Il messaggio della pubblicità contestata, apparsa per le vie di Palermo, è abbastanza chiaro. Cambiate stile. Non seguite il vostro leader. Perché, appunto, il leader, soprattutto se vuole fare fuori un del po' di umanità come Hitler, che compare nei cartelloni con un cuore impresso sul braccio al posto della svastica, non è proprio un bell'esempio da seguire. Discorso chiuso? Se si fosse dato il significato corretto alla parole, la querelle non si sarebbe neanche aperta. E, invece, alte si sono levate le proteste, arrivate sin dentro le stanze della presidenza della repubblica. Ora l'azienda che ha ideato la campagna di comunicazione, riuscendo a farne parlare l'Italia intera, annuncia altri manifesti simili con al centro il grande timoniere Mao. Si prepari, il presidente Napolitano, a ricevere altre missive di protesta. Eppure, se l'invito a non seguire il leader ed a cercare un proprio stile è rivolto ai giovani, come pare che sia, non può che essere accolto con favore. E ciò vale anche per gli adulti. Che in politica, nella società, nel posto di lavoro, in chiesa, non attendono altro che di trovare un punto di riferimento da seguire e di cui innamorarsi in maniera acritica. La strada che porta a far scattare tale meccanismo è abbastanza visibile. Guardiamo, per cominciare, un attimo la vita politica siciliana. Cosa è, al momento, al di là dell'opinione che ciascuno può avere sulla sostanza delle cose, se non un valzer ballato da poche persone che stanno decidendo ciò che è buono e ciò che non lo è per tutti. Voi vi ricordate delle elezioni? Roba passata, conta soltanto la volontà di alcuni, che, giorno per giorno, ci dicono, e quasi dobbiamo ringraziarli, cosa è meglio per la Sicilia. E' un liderismo che sorge nel vivo del tessuto democratico e perciò fa meno paura. Tanto che ci siamo abituati a considerarlo come assolutamente fisiologico. Spostiamoci un attimo in un ambiente completamente diverso. Vi sarà certamente capitato in questo periodo di assistere in qualche chiesa ad affollatissimi riti di prima comunione. Decine di ragazzini e ragazzine, in chiese spesso piccole, riempiono con centinaia di parenti, molti ovviamente in piedi o fuori dalle chiese, ogni angolo interno ed esterno. Gli unici che parlano, che ha decidono, che orientano cose e persone, sono i parroci. Nessun tipo di interazione, se non un ascolto distratto, visto che i luoghi di culto sono pieni all'inverosimile, è richiesto. Anche qui nessun problema. Gente adulta, anche studiata, che segue il leader di turno, senza che senta l'esigenza di partecipare o di modificare un minimo quanto già predisposto dal ministro di dio. Tutto normale? Certo, poiché questi meccanismi di massificazione e di trasferimento verso l'autorità sono ormai entrati nel metabolismo culturale di tantissimi, non ci si pone alcuna domanda. Perché è come se per le nostre strade campeggiasse costantemente un'altra campagna pubblicitaria, con lo slogan “seguite il vostro leader”. E se davvero comparisse domani, per pubblicizzare un altro marchio, magari senza la foto poco rassicurante dell'uomo con i baffetti, ma con l'immagine di un santo, pensate che qualcuno si preoccuperebbe? No, ormai c'è l'assuefazione a correre dietro qualcuno. Lo si può vedere anche nel corpo vivo della società di questa città e di questa regione. Basta che un tizio qualsiasi indichi una rigenerazione politica, contro i partiti e contro tutto, magari ricopiando il peggio del peggio dei partiti, in termini di propaganda e di pressapochismo, ecco che trova subito audience e tifoserie pronte all'uso. Insomma, il problema non è quel manifesto che tanto, incredibile e ingiustificato, scandalo sta creando. Ma il fatto che quel messaggio, non seguire il tuo leader ma ragiona con la tua testa, fa scattare la veemente copertura di un'abitudine che oramai si è cristallizzata e non si vuole mettere in discussione. Cambiarla sarebbe un trauma. Francesco Palazzo
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