domenica 21 febbraio 2010

Puglisi e lo scantinato di Via Hazon dopo 17 anni

LA REPUBBLICA PALERMO - DOMENICA 21 FEBBRAIO 2010
Pagina XXV
IL SOGNO DI PUGLISI REALIZZATO A METÀ
Francesco Palazzo

Don Pino Puglisi spese gli ultimi tre anni di vita, a Brancaccio, cercando di guidare la parrocchia che gli era stata affidata, San Gaetano, in modo che la sua azione pastorale non restasse chiusa dentro le mura della piccola chiesa. Se si fosse limitato a generiche prediche contro il malaffare, come tante se ne sentivano allora, probabilmente non avrebbe trovato la morte il 15 settembre del 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno. Volle fare di più, uscì dalla sacrestia e incontrò il territorio, la politica. E facendo ciò trovò sulla sua strada un gruppo di persone, costituenti l'Associazione intercondominiale Hazon, che si battevano affinché la parte più sofferente del rione avesse una fognatura funzionante, servizi non da Terzo mondo che potessero consentire una normale convivenza civile. Sia l'Associazione che Puglisi puntarono subito, come simbolo di un quartiere che da lì poteva rinascere, sul recupero degli scantinati abbandonati di un palazzo della via Azolino Hazon. Non parliamo di un aspetto secondario dell'opera di Puglisi. Se provate a digitare su Google l'accoppiata Puglisi-Hazon, vi compariranno centinaia di notizie al riguardo. Allora quel luogo era un ricettacolo di criminalità, di illegalità, deposito di refurtiva rubata e zona franca per la mafia. Che proprio in quella zona trovava, a buon mercato, manovalanza sempre fresca da impiegare nelle incombenze quotidiane. Pare che lì le cosche nascondessero armi e droga. In quei locali don Pino voleva che sorgesse un distretto socio-sanitario. Ma quelle stanze, per lungo tempo dopo l'omicidio del parroco, rimasero murate, anche se non terminò il loro uso privato e, forse, criminale. A metà degli anni Novanta tutto era pronto per acquistarli, ma l'amministrazione cittadina dell'epoca e il movimento antimafia del quartiere si opposero. Si temeva che i soldi finissero in circuiti finanziari equivoci. Insomma, un sacerdote viene ucciso e le istituzioni da una parte murano, dall'altra hanno paura di affrontare la questione con il coraggio e la determinazione necessari. Un doppio errore. Da quel momento quei locali divennero sempre più discarica. Poi il Comune decise di comprare. Nel 2003 rassicurava che, a parte gli spazi esterni che sarebbero diventati un parco auto per la polizia municipale, avrebbero ospitato centri di aggregazione, servizi sociali e un presidio sanitario. Contemporaneamente l'amministrazione si impegnava a dare proprio in quel luogo una sede al Comitato intercondominiale Hazon. Ora, dopo quasi diciassette anni, quei locali sono stati ristrutturati. Come dire, la mafia colpisce velocemente, l'antimafia e la legalità camminano come le tartarughe. Merito a chi ha comunque risolto la vicenda. Il problema è che per quella struttura adesso il Comune non parla più di centri di aggregazione o presidi sanitari. È stata assegnata e consegnata alla polizia municipale. Apprendiamo pure che la stanzetta promessa al Comitato intercondominiale non è più disponibile. Si provvederà cercando qualche altro immobile a Brancaccio. Campa cavallo. In quell'edificio, per primi, dovevano entrare questi collaboratori di Puglisi. Al quale, se ancora fosse tra noi, diventerebbero le orecchie rosse come il fuoco. Come quando si incavolava.

2 commenti:

  1. Che tristezza... E' come se 3P - con questo affettuoso nomignolo veniva spesso appellato padre Pino Puglisi - fosse stato ucciso due volte: la prima dalla mafia, la seconda dalla lentezza e inefficacia delle istituzioni.

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  2. E' abbastanza interessante andare a vedere i nomi di chi sono stati assunti in quella struttura. Nomi molto interessanti....

    ciao ottimo pezzo.

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