli impegni di un singolo privato vadano a farsi benedire, ma che tutta l’attività politica di una città vada a ramengo, in rovina, in malora. E’ quello che drammaticamente rischia di accadere a Palermo se i consiglieri comunali non avranno l’opportunità di lasciare i propri mezzi a due passi da Piazza Pretoria, anzi proprio nella stessa piazza dove sorge la casa comunale. Così che quando piove, manco l’ombrello ci vuole. Basta un salto aitante e vai ad amministrare sereno e tranquillo. Ci avevano provato con l’adiacente Piazza Bellini. Tuttavia, a causa dei soliti sfascisti, l’ottima idea è stata purtroppo bloccata. Qualcosa, per nostra fortuna, è rimasto. Per la cronaca e per i libri di storia. Quelle belle indelebili strisce gialle, che tanto s’intonavano con l’ambiente circostante, donando un tratto sbarazzino al vecchiume dei luoghi, fanno ancora capolino sotto le strisce bianche che le hanno barbaramente e ingiustamente coperte. Chissà poi perché, i soliti sfascisti intendo, avversano il povero e vilipeso giallo e adesso sono muti, allineati e coperti sul bianco candido come un giglio. Se una piazza è storica, il discorso è chiuso. Punto e a capo. Bianco, giallo, rosso, verde peperone, rosanero non dovrebbe fare differenza alcuna. I soliti insondabili misteri palermitani. Che solo un buon giallo, questa volta in forma di romanzo e non di striscia, potrebbe risolvere all’ultima pagina. Per dare qualche certezza ai contemporanei e ai posteri. Tornando ai nostri amici consiglieri comunali, essi ci impegnano arduamente da mesi. Una volta per i pass automobilistici, utili a volare a tutta birra tra le vie del centro, e un’altra con le piazze a strisce, per fermarsi e correre a esercitare la legittima azione politica in favore del popolo. Una soluzione va trovata. Prima che il dramma finisca in tragedia. E non è quella che subito immaginate, maliziosi e cattivi come siete. Ossia, che non ce ne può fregare di meno di come fanno a posteggiare gli eletti dal popolo palermitano. Facciano un po’ come tutti. S’aiutino con autobus, taxi, metropolitana, moto, bici, garage privati, paghino nelle strisce blu o lascino l’automobile dove è possibile nel rispetto del codice della strada. Facciano pure qualche passo a piedi, che fa bene alla salute e distende i nervi. Queste alternative, valide per il mondo intero, non vanno bene alle nostre latitudini. Siamo uomini di mondo e ormai lo abbiamo capito. Ci vogliono rimedi seri, affinché gli amministratori riescano, sereni e puntuali, a recarsi presso il palazzo di città, detto anche delle aquile. Le quali, è risaputo, non hanno, fortunate come sono, problemi di parcheggio. Bisogna, dunque, che i palermitani tutti, con spirito compassionevole e partecipato, si spremano le meningi per uscire da tale incresciosa ed endemica circostanza. Io sul problema ho passato qualche notte insonne. Niente complimenti, immaginate, per la mia città farei questo e altro. Alla fine un’idea mi è venuta. Non vincerò il nobel, ma si può fare. Si compri un pullman, di quelli capienti, almeno in grado di contenere i cinquanta consiglieri e la giunta al suo completo, lo si doti di tutti i comfort e lo si munisca di tutti i pass stradali possibili e immaginabili. Che so, compreso quello di entrare da una porta della cattedrale e uscire dall’altra. Si tengano lì i consigli comunali. Il mezzo passerà a prendere gli interessati dalle proprie abitazioni, e li rilascerà, sempre davanti alle soglie domestiche, aspettando che chiudano i portoni, a fine lavori. L’aula consiliare la si lasci alle aquile. Sino a quando, ovviamente, stanche di volare, non cominceranno a motorizzarsi pure loro.
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